Lorenzo Vargas – L’eroe delle ere

Parte 2 di 4

La musica di centinaia di ossa inondava la sala, in una musica ributtante e misteriosa.
Le sale del Palazzo d’Inferno, antica dimora diroccata di Morgoth, signore del Male, rilucevano di un bagliore violaceo.
Antichi riti erano stati innescati dalla sua recente dipartita, per mano dell’eroe Haddo.
Ma allora il suo nome era Mogul e le sue vesti diverse.
Il vortice di ossa divenne piano un turbinìo di polveri, un ululare antico che prese forma nella figura del primo uomo che aveva abbandonato il Bene per cercare la Vita in modo diverso. Il Male primigenio che aveva cambiato ogni èra il proprio volto.
Contro di lui, centinaia di eroi erano periti e sotto altre centinaia era stato sconfitto.
Ma il Male, che ha più armi e meno fardelli del proprio candido avversario, ha sempre qualche asso nella manica. Il Negromante sorrise, pensando a quante reincarnazioni erano passate dall’ultima volta che aveva calcato le fredde pietre nere di quel castello.
Guardava gli stendardi ingrigiti e sorrideva, nei suoi denti appuntiti ed occhi di pece.
Era passato abbastanza tempo perché il mondo dimenticasse.
Poteva tornare ad essere Morgoth.
Mentre il suo nuovo corpo si ricongiungeva e tutto ciò che c’era di buio e strisciante
nel creato veniva a rendere omaggio alla sacrilega nascita, il signore del Male uscì
dal suo corpo in un sospiro ed osservò le tetre paludi che circondavano il suo dominio.
Il fetore era insopportabile appena vicino la finestra della sala del trono, ma Morgoth
ne fu deliziato. Nessuno comprendeva l’infinita bellezza di quella visione.
Tutti vedevano morte nei rami contorti e nella strisciante fauna di palude.
Lui vi vedeva potenzialità.
Del resto era vecchio come il Tempo e ricordava che la giovinezza del mondo era stata esattamente quella: marcescenza, putrido ribollire, uno sgradevole concime
che è sempre il taciuto prezzo della bellezza.
Quando il suo nome era ancora Mogul era stato sconfitto dall’eroe Haddo. Prima di ciò
si era goduto decadi e decadi di guerra e terrore. Se le era guadagnate con la morte dell’eroe Hildebrandt e Paerseus e Connor.
Che vita fruttuosa era stata quella di Mogul.
Ma quanto sarebbe potuta durare?
Ricordava, prima di Mogul, di essere stato Belial ed Helel e Kraddagh. Di aver patito
ed inflitto la sconfitta nell’arco di infiniti eoni.
Gli eroi erano sempre giovani.
Rispetto al signore del Male, anche nella loro vecchiaia non erano che poppanti.
Il sacro fuoco li accendeva, erano pieni di speranza, non potevano sapere.
Invece l’ombra nera, che ora si chiamava Morgoth, era vecchia come il Primo Divieto
e sapeva che la speranza può essere uno svago, ma nulla sarebbe sopravvissuto
per più di un paio di secoli. Nemmeno la morte.
Sentì che in basso il corpo era pronto e vi ritornò, abbandonandosi al rigido abbraccio di una carne antica e maledetta. Di fronte a lui si era già raccolta una coorte di bava
e zanne ed occhi di fuoco ed artigli scintillanti. In mezzo a loro spiccava una creaturina piccola e deforme, vecchia come il peccato, fornita di due piccole ali scarne ed inutili.

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Lorenzo Vargas. 23 anni, autore esordiente con Bompiani, finalista a Masterpiece, studente di legge (ma è più un hobby) ed ukulelista a tempo perso. Vive nelle Marche
e fa del suo meglio per peggiorare ogni giorno la scena letteraria italiana.

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