La koinè adriatica. Ancona e le minoranze tra economia e cultura in età moderna

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Guardare alla storia dei rapporti interadriatici in età moderna attraverso il punto di vista delle minoranze (nazionali ed etnico-religiose) significa focalizzare l’attenzione sulle modalità di interazione fra società maggioritaria e gruppo migrante. Le vicende riguardanti una città marittima di antico regime come Ancona consentono di analizzare gli apporti specifici provenienti da tali gruppi e, parimenti, le strategie di insediamento e di integrazione. Si tratta di contributi rilevanti a diversi livelli (economico, religioso, artistico), che hanno determinato il profilo economico, sociale e culturale delle città adriatiche. 
Gli incontri, oltre ad un’ottica di approfondimento locale, sono tuttavia pensati per far dialogare in maniera comparativa diversi casi di studio a diverse scale di analisi, regionale, nazionale e mondiale.

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Informazioni
:

  • Ebrei. Tolleranza, repressione, commercio. Storia di una lunga presenza
    mercoledì 15 gennaio
    ore 16.00
    prof. Luca Andreoni (Istituto comprensivo “Augusto Scocchera“, Ancona)
  • Greci. Presenza religiosa e committenza artistica
    mercoledì 22 gennaio
    ore 16.00
    prof. Diego Masala (Istituto comprensivo “Augusto Scocchera“, Ancona)


sede degli incontri
:
Centro Polifunzionale di Pietralacroce, Ancona

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Enoiche Illusioni

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Enoiche Illusioni nasce nel 2007 dalla voglia di Jacopo Cossater, giornalista, comunicatore e wine blogger di origine veneta trapiantato a Perugia, di creare un diario di viaggio personale che lo accompagnasse nella curiosa esplorazione di una sua grande passione: il vino.
Assaggio dopo assaggio, l’amore per questa bevanda è rimasto invariato nel corso del tempo e trapela senza fatica dai post che Jacopo scrive con cura ed eleganza, senza mai cadere nei ricorrenti e banali artifici retorici che descrivono i vini solo come “abbastanza equilibrati”, “abbastanza morbidi” o “abbastanza secchi”. Come lo stesso Jacopo specifica all’interno del blog, “(…) Se scrivo di una bottiglia amo dare un voto mentale. E’ un metodo mio, piuttosto empirico, che prende un po’ (un bel po’) delle votazioni centesimali imparate durante i corsi degli anni scorsi ed un po’ dall’emozione che un vino trasmette.(…)” Appunti di degustazioni, storie di vigne e cantine e appuntamenti passati e futuri, sono gli ingredienti principali che costituiscono la struttura portante di Enoiche Illusioni, blog ricco di spunti utili e approfondimenti appassionanti relativi al settore vitivinicolo.

articolo a cura di Cecilia Lusardi

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Progetto Caratteri

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Marco Anello. Designer, abruzzese di origini, vive e lavora a Milano.
Si è occupato di progettazione della comunicazione visiva per aziende private ed Enti pubblici. Come artista ha realizzato sculture e stampe in sublimazione su alluminio partecipando a mostre collettive e private. L’interesse per i materiali lo ha portato alla creazione di oggetti di uso quotidiano, esposti al Fuori Salone di Milano del 2009, dove coniuga arte e design. Negli ultimi tempi si interessa anche di Physical Computing ed Interaction Design.

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Attesa e Desiderio – Anime gemelle di Nadia Diotallevi

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Marzo finalmente era arrivato.
La primavera aveva inviato il vento, il suo messaggero, ad annunciare in ogni dove che lei era alle porte.
I caldi raggi del sole illuminavano la terra. Stimolata da questo calore, la natura si risvegliava le piante germogliavano e gli animali si preparavano ai corteggiamenti per creare nuova vita.

Ed io?
Ancora una volta, mi preparavo ad affrontare questa energia di cambiamento primaverile che mi creava sempre tanti fastidiosi dolori fisici.

“Forse è perché resisto ai cambiamenti”, pensavo rassegnata.
Questo era sicuro. Una certezza.
Non amavo i cambiamenti.
Sono così dolorosi…
Ma so che per me, oramai, erano inevitabili come le occasioni di scontro sempre più frequenti con Francesco, mio marito. Erano i momenti in cui parlavamo della nostra separazione e lui cercava di farmi venire i sensi di colpa, di minare la fiducia che avevo in me stessa con frasi tipo:

“Ma alla tua età dove vuoi andare… ”
“Senza di me tu non sei niente…”
“Non ce la farai a resistere da sola…”
“Perché mi stai facendo questo; non lo merito”.
“Ricordati… se te ne vai non ti vorrò rivedere mai più”.

Le sue parole, su di me, avevano la stessa violenza dei colpi di un pugile ed io, totalmente sguarnita, indifesa, restavo lì e accusavo i colpi che mi toglievano il respiro e mi piegavano in due. E per un momento pensavo: forse ha ragione lui… io sono fragile… è tutta colpa mia.

Per fortuna avevo degli alleati: le mie amicizie.
Loro mi sostenevano con consigli molto pratici, concreti, ma così lontani dal mio modo di pensare di essere,… più ”spirituale”. Ma in fondo al mio cuore sapevo che avevano ragione. Alcune di loro avevano già vissuto le problematiche della separazione. Così, anche se poco convinta, cercavo di mettere in pratica i loro suggerimenti. Parlare con loro del mio problema familiare mi rasserenava, ma c’era una parte della mia vita che era solo mia.
I miei segreti pensieri quelli inconfessabili, perché troppo intimi, li condividevo solo con il mio amato Diario.

Nadia Diotallevi è nata ad Ancona il 25 agosto 1950. E’ l’ideatrice, insieme a Laura Moll, di “Quello che le donne non dicono” ed è iscritta all’associazione “Il Megafono delle donne”. Ha pubblicato due libri: “Il risveglio del cuore” (Marcelli editore, 2008) e “Attesa e desiderio – Anime gemelle” (lulu.com, 2012) ed ha partecipato con le sue poesie al libro “Matite nel caos” (Autori Spasulati, lulu.com, 2012). Da oltre 15 anni si interessa della visione olistica dell’uomo, dell’integrità tra mente, corpo e spirito per il pieno benessere psicofisico. Si definisce una spirituale molto concreta e spera che i suoi pensieri possano essere “uno strumento attuale e attuabile di Riflessione e Ispirazione”.

 a cura di Giorgia Ricchi

 

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Alberto Sughi. Il mio lavoro di pittore

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“Sono innamorato del mio lavoro proprio perché mi offre la possibilità di coinvolgermi quasi senza darmi respiro, e di prendere così coscienza, attraverso l’esperienza figurativa, di qualcosa che non conoscevo. Un quadro è finito quando il rapporto dialettico di cui parlavo si sta esaurendo, quando non c’è più spazio per ulteriori interventi; quando continuare a dipingerlo significherebbe solo un lavoro di rifinitura che tra l’altro, non di rado, riduce la forza dell’immagine. Supponi di avere fra le mani uno di quei giocattoli che danno la possibilità di cambiare continuamente l’incastro alla ricerca, poniamo, di un cubo; arriva un momento, dopo infinite variazioni, che non hai più lo stimolo per continuare, perché sono venute meno le capacità di decifrare le combinazioni. In quel momento lasci il giocattolo: ma anche se non hai trovato il cubo che cercavi hai tuttavia preso coscienza della complessità dei movimenti che consentono al gioco di progredire, di verificare ulteriori opportunità. Ritengo che il quadro sia concluso non quando si è raggiunto il punto «alto» che ti eri prefisso, ma quando arrivi al punto vero e proprio, l’ultimo e quindi unico: il momento del distacco. È vero, ci vuole una motivazione per intraprendere qualsiasi cosa… ma non è detto che sia fallito quel viaggio che anziché in India approda in America! Picasso diceva che non era tanto importante quello che si cerca, quanto quello che si trova.”
(Alberto Sughi, Il mio lavoro di pittore, pag. 62)

Specchio, lo, Olio e carboncino su tela, 110x120cm, 1963

Specchio, lo, Olio e carboncino su tela, 110x120cm, 1963

Villa sull'Adriatico, Acrilico su tela, 100x120cm, 1973

Villa sull’Adriatico, Acrilico su tela, 100x120cm, 1973

L’Archivio Sughi ha il piacere di comunicare che a partire da Gennaio 2014 il libro Alberto Sughi. Il mio lavoro di pittore, editore Umberto Allemandi, sara’ disponibile in tutte le maggiori librerie italiane. Il libro, una raccolta postuma di scritti di Alberto Sughi a cura dell’Archivio Sughi potra’ essere anche acquistato direttamente online su Allemandi.com

Andare dove? L'uomo con le valige (Collezione CSAC), Olio su tela, 160x160cm,1992

Andare dove? L’uomo con le valige (Collezione CSAC), Olio su tela, 160x160cm,1992

Ragazze e il pianista, le, Olio su tela, 160x140cm, 2004

Ragazze e il pianista, le, Olio su tela, 160x140cm, 2004

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Gli impietriti

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Gli Impietriti
di Francesco Tacconi
tratto da nostro lunedì
n° 8 elementi – prima serie

Mi chiamo Federico, ho undici anni e frequento regolarmente la quinta elementare, odio matematica ma mi hanno sempre promosso. Ho saputo che alle elementari non ti bocciano mai per non traumatizzarti, cioè, non è con quello che intendono farlo. Abito a San Fermo nel quartiere Casolle che è il più basso del paese, ci si arriva da una discesa che gira in tondo alle case centrali e poi si richiude ad anello, in questo modo la via di accesso è anche l’unica di uscita. D’estate quaggiù l’aria ristagna e fa un caldo abissino, invece l’inverno è gelido esattamente come nel resto del paese. Gli altri di San Fermo dicono che noi di Casolle abitiamo in una buca e che quando piove abbiamo l’acqua alta come a Venezia. A me non importa, Casolle è un paese nel paese e a parte la farmacia e la chiesa quaggiù abbiamo tutto. Al contrario di matematica il vocabolario è magnifico perché contiene tutte le parole che esistono, c’è dentro il significato di tutto il mondo. Giro le pagine. Cerco “vocabolario” e lo trovo, il vocabolario contiene se stesso anche se poi nella spiegazione non riparte di nuovo con la “a” e tutte le parole di seguito in ordine alfabetico. Fisso il nero della lavagna e immagino un libro fatto in questo modo, sarebbe enorme, più ci penso più le pagine aumentano, un libro così riempirebbe la scuola, fuori tutti, sarebbe pazzesco e non finirebbe mai. Se poi sotto “mela” uscisse davvero una mela e sotto “palazzo” un palazzo sarebbe il libro più pericoloso del mondo, come un’arma segreta. A ogni pagina ti spunterebbe fuori il contenuto, qualsiasi cosa, un sasso, un albero ma anche quartieri, città e palazzi, le stelle, o un universo intero che si svilupperebbe in fianco al nostro come nei fumetti. Verrebbe fuori una confusione incredibile e richiudendo il libro tutto tornerebbe normale, sarebbe ottimo per far perdere le tracce al nemico. Alla parola “mamma” uscirebbe la mamma di tutto, anche di Dio. La mamma totale dovrebbe essere una parola mastodontica e fiammeggiante nel buio. Sfoglio le pagine e trovo cose che non conosco: “amniotico”, “amnistia”, “amnesia”. “Amore” so cos’è ma esattamente significa “sentimento di vivo affetto verso una persona”, quindi se uno è “morto” niente.
La voce del maestro mi fa saltare. “Federico, spiegami a cosa serve il dizionario durante matematica!” Con le dita sbiancate mi punta il gesso ed è un gesto minaccioso perché lui poi lo tira e gli altri ridono. I compagni di classe sono infidi e senza compassione, specialmente le bambine. Con le femmine è una sfida eterna, loro di pietà non ne hanno neanche una briciola e quando ti va male un’interrogazione aspettano ricreazione per prenderti in giro davanti alle altre classi. Un giorno a casa me ne sono lamentato e papà mi ha avvertito che sarà così per tutta la vita, ha detto che servirebbero due pianeti, uno per le donne e uno per gli uomini. Mamma l’ha guardato e ha alzato le sopracciglia come per rispondergli, ma poi non ha detto niente. Comunque ora prima che la situazione peggiori chiudo il vocabolario e lo infilo sotto il banco. Il maestro vuole spiegarci le frazioni e cerco di stare attento. “Frazioni” sul vocabolario c’è di sicuro e basterebbe guardare lì piuttosto che perdere tutto questo tempo, infatti le parole hanno un significato e i numeri no. Coi numeri è come usare sempre la stessa parola e continuare a ripeterla per farla diventare sempre più grossa. Cavallo, cavallino, cavallone e cavallissimo: una vera idiozia. Le frazioni tagliano i numeri a pezzi come già non bastasse il fatto che sono infiniti. Già ce n’è finché si vuole, ma bisogna comunque farne ancora di più. Io dico che questo è puro consumismo e non capisco cosa stiano poi a predicare contro gli sprechi se prima lo spreco te lo ficcano in testa come base. I numeri per me sono solo zero, uno e molti. Se hai una calcolatrice e conosci il meccanismo che regola la conta fino a cento sai già tutto, anzi, è sufficiente conoscerlo fino a dieci e poi imparare i nomi. Venti, tenta, novecento, mille, un milione. Sono messi tutti di seguito all’infinito senza motivo, non come le parole di un libro che all’ultima pagina finiscono e ti hanno raccontato una storia.
“Federico! Ripeti quello che ho appena detto!”
Mi guardo attorno cauto se magari qualcuno mi suggerisce ma i compagni ridacchiano e basta. Che soddisfazione! È come stare dentro una pentola di pesci crudi, vedo i loro occhi liquidi e imbecilli spalancati sul vuoto che hanno dentro. Sono muti questi maledetti! “Ero distratto” ammetto guardando lo spigolo del banco e già sento le bimbe, un coro di petule infiocchettate che cinguettano maligne.

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DOLCI IN FOTO e non solo…

Impressioni, ricordi e ricette di Maria Guadalupi.

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Questa raccolta di ricette e fotografie di dolci non ha la pretesa di presentarsi come l’ennesimo ricettario, ma è semplicemente un ringraziamento e una testimonianza di affetto per le tante persone, parenti, amici, conoscenti che mi hanno coccolato con le loro dolci prelibatezze e hanno soddisfatto la mia voglia di cose buone nella ricerca di sapori antichi e nuovi. Sono sempre stata, sin dall’infanzia, golosa di dolci, in questa debolezza accontentata dalla nonna Nora che era, amante della buona cucina che culminava nella preparazione dei dolci tradizionali.
Biscotti, bocconotti, “cacchitieddi zuccherati e mustazzueli” erano le sue specialità di cui non era possibile avere le ricette, perchè le dosi erano approssimative e cambiavano in relazione agli ingredienti di cui era in possesso con risultati comunque quasi sempre più che soddisfacenti. Neppure dalla mamma ho avuto grandi aiuti, perchè la cucina, in casa nostra, era l’unico e geloso regno della nonna, da cui la mamma era felicemente estromessa.
Nel tempo altre persone si sono succedute alla mia nonna nella preparazione di dolci.
Ed allora ho chiesto le loro ricette, ho fotografato i loro dolci, perchè desideravo emulare la loro capacità e bravura e colmare quei vuoti lasciati dalla nonna pasticciona e dalla mamma “manualmente impedita” come la definiamo io e mia sorella con affettuosa ironia scherzando sulle sue scarse attitudini manuali.

I biscotti al latte di zia Adriana

I biscotti da latte di zia Adriana
Ingredienti: 1 kg di farina, 2 bustine di vanillina, 300 g di burro, 3 uova intere, 350 g di zucchero, 1 bustina di ammoniaca per dolci, 1 bicchiere di latte.
Preparazione: Lavora le uova con farina, burro, zucchero, vanillina e ammoniaca sciolta in un bicchiere di carta di latte tiepido. Impasta il tutto, forma dei rotolini di pasta e unisci le due estremità a formare così dei cerchietti. Disponili su una piastra da forno ben distanziati e cuoci in forno preriscaldato a 200° per circa 10 minuti.

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The Universe of Keith Haring

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I giorni di festa ci consentono ritmi più lenti e sociali, per questo possono invogliare a trascorrere delle ore in un museo o a una mostra, ancora meglio se si tratta di un’esposizione su Keith Haring. La mostra è stata da poco inaugurata e qui si possono ammirare opere uniche praticamente sconosciute al pubblico Italiano. Artista simbolo della cultura e dell’arte pop anni ’80, le opere di Keith Haring sono tra le più conosciute al mondo, vuoi per i suoi famosi omini in movimento stampati su ogni gadget da museo, maglette, poster, ecc. è cosa nota il fatto che a lui questo non creava disturbo, anzi, voleva che la sua arte fosse accessibile a tutti e quindi anche con qualsiasi mezzo. Nonostante venga spesso etichettato come un artista “leggero”, Keith Haring portava avanti un discorso sociale e politico di grande forza. Nel 1988 i medici gli diagnosticarono l’AIDS e l’anno seguente decise di creare una fondazione per raccogliere denaro e risorse per le associazioni che si occupavano di assistere le persone affette dal virus dell’HIV. Nel 1989 dipinse a Pisa il suo ultimo grande murales dedicato alla pace universale e intitolato “Tuttomondo”. Morì il 16 febbraio nel 1990 per alcune complicazioni legate alla sua malattia.
Le opere in mostra sono parte della “Collezione Rosini Gutman” che, come Collezione Rosini prende forma grazie a Pietro ed Anna Maria Rosini dal 1959, e nasce nel 1999 dall’incontro fra il figlio Gianfranco Rosini con Delilah Gutman. Dal 1981 Gianfranco, forte dell’esperienza di varie generazioni, riesce a mettere insieme alcune importanti Collezioni d’Arte Moderna e Contemporanea, fra le quali una delle più ammirate è quella di Keith Haring che raccoglie oltre 70 opere fra grafiche e pezzi unici.
Il fulcro centrale della Collezione è rappresentato da una raccolta di 30 grafiche che Haring realizzò espressamente per Lucio Amelio. Questa cartella venne realizzata sotto forma di libro d’Arte proprio per raccogliere la fantastica storia dell’immaginario del grande artista americano, comprendendo anche soggetti quasi “pornografici” che solitamente in Italia non è possibile vedere esposti. Questa raccolta viene completata da un’altro libro opera, edito dal suo gallerista di New York, Tony Shafrazy, contenete circa 40 soggetti differenti. Come nel caso delle Collezioni di Modigliani, Warhol, Chiari e Kostabi, anche la raccolta di Haring contiene una parte dedicata alla musica. L’esposizione è allestita presso il Tom Tatoo Art Studio di Ancona in collaborazione della Galleria Rosini Gutman di Riccione.

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Informazioni:
Tom Tattoo Art Studio – Ancona
15 dicembre 2013 – 12 gennaio 2014
Orario 
dalle ore 15:00 alle ore 20:00

Entrata Gratuita

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The chef is on the table: un Unconventional Foodblog

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The chef is on the table è un Unconventional Foodblog curato da Mariachiara, in arte Maricler, e Fabrizio; una coppia, nel lavoro così come nella vita, con una grandissima passione in comune: il cibo. Maricler fa la Food Strategist e si occupa di Digital Pr ed eventi nel mondo food, Fabrizio amministra la raccolta differenziata. Una campana, l’altro sardo, vantano tappe pluriennali a Bologna, poi a Milano ed ora stanziano a Torino. Scrivono entrambi su Cucchiaio.it, tengono corsi di foodwriting con Zandegù e collaborano con il Laboratorio Zanzara.

The chef is on the table

The chef is on the table si presenta come un diario di esperienze culinarie che vogliono essere condivise e vogliono dar motivo di discussione e confronto. La coppia parla agli ammalati di cibo, agli appassionati come loro ed ai professionisti curiosi mappando le loro esperienze, gli eventi a cui partecipano ed i luoghi che visitano. La definizione “Unconventional” nasce proprio da questo: The chef is on the table non si presenta come un mero elenco di ricette e “certo rientra anche una punta dell’irriverenza che ci caratterizza, di quell’ironia e pretesa di onestà audace che fa di noi un blog con una voce sempre riconoscibile e affidabile”.

Articolo a cura di Giorgia Ricchi

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Progetto Caratteri

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Marco Anello. Designer, abruzzese di origini, vive e lavora a Milano. Si è occupato di progettazione della comunicazione visiva per aziende private ed Enti pubblici. Come artista ha realizzato sculture e stampe in sublimazione su alluminio partecipando a mostre collettive e private. L’interesse per i materiali lo ha portato alla creazione di oggetti di uso quotidiano, esposti al Fuori Salone di Milano del 2009, dove coniuga arte e design. Negli ultimi tempi si interessa anche di Physical Computing ed Interaction Design.

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