Giverny – La casa museo di Claude Monet

Facciata della casa di Monet a Giverny

 

Giverny è un piccolo comune in Normandia sulla riva destra della Senna, distante circa un’ora di auto da Parigi. Qui Monet visse dal 1883 al 1926, anno della sua morte, il pittore è rimasto a Giverny anche dopo la sua morte e riposa nel cimitero della chiesa in stile romanico di Sainte Radegonde.

A 43 anni Monet decise di  acquistare questa grande casa colonica con un vasto giardino che ristrutturerà e  trasformerà personalmente in un tripudio di colori, fonte di ispirazione per le sue tele. Ma oltre alla pittura, la passione di Monet era la botanica: fu lui stesso a rivelare che, se non avesse fatto il pittore, sarebbe stato giardiniere e che senza i fiori non avrebbe dipinto.

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TYBER COURTYARD: l’opera d’arte che si fonde con la realtà urbana

 

Tiber Courtyards è un progetto artistico che rientra nel più ampio ambito di Cantieri San Paolo: progetto di rigenerazione urbana curato da Dominio Pubblico e realizzato con il sostegno della Regione Lazio nell’ambito dell’Avviso Pubblico Lazio Street Art, diretto da Tiziano Panici, e con la curatela di Michele Trimarchi e prevede una serie di nuovi interventi di arte urbana firmati da diversi protagonisti della scena italiana e internazionale: Greg Jager, Gojo e Collettivo ‘900 con Leonardo Crudi ed Elia Novecento, Wuarky e Lola Poleggi e che vede protagonista il quartiere romano incastonato tra Valco San Paolo e l’IIS Rossellini.

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“Ultimate Landscapes” di Claudio Orlandi

Claudio Orlandi Ultimate Landscapes

Apre il 1° luglio 2021 alle h.18 la mostra fotografica Ultimate Landscapes, promossa da Casa della Memoria (Comune di Milano) e sarà visitabile gratuitamente e solo su prenotazione.

L’inedita narrazione per immagini del fotografo Claudio Orlandi sui ghiacciai della catena Alpina e sulle strategie volte a preservarne la struttura e la presenza invita a una riflessione globale sulla condizione del nostro pianeta in questo delicatissimo momento storico. Continua a leggere

SHY L’uomo di ghisa di un’imponente timidezza

 

Shy – Piazza Duomo, Prato

‘Shy’ è il nome della grande opera in ghisa, dalla silhouette umana, alta 4 metri e del peso di 3600 chili realizzata dall’artista Antony Gormley, che rimarrà esposta fino a giugno 2021 nella piazza che ospita il Duomo a Prato, luogo simbolico e cuore della città segnato dalle opere di Donatello e Filippo Lippi. Continua a leggere

Sobey Art Award

La Sobey Art Award, è il più grande premio volto a promuovere giovani artisti canadesi. Prende il nome dal collezionista d’arte Frank H.Sobey, che fondò la Sobey Art Foundation. La fondazione, nata nel 1981, si è adoperata a promuovere l’arte canadese contemporanea attraverso il Sobey Art Award, che è considerato “trampolino di lancio” per i giovani artisti nel mercato mondiale.
Possono partecipare solo under 40 di nazionalità canadese. Vengono selezionati,
da una lunga lista di 25 artisti, cinque per ogni regione del Canada, il vincitore e altri quattro finalisti.
Il 14 novembre a Ottawa, presso la National Gallery of Canada, la giuria nominerà
il vincitore, che si porterà a casa 100 mila dollari canadesi e una dose di notorietà internazionale.

Il curatore di quest’anno è Séamus Kealy, direttore del Kunstverein di Slisburgo.
“Sono molto orgoglioso degli artisti selezionati”

Jordan Bennet, “Histories Between and Through Time”, 2017, pittura acrilica su pannelli di legno

Tra i cinque finalisti, l’artista originario di Stephenville, Jordan Bennett, utilizzando pittura, scultura, video, istallazione e suono coniuga la terra, la lingua, l’atto di visitare e le storie familiari con particolare attenzione all’esplorazione della cultura visiva.

 

Jon Rafman, “Transdimensional Serpent” (installazione vista al Frieze London), 2016. Video con sculture di sedie di dimensioni variabili

Altro candidato al premio finale è Jon Rafman, nato a Montreal. La sua arte è influenzata da alcune domande come – in che modo internet ha influenzato la coscienza umana? Come ha rideterminato il nostro comportamento sociale?- esplora l’impatto della tecnologia sulla coscienza contemporanea, creando narrazioni poetiche che coinvolgono criticamente il presente.

 

Terzo candidato, nato a Hamilton, Kapwani Kiwanga articolala le sue opere attraverso la multimedialità, inclusi film documentari, sculture e istallazioni. La sua pratica artistica – che è accademica e rigorosa, ma mai inaccessibile – è stata riconosciuta anche a livello nazionale e internazionale.

Joi T. Arcand, ᐁᑳᐏᔭᐋᑲᔮᓰᒧ (ekawiya akayasimo), 2017. Vinile metallico, dimensioni variabili

Penultimo, artista di Muskeg Lake Cree Nation nel centro di Saskatchewan,
Joi T. Arcand rappresenta tramite fotografie e collage digitali rappresenta le culture indigene negli spazzi pubblici e la rivitalizzazione della lingua indigena.

 

 

Infine, proveniente dalla costa occidentale e dallo Yukon, Jeneen Frei Njootli
fa arte attraverso più discipline, utilizzando suoni, tessuti, performance e workshop.
Anche co-fondatrice del ReMatriate Collective, un gruppo online che promuove
la rappresentazione sovrana ed etica delle donne indigene nei media.

 

 

Nota dell’autore

Il progetto nasce da una sensazione di “mancanza”,
quella di non aver ripreso almeno una delle opere pubbliche
anconetane di Valeriano Trubbiani, nella mia mostra
“Ancona città scura, storia  di pietra e luce”,
realizzata alla Mole Vanvitelliana nel 2012.

Sento il bisogno di utilizzare le mie foto per ripagarlo
del contributo che ha dato alla comunità.
E’ un viaggio in una mostra già pubblica, a disposizione di tutti,
attraverso il mio sguardo sulle sue opere urbane,
che costituiscono un tesoro dell’arte sua e della nostra bellezza.

 

Corrado Maggi

 

 

Questa sera allo showroom Contemporaneo
11.11 h 17.30 CineTrubbiani
proiezione di immagini dedicate a Valeriano Trubbiani

 

La scena nella scena

Mancava questo itinerario fotografico di Maggi attraverso il quale individuare l’opera urbana di Trubbiani, la sua presenza spirituale e artistica, la sua vocazione a dare storia e senso agli elementi che l’hanno colpito e di cui era inevitabile fissare la memoria, da San Cosma e Damiano al Duomo, dal sipario delle Muse alla cosiddetta Piazza Pertini.
La presenza forte e inconfondibile di Trubbiani è anche il legame civile tra questo scultore e la città dove, decenni fa, decise di lavorare e vivere.

Lo sguardo prensile di Maggi, attraverso il bianco e nero, acquista più drammaticità e unicità nella forma, tanto che il “teatro” di quell’universo, globalmente e singolarmente, acquista una forza drammatica così intensa che l’opera complessiva si fa scena nella scena, abitando le sette stazioni di questo breve viaggio che costituisce una sorta di “memoriale”, nella città, che accresce il patrimonio di Ancona, sebbene vi sia un grado di indifferenza talmente tenace da dare scoramento.
In quelle fessure di luce Maggi s’è inserito, cogliendone tutta la durezza e la morbidità.
Le sette scansioni in cui si articola la presenza metallica sono proprio i capitoli in cui si snoda l’itinerario, il percorso, il tragitto.

Un indirizzo che accompagna moltissime opere di questo artista è quello della lingua latina che probabilmente origina dalle terre di nascita di Trubbiani, da quella Helvia Recina, in quel luogo chiamato Villa Potenza dov’era l’officina del padre fabbro-ferraio.
Arcaicità del moderno e modernità dell’arcaico: le due sponde attraverso le quali ha operato da sempre, dai Progenitores alla Mater amabilis, per esempio.

 

Maggi definisce il catalogo per immagini e parole, lo puntualizza, lo segna con la fotografia, ne fa, paradossalmente, un modo per comprendere il lavoro complesso di una delle presenze più solitarie e acuminate del secondo Novecento che Ancona aspettava  senza saperlo e che questa mostra conferma.

 

Francesco Scarabicchi

 

dal 21 ottobre al 10 dicembre 2017

Magazzino Tabacchi –  Mole Vanvitelliana (Ancona)
Martedì – sabato: 17.30 – 20.00
Domenica: 10.00 – 12.00, 17.30 – 20.00
chiuso il lunedì

Showroom Contemporaneo
Lunedì 16.00 – 20.00
Martedì – sabato: 9.00 – 12.30, 16.00 – 20.00
Domenica: 17.30 – 19.30

IN CIVITATE

Lo sguardo di Corrado Maggi sulle opere urbane di Valeriano Trubbiani

 

Inaugura oggi la mostra dedicata alle opere di Trubbiani immortalate dall’obbiettivo di Corrado Maggi, allestita all’interno del Magazzino Tabacchi della Mole Vanvitelliana e dello showroom Contemporaneo della città di Ancona.

L’esposizione, nata come omaggio del fotografo in segno di riconoscenza nei confronti dell’artista che con le sue creazioni ha riplasmato la quotidianità del capoluogo, è composta da 35 scatti inediti suddivisi in tre reportage: il Reportage nella Città, il Reportage nell’Atelier e il Reportage di un breve Viaggio.
Il Reportage nella Città si concentra sulle opere di Trubbiani collocate in città, a partire dalla Cattedrale di San Ciriaco e la Pinacoteca Civica Francesco Podesti, fino ad arrivare a Piazza Pertini e alla Facoltà di Ingegneria.
Le parti successive, invece, rappresentano le tappe di un percorso meditativo all’interno del magazzino dell’artista.

Un’appendice della mostra è costituita da cinque fotografie esposte nello showroom Contemporaneo in piazza del Plebiscito, che ospiterà anche alcuni incontri a tema e video installazioni a cura dell’architetto Anna Paola Quargentan, in collaborazione con l’architetto Fabio Marcelli.
Questa sera, dalle ore 20 alle 22, performance site specific con la coreografa-danzatrice Stefania Zepponi, associazione Hexperimenta.

Dal 21 ottobre al 10 dicembre 2017
Mole Vanvitelliana, Magazzino Tabacchi
Contemporaneo Showroom, piazza del Plebiscito 42
Ancona

Martedì – sabato: 17.30 – 20.00
Domenica: 10.00 – 12.00 e 17.30 – 20.00
Chiusa il lunedì

 

Ideazione e organizzazione

Art director
Francesca Di Giorgio

Coordinamento
Marco Nocchi

 

Progetto e installazione mostra Mole Vanvitelliana

studio Visioni di architettura
arch. Alessia Balducci
arch. Valentina Romagnoli

arch. Monica Maggi

 

Progetto e installazione mostra Contemporaneo Showroom

arch. Anna Paola Quargentan

 

In collaborazione con

arch. Fabio Marcelli
Poliarte Design Academy Ancona
adviser Leopoldo Rossano

 

Design e comunicazione

Lirici Greci design consultancy
www.liricigreci.it

MARCO PUCA – MIOTICA COMUNICATO STAMPA

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Lo spazio espositivo CANOVA22 a Roma, l’antica fornace di Antonio Canova, è lieta di ospitare, da domenica 25 settembre ore 18:00 fino al 30 settembre, la mostra personale dell’artista Marco Puca dal titolo “MIOTICA” a cura di Rezarta Zaloshnja.
L’opera “MIOTICA”, ultimo lavoro dell’artista Marco Puca, che vive e lavora ad Ancona, sarà esposta per la prima volta al pubblico negli spazi di CANOVA22, trasformando tali spazi in un vero osservatorio vivente.

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L’artista attraverso l’opera “MIOTICA” traccia una sua visione del mondo, in un tutt’“uno” di “essere” e “vivere” nella dimensione creativa.
Il pubblico entrando in contatto con l’opera “MIOTICA” incontra una serie di “acquarelli panoramici”, i quali sono marcati dall’assenza totale di identità geografica dell’opera; assenza di lucidità e nitore in chi la osserva; assenza di punti di riferimento nella visione indistinta tra immagini e oggetti. Simultaneamente si rende limpida, attraverso l’opera, l’idea che l’artista è intenzionato e traccia una sua visione del mondo.

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Visione che possiamo scorgere anche nelle parole di Marco Puca:
“Questi panoramici acquerelli hanno più a che fare con la fotometria che con la semplice e morbida rappresentazione morfologica marchigiana. C’è di più. Nella interazione della luce con la materia, costruisco un impianto di generale rarefazione. Un’idea miope di esistenzialismo. Nella profondità di un paesaggio morfologico, la luce stende un velo di coscienza, quella che appartiene a tutti noi. Gli elaborati godono di una dimensione panoramica, quindi espressiva.”.

Comunicato stampa di Rezarta Zaloshnja

 

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Luogo: CANOVA22 – Via Antonio Canova 22, Roma

Orario di apertura: tutti i giorni dalle 18:00 alle 22:00

Biglietto – Ingresso libero

Vernissage: 25 settembre (domenica) dalle 18.00 alle 22.00

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Biografia:

Marco_PucaMarco Puca è nato nel 1973 ad Ancona, dove vive e lavora. Diplomato all’Istituto d’Arte Edgardo Mannucci. Nel 1999 si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Urbino. I maestri che hanno accompagnato la sua formazione artistica sono: Elio Marchegiani, Carlo Cecchi, Omar Galliani, Luigi Carboni, Bruno Ceccobelli, Gian Ruggero Manzoni e Nicola Salvatore. Ha esposto a Roma, Milano, Mosca, Bologna, Genova, Pescara. Gallerie di riferimento: GinoMonti Arte Contemporanea; Galleria Farini Bologna; Galleria Puccini di Ancona. Artista di riferimento: OSVALDO LICINI

 

Testo critico a cura di Maria Rita Montagnani

“Niente ci è più estraneo della casa i cui fantasmi ci sono familiari. Nessuna cosa è più simile a noi di quella che ci appare più lontana”. Milo Rossi

“Miotica”, nell’opera di Marco Puca, è innanzitutto una visione. Una modalità di visione del mondo. L’idea di partenza di Puca per questo ciclo espressivo origina dal fenomeno medico – la MIOSI – consistente nella diminuzione del diametro delle pupille, che nella fisiologia si verifica come risposta (e difesa) quando l’occhio è colpito da un’intensa sorgente luminosa. Dunque è come se l’artista guardasse le cose e gli oggetti circostanti attraverso gli occhi socchiusi, quasi a filtrarne le percezioni e le fisionomie consuete ed abituali, a favore di una visuale più anomala, insolita e forse più pregnante. Ciò comporta nell’artista e nello spettatore un minimo “sforzo” che è più mentale che visivo e che consente l’accomodazione oculare, ma su ciò che non è visibile, che non c’è; e che dunque diviene rappresentazione di un paesaggio interiore o comunque interiorizzato dall’artista. Un paesaggio che, senza questa peculiare modalità dello sguardo, rimane relegato all’immaginario o nel terreno dell’onirico. Puca, attraverso questa visione “miotica”, raggiunge altresì un’acutezza ben più efficace della semplice messa a fuoco, perché ciò che per lui è importante è mostrare le cose come non sono realmente, rivelandone il loro aspetto fantasmatico ed essenzialmente enigmatico che non può essere colto da una visione normale e naturale del mondo. In questo ciclo di acquerelli, Marco sottolinea ancora di più, attraverso la fluidità che è tipica di questa tecnica, anche la fluidità del mondo, la rarefazione della luce sui paesaggi, l’evanescenza delle cose terrene. Così anche un paesaggio reale assume nelle opere di Puca un’aura di misteriose evocazioni, di sembianze consuete ormai trapassate in una dimensione irreale. Se l’Arte è visione del particolare che diviene universale, la pittura di Puca ci rimanda ad una prospettiva più sotterranea e recondita, nascosta nelle armonie/disarmonie della psiche che anela ad una semplice complessità: quella che permette di vedere oltre le cose, attraversandole, e non fermandosi alla loro mera apparenza. Nei paesaggi di Puca la luce è essenziale alla materia così come pure alla visione. D’altronde come ci avvisava Kafka, «con una luce fortissima si può dissolvere il mondo». E partendo da questo abissale pensiero, anche l’artista tenta di cancellarlo per ricrearne una o molteplici straordinarie epifanie.

 

CANOVA22
MIOTICA

artista
Marco Puca

a cura di
Rezarta Zaloshnja
e-mail: rezartazaloshnja@gmail.com

testo critico
Maria Rita Montagnani

direzione artistica
Fiorenza d’Alessandro

fotografie
Sergio Marcelli

comunicazione social
Domenico Giordano

concept e grafica
Francesca Di Giorgio

 

Associazione Culturale CANOVA22
via Antonio Canova 22
Italia / 00139 Roma
www.canova22.com

identità visiva e comunicazione
Lirici Greci
www.liricigreci.it

finito di stampare
nel mese di settembre 2016
Grafiche Esposto, Polverigi (An)

SI RINGRAZIANO

Alberto Antomarini
Greta Duca
Angelo Nunziato
Rocco Renne
Life Hotel, Porto Recanati

MARCO PUCA – MIOTICA

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Marco Puca
MIOTICA

CANOVA22
dal 25 al 30 settembre 2016
Roma / Via Antonio Canova 22

a cura di  Rezarta Zaloshnja

A Dario e Medusa
To Dario and Medusa

 

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Questi panoramici acquerelli hanno più a che fare con la fotometria che con la semplice e morbida rappresentazione morfologica marchigiana. C’è di più.
Nella interazione della luce con la materia, costruisco un impianto di generale rarefazione. Un’idea miope di esistenzialismo. Nella profondità di un paesaggio morfologico, la luce stende un velo di coscienza, quella che appartiene a tutti noi.
Gli elaborati godono di una dimensione panoramica, quindi espressiva.
Marco Puca

 

These water colour landscapes have more to do with photometry than with the simple and soft Marche morphological representation. There is more.
In the interaction of light and matter, I am building an implant of general rarefaction.
A shortsighted idea of existentialism. In the depth of a morphological landscape, the light spreads a veil of conscious, that which belongs to all of us. The elaborators enjoy a panoramic dimension, therefore expressive.
Marco Puca

 

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Mi-Otica. L’opera di Marco Puca

L’incontro con l’artista diviene uno scambio e dono della sua realtà. L’artista dona l’opera assieme alla sua percezione sensibile, la quale si animerà ulteriormente per via di chi la riceve. Quando incontrai per la prima volta Marco Puca e vidi le sue opere, capii che era marcato da grande spessore e profondità e che si esprimeva nell’immediatezza attraverso la sua opera. Sorgeva nella sua presenza un tutt’ “uno” di “essere” e “vivere” nella dimensione creativa. La scia che emanavano le sue opere si presentava nei miei occhi come l’ombra dell’uomo si presenta a sé stessa nella trasparenza, nelle varie sfumature di forma; sorgendo dal giusto compromesso con la luce, l’ombra ci appare più dilatata nello spazio e in altri casi più sfocata nei contorni leggibili. Attraverso una simbiosi tra artista e opera diviene inevitabile respirare immensamente il suo “essere” nel tempo e nell’arte.
Quando mi ha raccontato del suo ultimo lavoro, il quale ha le sue basi nella Miotica, mi sono accorta che istintivamente, senza riflessione conscia, percepivo la stessa parola “Mi-Otica” come biforcata imposizione leggibile che nel proprio equilibrio diveniva uno specchio, ovvero la chiara posizione presa dall’artista nel confermare la sua “Mi-Otica” e, dall’altro canto, quella dell’osservatore che replica la propria “Mi-Otica”.
Nella “Mia-ottica”, osservando queste opere liquide, mi sorge la convinzione “logica” che presumibilmente mi trovi nell’area geografica delle Marche con i suoi paesaggi incantati, una suggestione che conduce, credo, alle origini dell’artista, poiché Marco Puca è nato e vive ad Ancona. Ovviamente tale suggestione va a braccetto con l’idea presa in prestito da percorsi storici-geografici e con legami nativi che la storia e l’arte ci mostrano nella complessa vita di un artista. Però, in tal caso, nella magia del caos costruttivo che l’opera rivela, si elegge un pensiero laterale che evidenzia nella “mia” ottica l’assenza identitaria geografica dell’opera; assenza di lucidità e nitore di chi la osserva; assenza di punti di riferimento nella visione indistinta tra immagini e oggetti; occorrenza di limitatezza di campo per portare in superficie timide linee e ampie vedute.
Sembra che l’artista voglia sfidare chi entra in contatto con gli “acquerelli panoramici” e non rimanere passivo sia fisicamente, come necessità di movimento fisico per compiere una cosciente lettura, attraverso il movimento di “socchiudere gli occhi”, le palpebre, e per aumentare la profondità di campo dell’opera e per una più nitida lettura dei passaggi; sia intellettualmente, poiché gli “spettatori” possono trovarsi in un dilemma esistenziale, ovvero nella necessità di determinare e percepire oggetti lontani e vicini contrapposta ad una impossibilità di poter mettere a fuoco e vedere con nitidezza ciò che stanno osservando, essendo preclusa la possibilità di creare una visione lungimirante.
Una tale sfida conduce la “mia” ottica verso il vivere quotidiano. Quest’ultimo diviene espressione dei dilemmi con cui la società e l’arte si confrontano. Percepisco egualmente sia nelle opere di Marco Puca sia nel quotidiano vivere, l’assenza di una visione lungimirante, intendendo con tale sintagma una capacità di agire per tempo grazie a un puntuale e consapevole ante vedere; tale assenza può determinare una visione sfocata del reale e del futuro. Cause tra altre di tali traversie potrebbero essere rintracciate nella densità degli impulsi e nella grande quantità di informazioni che si devono gestire ed elaborare nel nostro essere immersi in notizie e immagini. Questa lettura si può tracciare nell’opera dell’artista anche soltanto osservando la mancanza di segni, dettagli o di colori vibranti e al contempo, nelle delicate e continue sfumature e sfocature dell’immagine.
È come se si avesse la percezione che l’immagine rappresenti la resistenza del pensiero, il quale ricerca costantemente di organizzare e riconoscere tali immagini sfocate, e che quindi può considerarsi come un’invocazione profonda che marca la
raffinatezza dei sensi.

Rezarta Zaloshnja
Curatrice e critico d’arte

 

Mi-Optic. The work of Marco Puca

The meeting with the artist becomes an exchange and gift of his reality. The artist donates his work along with his sensitive perception, which further animates as a result of those who receive it. When I met Marco Puca for the first time and I saw his work, I understood that he was marked with great depth and that he expressed himself in the immediate through his work. In his presence an “all together” of “be” and “live” in the creative dimension arose. The scent which eminated from his work presented itself in my eyes as a shadow of the man who presents himself in transparency, in the various shades of form; rising from the just compromise with light, shadow seems more dilated in space and in other cases more blurred in the legible outlines. Through symbiosis between artist and work, it becomes inevitable to breath his “being” in time and in art.
When he told me about his latest work, which is based on Mioptic, I realized that instinctively, without conscious reflection, I perceived the same word “Mi-Optic” as bifurcated legible imposition that in its own balance became a mirror, or the clear position taken by the artist in confirming his “Mi-Optic” and, on the other hand, that of the observer who replicates his own “Mi-Optic”.
In “My-Optics”, observing these liquid works, I get the “logical” conviction which presumably I am looking at the Marche geographical area with its enchanted landscapes, a suggestion which leads, I believe, to the origins of the artist, as Marco Puca was born and lives in Ancona. Obviously this suggestion goes hand in hand with the idea borrowed from historical-geographical sources and with native ties that history and art show us in the complex life of an artist.
However, in this case, in the magic of constructive chaos which the painting reveals, we choose to think laterally which highlights in “my” optics the identifying geographical absence of the work; absence of light and luminousness of those who observe it; absence of reference points in the indistinct vision between image and object; occurrence of limitedness of field of vision in order to bring to the surface timid lines and ample views.
It seems that the artist wants to challenge those who enter in contact with the “panoramic water colours” and not remain passive both physically, as a necessity of physical movement of “half closing the eyes”, the eyelids, and to increase the depth of field in the work and for a more luminous reading of the landscape; and intellectually, as the “spectators” can find themselves in an existential dilemma, or rather needing to determine and perceive near and far away objects as opposed to the impossibility of focusing and seeing with luminousness that which they are observing,   not     being      able       to create a  real vision.
This challenge leads “my” optics towards day to day living. This becomes the expression of dilemmas in which society and art confront each other. In Marco Puca’s work I equally perceive both day to day life, the absence of a farsighted vision, intending with this phrase, a capacity to act in time thanks to a punctual and conscious preview; this absence can determine a blurred vision of real and future.
Causes of this could be traced to the density of the impulses and in the immense quantity of information that we must manage and elaborate as we are immersed in news and images. This reading can be traced to the work of the artist also by just observing the absence of signs, details or vibrant colours and at the same time, in the delicate and continuous shades and blurs of the image.
It is as if one had the perception that the image represents resistance of thought, which constantly seeks to organize and recognize these blurred images, and therefore can be considered a deep invocation which marks the refinement of the senses

Rezarta Zaloshnja
Curator and Art Critic

 

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Si sono interessati del lavoro
They became interested in his work

Giancarlo Bassotti, Bruno Cantarini, Dolores Carnemolla, Maurizio Cesarini, Carlo De Mitri, Armando Ginesi, Azzurra Immediata, Cristina Magnanelli, Gian Ruggero Manzoni, Paolo Marasca, Martina Mayolesi, Maria Rita Montagnani, Umberto Palestini, Massimo Raffaelli, Roberto Rizzente, Enzo Siciliano, Rezarta Zaloshnja.



Marco Puca

Marco_PucaMarco Puca è nato ad Ancona nel 1973, dove vive e lavora. Ha frequentato l’Istituto d’Arte E. Mannucci poi conseguito il diploma in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino.
Nel     1993         ha      esposto le   sue   opere al   Premio Marche. Nel 1994 ha vinto il primo premio nella sezione “Arte viva Senigallia” a cura di Omar Galliani. Dopo la mostra a Milano, Pescara, Pesaro, Ancona, Vladikafka (Russia), Senigallia, Cagli, Jesi. Ha collaborato con Enzo Siciliano, Vincenzo Raponi e Massimo Raffaelli per la “La città invisibile”. Ha collaborato con la rivista “nostro lunedì” curata da Francesco Scarabicchi e Francesca Di Giorgio.
Hanno scritto di lui: Enzo Siciliano, Umberto Palestini, Maurizio Cesarini, Martina Majolatesi, Maria Rita Montagnani, Gian Ruggero Manzoni, Carlo De Mitri, Armando Ginesi, Giancarlo Bassotti, Cristina Magnanelli, Bruno Cantarini, Roberto Rizzente.

Exhibitions // Personal

1996 “Con amore voglio fare a pugni”, Falegnameria Marchigiani, Falconara Marittima (AN).

2000 “Quartiereraffinato”, Galleria deposito, Senigallia (AN).

2004 “La città invisibile”, Marco Puca, Vincenzo Raponi, Enzo Siciliano, Falconara Marittima (AN).

2011 “3/3” Galleria Il contemporaneo, Jesi (AN).

2012 “DreamTime” Galleria d’Arte Puccini, Ancona.

2015 “ARCATE-SPLEEN-DENTI”, Tempio San Rocco, Mole Vanvitelliana, Ancona. A cura di Maria Rita Montagnani, in collaborazione con la galleria Gino Monti arte contemporanea.

2016 “Miotica”, galleria CANOVA22, Roma.


Exhibitions // Collective

1993 “Marcati stretti”, Galleria Progetto Arte, Falconara Marittima (AN). 1994 “Arte viva a Senigallia”, 1° premio, sezione disegno, curato da Omar Galliani, Senigallia (AN).

1998 ” La miniera” Collettiva organizzata dall’Accademia delle Arti di Urbino.

1999 ” Rizoma”, Ex Forno, Pescara (PE).

2000 “Rizoma”, Lanciano (CH).

2001 “Inquilini”, Galleria Ali d’Oro, Pesaro (PU).

2001 “Campionamenti visivi”, Galleria Ali d’Oro, Pesaro (PU).

2002 “Misure uniche”, Collezione privata Cav. Serafino Fiocchi, Cagli (PU).

2004 “La città invisibile”, presentazione Enzo Siciliano, disegnatore di luci Vincenzo Raponi, Falconara Marittima (AN).

2011 “Alanica”, Vladikavkaz, Ossezia settentrionale, Russia.

2012 “Artitude”, Milano.

2013 “Quinto Quarto”, Palazzo Gradari Pesaro (PU). Mole Vanvitelliana, Ancona. A cura di Roberto Rizzente e Andrea Giusti.

2014 Arte Fiera, Genova.

2014 “Casaforte”, sede amministrativa Di Ferdinando Costruzioni, Giulianova (PE).

 

Marco Puca

Marco_PucaMarco Puca was born in Ancona in 1973, where he lives and works now. He attended the E. Mannucci Art Institute and finished his diploma in painting at the Fine Art Academy of Urbino. In 1993 he exhibited his art at Premio Marche. In 1994 he won the first prize in the category “Live Art Senigallia” organized by Omar Galliani. Following this he exhibited in Milan, Pescara, Pesaro, Ancona, Vladikafka (Russia), Senigallia, Cagli and Jesi. He has collaborated with Enzo Siciliano, Vincenzo Raponi and Massimo Raffaelli for “the invisible city”.
He collaborated with the magazine “nostro lunedi” directed by Francesco Scarabicchi and Francesca Di Giorgio. He has been written about by: Enzo Siciliano, Umberto Palestini, Maurizio Cesarini, Martina Majolatesi, Maria Rita Montagnani, Gian Ruggero Manzoni, Carlo De Mitri, Armando Ginesi, Giancarlo Bassotti, Cristina Magnanelli, Bruno Cantarini, Roberto Rizzente.


Exhibitions // Personal

1996 “I want to fight with my fists like love” Marche Carpentry Falconara Marittima (AN).

2000 “Refined quarter”, Deposti gallery Senigallia (AN).

2004 “The invisible city”, Marco Puca, Vincenzo Raponi, Enzo Siciliano, Falconara Marittima (AN).

2011 “3/3” The contemporary gallery, Jesi (AN).

2012 “Dream Time” Puccini Art Gallery, Ancona.

2015 “ARCHES-SPLEEN-TEETH”, San Rocco Temple, Mole Vanvitelliana Ancona. Curated by Maria Rita Montagnani, in collaboration with Gino Monti Contemporary Art Gallery .

2016 “Mioptic”, CANOVA22 Gallery, Rome.


Exhibitions // Collective

1993 “Tightly Marked”, Art Progect Gallery, Falconara Marittima (AN). 1994 “Live Art in Senigallia” 1st prize in drawing category, curated by Omar Galliani, Senigallia (AN).

1998 “The Mine” Collection organized by the Fine Arts Academy of Urbino

1999 “Root Stock” Ex Forno, Pescara (PE).

2000 “Root Stock”, Lanciano (CH).

2001 “Tennants”, Gold Wing Gallery, Pesaro (PU).

2001 “Visual samples”, Gold Wing Gallery, Pesaro (PU).

2002 “Unique measurements”, private collection Cav. Serafino Fiocchi, Cagli (PU).

2004 “the invisible city”, presentation by Enzo Sicliano, light designer Vincenzo Raponi, Falconara Marittima (AN).

2011 “Alanica”, Vladikavkaz, Eastern Ossezia, Russia.

2012 “Artitiude”, Milano.

2013 “Fifth Fourth”, Palazzo Gradari Pesaro (PU). Mole Vanvitelliana, Ancona. Curated by Roberto Rizzente and Andrea Giusti.

2014 Art Fair, Genova.

2014 “Safehouse”, administrative office of Ferdinando Constructions, Giulianova (PE).

 

CANOVA22
MIOTICA

a cura di Rezarta Zaloshnja

Marco Puca

testo critico
Maria Rita Montagnani

direzione artistica
Fiorenza d’Alessandro

fotografie
Sergio Marcelli

comunicazione social
Domenico Giordano

concept e grafica
Francesca Di Giorgio

 

Associazione Culturale CANOVA22
via Antonio Canova 22
Italia / 00139 Roma
www.canova22.com

identità visiva e comunicazione
Lirici Greci
www.liricigreci.it

finito di stampare
nel mese di settembre 2016
Grafiche Esposto, Polverigi (An)

SI RINGRAZIANO

Alberto Antomarini
Greta Duca
Angelo Nunziato
Rocco Renne
Life Hotel, Porto Recanati