Libri e vicende – Umberto Piersanti

di Umberto Piersanti
Tratto da nostro lunedì
n. 3 – Libri

Ancora  più di un libro, all’inizio c’è stata una poesia: Davanti San Guido.
Facevo  la seconda media e il professor Tenella con la sua voce roca e intensa
ci raccontava tutto ciò che era possibile ricavare da quei versi. E mi affascinavano i giorni dell’infanzia, le nìnfe che passano  nei prati del meriggío, quella maremma fantastica
con ì cìpressi che quasi si perdono nel mare. La cosa più strana era che a dodici anni sapevo perfettamente proiettarmì in quei me futuro di cinquanta o sessant’anni:
e m’immaginavo, alla stessa età dei Carducci, ritomare nei miei luoghi e ricordare.
E provavo una nostalgia, intensa, totale, come oggi non mì sarebbe possibile provare:
e dire che della nostalgia ho fatto un elemento di fondo della mia vìta e della mia scrittura.
I versi poi suonavano ricchi, pieni, ma nello stesso tempo avevano coloriture umbratilí
e delicate. La “vírìle malinconia” dei maremmano m’affascinava e ancor oggi,
con un po’ più d’anni e di ietture, mi continua ad affascinare nonostante qualche riserva
e ben sapendo di non essere “criticamente corretto». E se è vero che è l’onda sonora
ciò che d’una poesia ti rigira nel cervello, ancora questa mi è completamente dentro
e potreì dire a memoria Davanti San Guido con pochissimi errori.

libri 02

Ho letto La luna e i falò a vent’anni nei campi tra Urbino e Urbania, in compagnia
d’una splendida ragazza veneta, Laura. Non c’è un romanzo che mi ha più coìnvolto: mentre ci si addentrava tra le macchie e i roveti o si passava nelle piccole strade
dove le querce si piegano ad arco, io pensavo alle Langhe, ai giorni feroci di anni
che avevo sempre sentito raccontare e che allora non erano troppo lontani. M’affascinavano soprattutto le donne: così forti e nello stesso tempo assurde e fragili, pronte a pagare coi sangue passioni e follie, Così diverse dalle ragazze dei miei posti:
no, Laura non era troppo dissimile da loro anche se naturalmente la sua vìcenda
era così distante da quelle pagine. Ed inoltre l’odore dell’erba, il sapore dei tronchi,
ìl gusto della terra: solo in Pavese avevo trovato una percezione così profonda della terra e della donna. Anche se c’era qualcosa che andava oltre: un modo ferìno di sentire
e porgere, d’annusare le cose che male sì conciliava con lo splendido equilibrio
delle colline che circondano San Bernardino e la mìa città. Ed anche la sensualità mancava di quei momenti di tenerezza, dell’abbandono tiepido tra l’erbe
che rappresentava uno dei momenti più felici della mia giornata.
Comunque le pagine nella mia storia sono sempre strettamente ìntrecciate alle cose:
la lingua è importante, ma è anche un tramite verso il pìù vasto orizzonte dei reale e reale è anche, con buona pace dei neo-realistì d’un tempo e degli sperimentali più o meno “materialisti d’oggi” (vedi il gruppo 93′ e affini) anche il più tenue filo d’aria.
Vita e poesia fuori d’ogni retorica ed ogni ipostasi, come anche ci ha insegnato Carlo Bo, sono strettamente intrecciate.
Davanti San Guido e La luna e í falò sono anche pagine della mia vita.

 

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