La Poesia di Francesco Scarabicchi

Francesco Scarabicchi

Una parola secca, minima, che lavora per sottrazione, ma che proprio per questo si presenta come doppiamente intensa, la poesia di Francesco Scarabicchi rappresenta ed è riconosciuta una delle esperienze più interessanti della poesia italiana degli ultimi anni. Alla quinta raccolta in poco meno di trent’anni, la fisionomia dell’autore marchigiano è ormai nettamente definita: lirico nel senso pieno ed anzi esclusivo del termine, i suoi versi sono scanditi tanto dalla severità formale quanto dalla fedeltà al vivere comune di cui sono piena testimonianza tutti i suoi precedenti lavori. L’ora felice rappresenta oggi una prosecuzione e un approfondimento della sua ricerca. Immutata la matrice esistenziale così come la chiarezza linguistica e stilistica della parola, in questa nuova folgorante raccolta Scarabicchi manifesta tuttavia una più esplicita adesione alla propria materia, come si trattasse di un bilancio nell’età di mezzo o del lascito di un romanzo di formazione in cui si richiamino i soli dati certi, la trama degli affetti e le occasioni primordiali. Passato e futuro si fondono in questi versi che catturano per la loro semplicità quasi aforismatica, c’è una memoria che si traduce in musica ed impone, pertanto, di proseguire il viaggio.

Massimo Raffaeli

Mais ou sount

Non è stato un ritorno il riapprodare
all’isola nascosta della casa.
Credo fosse il dicembre
di un natale felice,
la pioggia che batteva il lungomare,
le stanze vuote come gusci d’uovo.

In piedi, nel vano della porta
( il segno dei quadri alle pareti ),
come se fossi stata muta al fianco,
ti ho chiesto:  «I vivi di qui, adesso,
dove sono?»

Francesco Scarabicchi
da Il cancello,  peQuod, 2001