Tratto da nostro lunedì – l’amorosa spina
poesia 2005
Alessandro Fo
Vecchi filmati
martedì 30 agosto 2005
Lei in galleria
Lavavo i piatti. Tanta finezza, allora,
scesa col tempo sul fondo si apriva.
Era laggiù Ecco in me la vetrina,
riflessi e magliettina
fucsia e la gonna blu.
Ebano morbido, fitti coltelli,
in superficie nera compostezza
vennero lisci e lucenti i capelli,
elefanti in bellezza.
Sguardo presto ritratto
di chi la terra sembra pattinarla
scivolando sul marmo; ma di scatto
stringe il suo movimento
se ti scopre un momento
ancora lì, da sempre, a contemplarla.
Sono passati cinquecentanni e ancora
mentre la schiuma sui piatti è più viva
il ricordo ferisce; un taglio e sanguino.
È tanta lontananza che impedisce
di interrompersi e amarla.
Metropolitana (“Tiburtina”)
Trenta metri di corridoio nero
foderato di pannelli in plastica
manifesti e luci bianche al neon,
sputi, telefoni, il transito
delle infinite differenti vite
(una la mia).
Un cancello schiude i gabinetti,
sovranità di una bella forastica
addetta alle lordure, agli escrementi
di viaggiatori, barboni e mendicanti,
probabilmente fra sé disperata di
sciupare lì e così la sua fantastica
esistenza, specchiata in rotocalchi
sfogliati sul suo bianco
tenendo basso una volta in più lo sguardo.
E una volta, passando,
nell’ora meridiana
lei era lì gettata sopra il banco,
come autorifiutata, assopita,
braccia conserte su uno straccio bianco,
sfatto cuscino a una pausa in quella vita.
Vecchi filmati
In visita a Giovanna, mia sorella
dai Sentieri ha salvato in VHS
vecchi filmini di vacanze insieme
lungo gli anni Sessanta.
Molto bella
passa per tre secondi
nei fotogrammi, svanita, la mamma.
Avrà undici anni Andrea che a quel tempo
stupiva tutti col suo avvitamento
dal trampolino, i suoi salti mortali.
Vi rivedo Marcella
morta da poco tempo di tumore,
finita appena l’agonia del figlio,
e il gioviale Lamberto,
già da tempo (un infarto
dopo il tennis) caduto in altri mondi.
Ombre di VHS, e presto niente,
come anche noi altri attori del reperto.
Giovanna giovanissima in un niente
d’inquadrature si alza da un lettino,
seguita dalla pioggia di capelli
bruni che le festeggiano il sorriso,
occhi stelline, ali,
primavera di vita
che ancora ora
di ferita dolcezza m’innamora
– come fitta, già allora,
m’innamorava straperdutamente.
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