DUPLICE

duplice

Amava giocare a scoprire se stesso. Non faceva altro che porsi domande, trovare risposte, scandagliare il suo animo alla ricerca di un qualcosa che lo avrebbe reso diverso dagli altri.

Era come gettare le reti alla ricerca di un pesce mai visto, oppure trovare le infinite combinazioni di un gioco a scacchi.

Voleva dimostrare di sapersi conoscere, era una sfida, lui contro se stesso, ma non si accorgeva dello sbaglio: voleva porre l’unità contro il doppio.

Assorto nei suoi pensieri vedeva la sua vita perdersi nel presente; macchie di colore si sparpagliavano a poco a poco davanti al suo timido sguardo  e inconsapevole di cosa stesse dipingendo, lasciava scorrere il pennello sulla tela in simbiosi con la propria violenza.

Il quadro cominciava a gocciolare, il colore era conteso dai sentimenti, lui si sentiva una cosa sola con la sua creazione, un tutt’uno con il suo modo di esprimersi.

Giocava e si sporcava le mani e i vestiti di tempera, folle sarebbe stato ripensare alla routine quotidiana.

La pioggia era l’unica cosa che riusciva a percepire, insieme alla solitudine nella stanza.

La felicità non volle disturbarlo e ad un tratto l’incantesimo che si era impadronito di lui svanì, facendolo ritornare bruscamente alla realtà.

Cercò invano di ritrovare l’ispirazione, roteava al centro della sala come un’elica trasportata dal vento, come un gabbiano in volo a cui era stata spezzata un’ala.

Sentì un brivido di gioia e dolore risvegliandosi dal sogno.

Di Diletta Bonifazi
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Immagine di Alberto Giardina
PARA-NOIE
( watercolor on paper ) di Alberto Giardina
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