Gente di teatro – Ezio Bartocci

Di Ezio Bartocci
tratto da nostro lunedì
n. 2 forme – prima serie

ll testo che qui si offre è uno scritto inedito di Ezio Bartocci
nato, nel 1996, durante la stagione lirica del Teatro Pergolesi di Jesi.
Gli sguardi che, nelle diverse “visite”, egli lancia al lavoro degli operai dietro le quinte
si condensano in segni, inchiostri, tecniche miste, matite, pastelli e parole,
come in una sorta di insolito taccuino o diario che si discosta dal suo stile consueto perché ogni “scena” è colta dal vivo, con la rapidità della mano che traccia forme
o annota frasi assai diversamente dai suoi cicli di opere d’invenzione o da quelle pensate al tavolo dello studio. La “presa diretta” è il comune denominatore di questi passaggi,
la sintassi di un’esperienza particolarissima e rara che vibra dell’intensità del “momento”
fissato sulla carta, una memoria venata di istanti colti prima di perdersi e segnati
da quella particolare musica estemporanea che accompagna tanta parte dell’arte cosiddetta d’occasione che invece nasconde e rivela le silenziose sapienze
che definiscono uno stile e la sua vocazione ad esprimersi là dove la precarietà
sembra assoluta e invece è solo un’ulteriore opzione del cammino che contiene
il privilegio ineffabile del viaggio.

30-31

Le luci sono basse e il tam tam delle martellate nel bollare le assi supera i diversi timbri delle voci. I richiami disordinati degli operai che passano gli attrezzi, o tirano le funi
per sollevare finte pareti, tavole e parti di scene si mescolano allo strusciare di bauli
e al trascinamento di mobili.

Tutta questa gente che traffica qui e va e viene in questi giorni non vestirà mai sulla scena
i costumi di Romeo e Giulietta. Nei volti non c’è tensione, né trucco: niente cerone, please; e se un po’ di sudore bagna la fronte, non è certo per le forti luci dei riflettori.
Tra i tipi che abitualmente lavorano per lo spettacolo e sanno di non essere attori,
c’è sempre quello che non resiste alla contaminazione dell’ambiente e recita un po’
forse per misurare la tenuta dei colleghi, un po’ per piacere a se stesso.
Così un facchino, mettiamo, entrando in scena attraverserà il palco diversamente
da come farebbe passando da un lato all’altro di una bottega, o si muoverebbe lavorando in un capannone industriale.

32

Salite le scale, in un ambiente più tranquillo c’è la sartoria teatrale. Tra le sarte,
la più esperta, che  mi piace disegnare, viene da Macerata – chi sa quante ne avrà aggiustate di gonne, di giubbe e di gobbe, e quante imbottiture avrà messo a generazioni di teatranti? Incurvata e calma dentro il suo grembiule con il colletto e i polsini merlettati,
fa tenerezza. La stoffa è il suo elemento, il rosa il suo colore. I suoi movimenti mi portano alla mente altre immagini familiari, mani abili, aghi da infilare. Le altre sarte le chiedono consigli; allungano, accorciano, misurano, palpano e scherzano
con le comparse e tra loro.

Il capo macchinista, romano di Napoli, bravissimo e conosciuto in tutti i teatri, coordina
i lavori aiutandosi con due esclamazioni: “Eccàllà!” e “Vabbè!”. E’ inconfondibile tra tutti, tanto per la padronanza del mestiere quanto per il connubio tra rotondità e agilità.

Come per sottolineare, semmai ce ne fosse bisogno, che qui si lavora sul serio, ogni tanto si ode qualche urlo. Quello ricciuto tra gli elettricisti si “becca” di continuo col tecnico
alla consolle squadrato come un armadio; costui lo ammonisce ad ogni buone occasione, esclamando: “Hai da stare in campana! Sennò…!” I due, dovendo collaborare,
si mandano vicendevolmente affanculo ogni sette minuti, o dieci e mezzo al massimo.

Tra chi va e chi viene frequentemente c’è una ragazza piccola di statura, rapida
nei movimenti, con una chioma a coda di cavallo. E’ pronta a sistemare ogni oggetto
di scena con la colla a caldo o con la cucitrice a punti metallici. Lei avvolge corde
o sistema drappi e teli, adesso si ficca dentro un baule per vedere se una persona
ci entra. Lei così minuta ci sta senza problemi, ma a volerci mettere
uno come il tecnico hai voglia a spingere.

Il macchinista in canottiera, seduto in questo momento ai bordi del letto a baldacchino, durante una pausa di riposo, è il fantasista della comitiva; lui spesso e volentieri si agita come un naufrago su un’isola sperduta. Bolla chiodi, sposta legnami, sbuffa, trascina corde e tutto quel che trova, come se stesse attrezzando una grande zattera di salvataggio o un’arca antidiluviana dove imbarcarsi con l’umanità intera – esclusi, naturalmente,
quei tre o quattro che sa lui.

Curioso com’è, è dotato di grande immaginazione, e di ogni scoperta o invenzione sa tutto; anzi, praticamente il primo a pensarci…

No, non intendo soffermarmi sugli attori e accompagnatori, né voglio provare a descrivere una per una tutte le persone che durante queste mie visite mi è stato possibile osservare
e ritrarre. Sarebbe superfluo sottolineare che ognuno, qui, per il ruolo che ha,
dalla custode all’impiegato, svolge il suo compito.

Adesso sono arrivate tre ragazze altissime e ben fatte. Sono parrucchiere, truccatrici; agili, profumate e “bionde” come da copione. Si dirigono in fretta verso i camerini.
Dal loro modo di parlare, dall’accento, si capisce che provengono da Pesaro.
E’ un piacere osservare come sfumano  il fard e come illuminano il volto con gli ombretti
e le matite, o tirano col rimmel il nero intorno agli occhi.
Dopo il trucco tutto è pronto. Sta per iniziare lo spettacolo. Non si sentono più le voci.

La calma immediata nasconde una tensione generale. Dal vuoto della fossa
degli orchestrali schizza via un accordo di violino. Ogni strumento è pronto,
mentre sul palco un cono di luce, al centro, esaspera il buio intorno e l’attesa.

 

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Monet, Renoir…Chagall. Voyages en Méditerranée

La video-installazione, diretta da Gianfranco IannuzziRenato Gatto
e Massimiliano Siccardi, con l’arrangiamento musicale di Luca Longobardi è prodotta da Culturespaces ed è stata ospitata dal 8 marzo 2013 al 5 gennaio 2014
alle Carrières des Lumières di Les Baux de Provence in Francia.

Nella seconda metà del Diciannovesimo secolo molti artisti lasciarono Parigi e il Nord, attratti dalla luce del Sud, impostando i loro cavalletti tra il confine spagnolo
e la riviera italiana. Le loro personalità artistiche sono state rivelate attraverso il contatto con paesaggi marini raffiguranti la costa mediterranea, gli stessi che loro hanno raffigurato in una grande varietà di stili.
Da Renoir a Monet e Matisse, passando per Chagall, questo viaggio lungo le sponde
del Mediterraneo ci porta agli albori della pittura contemporanea.
Quasi 100 videoproiettori sono state progettati per generare un movimento di immagini
su una superficie di oltre 7.000 mq, compresa la pavimentazione.

Gianfranco Iannuzzi è un artista multimediale.
Nativo di Venezia, ha studiato sociologia e fotografia. Utilizza l’immagine, il suono e la luce come supporti di comunicazione sensoriale per la creazione artistica.
Durante più di vent’anni ha realizzato numerosi spettacoli e installazioni nelle cave di pietra sotterranee della Provenza svolgendo un ruolo di direttore artistico
per Cathédrale d’Images. Nel 2011 ha ideato e diretto una nuova installazione tecnologica delle stesse cave investendo 7000 metri quadrati di superfice di proiezione con un centinaio di video-proiettori, un sistema sonoro spazializzato e un’illuminazione dinamica. La società Culturespaces gli ha affidato la realizzazione artistica
dei nuovi spettacoli per il sito ribattezzato per l’occasione Carrières de Lumières.
Nuovi progetti internazionali lo portano a investire altri spazi che accoglieranno
le prossime installazioni in particolare in Giappone dove è rappresentato
da Yoshihiro Arakane. Nella realizzazione dei suoi progetti collabora
con Renato Gatto e Massimiliano Siccardi.

Renato Gatto è un vocalista. Insegna teatro e assistenza di regia.
Studia con vari maestri della vocalità cantata e parlata, realizzando un proprio percorso didattico-formativo che pone al centro il rapporto corpo-voce, gesto-suono.
Dal 1986 è docente di Tecnica Vocale in numerose scuole di teatro tra le quali:
Scuola del Teatro l’Avogaria di Venezia, Civica Scuola d’Arte Drammatica
“Paolo Grassi” di Milano, Civica Accademia Arte Drammatica “Nico Pepe”
di Udine, Accademia dei Filodrammatici di Milano.
Collabora, come docente e interprete ai Progetti Didattici del Teatro La Fenice
di Venezia. Nel 1996 fonda e dirige fino al 2002 il Centro d’Arte Vocale,
nato come spazio di incontro e diffusione delle pratiche della voce.
Dal 1999 al 2003 lavora con InCanto – Suoni per Azioni di Milano in récital per voci, strumenti e immagini e con la regia di Ambra D’Amico.
Dal 1990 cura inoltre, con il fotografo-regista Gianfranco Iannuzzi, installazioni d’immagini
e musica realizzate in numerose località di Francia e Italia.

Massimiliano Siccardi è un videoartista, fotografo, coreografo e regista teatrale.
Formatosi alla London School of Contemporary Dance di Londra,
nel 1990 si allontana temporaneamente dalla sua esperienza come danzatore per iniziare un percorso nel mondo della videoarte con collaborazioni internazionali.

Luca Longobardi è un pianista, compositore e libero pensatore.
Ha cominciato a suonare il pianoforte e a comporre da bambino e da allora difende
la libertà datagli dalla musica. Il pianoforte è stato il suo primo amore,
l’elettronica il suo amante. Nel suo mondo privato, le note sono più sincere delle parole.

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

#Clouds – L’arte diffusa con i social network

10277249_314713918683598_1204068930609040198_n

“La nube non è stabile, viene sospinta dalle correnti di luogo in luogo e nel suo andare leggera cambia sostanza, ora nube, poi pioggia, fiume, mare, nebbia e ancora nube.”

Dal 10 agosto al 10 settembre 2014 presso la Mole Vanvitelliana di Ancona
prenderà vita Clouds – Visions of Becoming. Il progetto si propone di rendere l’arte socialmente mobile e di farle percorrere i luoghi del quotidiano come case, aziende, piazze, palestre, negozi, ecc. Nell’attraversare tali luoghi, il prodotto artistico si sottoporrà a differenti forme di fruizione non passiva. infatti, chi ospiterà le opere sarà soggetto attivo quanto gli autori delle medesime, le stesse opere saranno vive e visibili grazie a coloro che se ne faranno portatori ed espositori nei luoghi del loro privato.
Grazie ad essi l’arte prosegue il suo rito sociale.

Il pensiero, come la nube, è indefinibile ed interminabile, ci dice il filosofo postmoderno Jean-François Lyotard. Così la fisica moderna, avendo scoperto il concetto di tempo
e di trasformazione che esso comporta, ci parla di nubi, ci dice Popper, contrapponendola all’immutabilità della fisica classica. Ed ai nostri giorni, non è ancora la nube metafora
dei server virtuali presenti nell’etere per l’archiviazione dei nostri dati? Questo ultimo caso ha un valore particolare per Clouds, che si avvarrà proprio delle moderne tecnologie
della rete e dei suoi canali diffusivi.

10358578_317962088358781_1567623724522074381_n

Clouds nasce dalla convinzione del grande valore sociale, comunitario e culturale dell’arte e dalla necessità di sperimentare nuove forme di fruizione che siano dirette, personali
e intime. Nella pratica, si prevede la raccolta di un gruppo di opere di artisti diversi
su un formato e un materiale standard al fine di proporne l’esposizione in luoghi e contesti diversi da quelli abitualmente adibiti allo scopo.
Queste opere, infatti, raccolte in un apposita scatola dall’agile formato, viaggeranno
come nuvole verso coloro che manifesteranno l’interesse ad ospitarle.

L’uso del web e dei social network sarà il veicolo di diffusione, documentazione
e condivisione del progetto.

A Clouds possono aderire pittori, collezionisti, galleristi, interessati all’arte o curiosi
che intendono parteciparvi. L’interessato non sarà dunque mero spettatore o fruitore,
ma soggetto attivo e parte integrante del progetto, così al termine dell’esposizione continuerà a far viaggiare le opere per luoghi e paesi differenti.
Fino ad ora, hanno aderito al progetto artisti come Andrea Silicati, Danilo Santinelli, Daniele BordoniBranciforte, Roberta Conti, Thorsten Dittrich, Giovanni Ferri, Elisa Latini, Fulvio Leoncini, Marco Puca e William Vecchietti.

10271529_315252008629789_3035389972629921650_n

Le menti organizzatrici di questo evento sono Andrea Silicati e Danilo Santinelli,
che curano e coordinano le varie parti del progetto. Andrea, libero professionista, pittore, performer pittorico, è fondatore dell’Associazione Artistica Il Camaleonte di Jesi
al cui interno attualmente insegna disegno, pittura ed incisione.
Danilo, libero professionista, pittore, illustratore editoriale, grafico discografico
e pubblicitario, è stato docente presso la Facoltà di Economia di Macerata,
ed è attualmente docente presso la Scuola Internazionale Comics di Jesi.

Silicati

Clouds – Visions of Becoming
Andrea Silicati
Danilo Santinelli

 

 

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Tonki. Noi appendiamo, voi no?

Avete presente quella vacanza sui fiordi norvegesi, quel week end a Budapest
o quel viaggio in bici in Bretagna? C’è un modo semplicissimo e completamente ecologico per appendere  e conservare quei ricordi e quelle emozioni.

16

Si chiama Tonki ed è una scatola di cartone preforato che ha il compito di custodire
e mostrare i vostri scatti fotografici più belli.
Questa geniale idea si basa sul principio di vendita dell’autoproduzione a domicilio,
un concetto caro anche ai nuovi Crafters Makers: i consumatori artigiani
del nuovo millennio.
Niente vetro, niente cornici e niente gancetti antipatici, Tonki è un raccoglitore di fotografie alternativo, ricavato da un solo foglio di cartone totalmente riciclato,
così nella sua semplicità e comodità diventa anche un prodotto di ultima generazione,
in quanto segue politiche sostenibili ed ecologiche.
Il processo “creativo” avviene completamente online: il cliente (artigiano) scatta, sceglie
le foto desiderate da Instagram o dal pc, ordina il Tonki preferito, lo assembla
in pochissimi passaggi e infine lo appende usando l’occhiello nella parte posteriore
della scatola o, altrimenti, può conservarlo su un mobile grazie alle alette ricavate
nel cartone. Inoltre, questo avveniristico raccoglitore viene spedito smontato,
con una confezione intelligente ed ecologica dove all’interno si riesce a contenere
anche cinque pacchetti, oltre alle istruzioni di montaggio. Facilissimo.

15

L’idea è venuta casualmente a Ruggero Frigoli, ventisettenne esperto di Internet
e appassionato di stampa, insieme alla sua ragazza, ex agente di viaggi e appassionata
di fotografia che di anni ne ha venticinque. Una miscela di ingegno perfetta.
Ma non finisce qui, perchè questa coppia sta procedendo all’internazionalizzazione
di questo progetto e ha coinvolto altre persone tra Italia e Olanda.
Inoltre, a breve verrà presentata la sezione Limited, con i Tonki creati da artisti.

Ma le novità non finiscono qui. Tonki lancia il suo contest creativo.
Si chiama #aspettandofermentazioni ed è legato al festival delle birre artigianali Fermentazioni, che si terrà a Roma dal 12 al 14 settembre. Il concorso prevede
che i partecipanti raccontino la loro estate e il loro modo di aspettare questo festival
con uno scatto fotografico, poi le migliori dieci foto saranno stampate
ed esposte durante l’evento.

12487_682405201835764_3678071641192876741_n

 

 

 

 

 

 

 

Noi appendiamo. Voi no?

Tonki.it
Segui Tonki su Facebook e su Instagram

Contest #aspettandofermentazioni
Fermentazioni

 

info@nostrolunedi.it

www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Flowery letters

Le lettere dell’alfabeto vestite con elementi floreali multicolori
espressione di un visual fresco e divertente per costruire emozionali esperienze visive.
Oggi proponiamo la del Franklin Gothic.

L-Franklin GothicL/Franklin Gothic
Progettato da Morris Fuller Benton, figlio del Benton autore del carattere Century,
tra il 1902 e il 1913, è un ottimo carattere senza grazie per titoli, compresso ed equilibrato, dai tratti inconfondibili nelle loro asimmetrie. Sempre molto usato negli Stati Uniti,
il Franklin Gothic è il carattere ufficialmente adottato da MoMA di New York ed è inoltre
il carattere ufficialmente adottato dal partito laburista britannico.

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Gabriele Via. Senza una parola

“Senza una parola”

Quando un’immaginazione
diventa di tutti
senza una parola
nello zoppo galletto degli eventi…

(…E che viene la neve lo vedo,
per Dio. E che ci telefoniamo:
da te com’è? Dimmi…)

Pure credo quanto credo:
ho parola perché non ce la faccio.
E perché non ce la faccio cammino.

E se per caso m’accorgo
pure se sudando
che nel seme della mela
e nel mese della vita
si nascose un tempo un albero
e che dal fiore nascosto del grano
tracima per il fuoco una pagnotta…
di calli, insistenza, fermento e meraviglia,
la mia parola allora canta
e stupisce ancora
e chiede perdono:
per la colpa di non avere
alcuna responsabilità, e, ma,
essere. Nonostante.

Ho parola perché non ce la faccio.

Amami, scrisse il poeta,
amami ora che non lo merito,
perché è proprio ora
che più ne ho bisogno… Ma
in ogni caso
(e se vuoi ti faccio una rima;
o vallo a chiedere a chi vuoi tu)
abbiamo parola perché non ce la facciamo.

Solo per questo si rivela
un significato: e l’anima si nutre.
Così si ragiona, si ride, si piange.
Perché te ne sei andato?
Così si vive, tra un’onda
e l’altra che si frange,
nel farcela di non farcela
che chiamiamo il mare della vita.

E lo stupore più grande
è quell’attimo in cui vedi
le cose che vengono
e che se ne vanno…
…Senza una parola.

Ecco: è questo che ancora vorresti dire.

Allora indicibile e invisibile
coincidono.
E cosa te ne fai dunque della parola?

Poi ti ricordi di avere capito:
Hai parola perché non ce la fai.

Forse il mistero è tutto qua.

Tratto da “Una disordinata bellezza”

foto Gabo per libro

Gabriele Via è un poeta, filosofo, performer e fotografo. Ricerca l’essere, col fare: drammatico, pratico e poetico. Cammina: due volte dalla Francia a Capo Finisterre
lungo il cammino di Santiago. Studia filosofia, teologia, natura e umanità.
Cucina, suona, plasma l’argilla e apprende i nomi delle cose.

“…dalla pioggia rosseggiante di fuoco e sangue ottenuta con i suoi scatti nervosi consegnati alle parole, Via procede avanti e tende a sottrarsi al funesto delirio
non con rabbiosa insofferenza; a sottrarsi, intendo, piuttosto per osservare
se essa pioggia in forza caduta 
si stia davvero prosciugando sul campo della vita
che è disteso verso l’infinito.
Sottratta al nostro inquieto delirio (dolore) dall’ossessivo e affannoso moto
di nostra madre terra. 
Voglio dire, insomma, che si è raggiunto un ciclo completo,
(alto e completo) nei testi, soprattutto nei testi ultimi di Via,
tale da rendere la lettura e la rilettura una spinta motivata e confortevole,
nonché drammatica, a ricuperare una non estrema
ma rinnovata 
e direi più corposa e più ferma speranza.”
Roberto Roversi

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Le opere di Fulvio Leoncini

004La bestia dentro. XIII 2001 copy

Fulvio Leoncini è nato a Empoli (Firenze) nel 1960. Pittore e incisore. Diplomato all’Istituto Statale d’Arte di Cascina (Pisa) ha iniziato l’attività espositiva nel 1978. Nel 1998 riprende lo studio delle tecniche d’incisione e partecipa all’attività del Laboratorio d’incisione di Villa Pacchiani. Nel 2000 è tra i fondatori con Romano Masoni e Simonetta Melani della Compagnia dei Liberi Incisori e Varia Umanità a Santa Croce sull’Arno. Nel 2003 viene inserito nel progetto multimediale Terre del Rinascimento, curato da Silvia Bottinelli per il Museo Leonardiano di Vinci. Risiede e lavora a Santa Croce sull’Arno (Pisa).

001La bestia dentro.  II 2001 copy

Si sono interessati e hanno scritto del suo lavoro:
Piero Gambassi, Nicola Nuti, Valerio Vallini, Nicola Micieli, Romano Masoni, Luciano Della Mea, Silvia Bottinelli, Antonella Serafini, Marco Giovenale, Antonio Bobò, Sandro Parmiggiani e Fabrizio Mugnaini.

002La bestia dentro. VI 2001 copy

Non chiedetemi perché faccio questo lavoro, che poi, in fondo in fondo, lavoro non è; sono attratto dall’ombra e dal buio, mi piace accendere qualche lumino nel buio, ci ho provato e ci provo, tutto qui, niente di eccezionale.

Fulvio Leoncini

003La bestia dentro. X 2001 copy

info
www.fulvioleoncini.it
fulvio@fulvioleoncini.it

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

La verità della forma – Angelo Ferracuti

Di Angelo Ferracuti
tratto da nostro lunedì
n. 2 forme – prima serie

Dalle mie parti quando uno parla genericamente di forme si riferisce a quelle delle scarpe, che qui se ne producono in quantità davvero industriali, un certo numero di milioni l’anno. Le forme di vita hanno anche a che fare con le forme dei piedi delle persone,
e quindi con l’andamento delle mode, delle tendenze. Si può perdere persino il lavoro
se certe forme sono andate male, se non sono state gradite dal mercato nel mondo
dei calzolai. Però per alcuni di noi che vivono in questi deserti, che si possono abbellire ma deserti rimangono – deserti culturali, soprattutto – le forme restano pur sempre le forme della vita. E per quelli come me che si occupano di scrittura, la ricerca della forma
e delle forme ha a che fare con materiali diversi, con i cosiddetti materiali di senso,
se vogliamo i più astratti ma anche i più concreti possibili. Ma che può succedere,
come è successo a me ultimamente, quando non riesci più a trovare una forma?
è il panico, vi garantisco, la stessa cosa che può sentire un operaio quando perde
il lavoro, che non è semplicemente non avere più il modo col quale procacciarsi da vivere, ma proprio la perdita di un proprio spazio nel mondo, la perdita di una ragione d’es-sere. Certo continuerò a sopravvivere come persona ma per il momento,
e non so quanto durerà questa cosa, sono atrofizzato come scrittore. Harold Pinter,
il grande drammaturgo inglese che detesta Blair, non solo perché è un volgare guerrafondaio e un nazionalista travestito da nobile socialdemocratico,
dice che quando uno scrittore non riesce a scrivere “si sente esiliato da se stesso”.
Mi pare una bella metafora. è così che succede a me da diversi mesi a questa parte.
Ciò non significa che non sono capace di scrivere, di esercitare un lavoro di scrittura,
ma è qualcosa di più profondamente preoccupante: sono incapace di trovare una forma per raccontare quella parte di mondo, di realtà, che mi sta a cuore,
cosa che mi era riuscita, bene o male, in passato nei quattro libri che ho pure scritto.
Vivo dentro di me una crisi profonda. Dovrei forse cedere alle forme canoniche,
ma non ne sono capace. Per me la forma è essenzialmente contenuto, il contenuto
è la forma, dentro la forma cerco di portare la carica emozionale,
il carico di emotività della vita.

28-29

Credo fortemente in una letteratura di tipo emotivo. Nient’altro mi interessa veramente. Sono un uomo senza mestiere. Non so fare niente, in realtà. Altrimenti avrei dato forma
ad altre cose. Mi sarei formato diversamente. Potevo davvero diventare tante cose diverse nella mia unica vita, e tutte erano a portata di mano. Potevo essere umanamente
più compatibile, per esempio. Ci avrei guadagnato. L’unico vero problema di un essere umano è quello di trovare una forma di vita essenzialmente in rapporto con il potere,
una forma tra le tante possibili che può salvargli l’anima se intende salvarsela.
Ma torniamo ai libri, che è meglio. Non credo che la forma di un libro debba portarsi dietro la perfezione, ma anzi che l’imperfezione debba farsi forma. Non sono uno scrittore
di fiction, questo è il guaio. Non lo sono davvero, e dovrei forzare la mia natura di persona per diventarlo, non è un fatto moralistico. Potevo diventare tante cose. Tante cose.
Sono quello che sono, e per tutta la vita cercherò la mia forma, la forma della mia vita.
Che potrà essere di volta in volta diversa ma mai assoggettata, mai sotto il dominio di altri che vogliono che io sia quello che non sono. è questa la mia unica vita e voglio darle
la forma più libera tra quelle che posso immaginare, quella che più mi somiglia.
A qualsiasi prezzo.

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

L’architetto Alvaro Siza Vieira canta i Beatles al lavoro

L’architetto portoghese Alvaro Siza Vieira canta i #Beatles mentre lavora.
Il video è stato girato dal fotografo Fernando Guerra.

Alvaro Siza Vieira è considerato il più grande architetto vivente del Portogallo
e forse il migliore che questo paese abbia mai prodotto. Le sue opere sono rinomate
a livello internazionale per la loro coerenza, chiarezza, e per ciò che Siza
chiama semplicismo, una qualità che riconosce la complessità e le contraddizioni
di un progetto, senza cercare di imporre un controllo artificiale su di loro.
Siza è nato nella città di Matosinhos, vicino Oporto, in Portogallo, nel 1933.
Ha studiato architettura presso la Escola de Belas Artes di Porto
e il suo primo progetto è stato costruito nel 1954.
Dal 1955 al 1958 ha collaborato con l’architetto Fernando Tàvora.
Il suo stile, anche se legata al Minimalismo, va ricercato nell’Espressionismo
e questo lo si può riscontrare nelle strutture formali dei suoi disegni
che sono sempre basati su l’unità di spazio e di volume e che possiedono una coerenza assoluta di funzione e di forma.

Alvaro Siza Vieira su Facebook

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

Icastica. Demusealizzare l’arte

10372264_693704080664716_5780412260746467482_n_0

Con Icastica 2014, Arezzo diventa di nuovo capitale dell’arte.
Quaranta protagonisti dell’arte contemporanea internazionale in quaranta sedi tra musei, palazzi, basiliche, piazze, vie e giardini della città antica. Dal 15 giugno al 31 ottobre 2014 il centro storico di Arezzo diventa il palcoscenico della kermesse dedicata alle arti
e alla contemporaneità, che quest’anno giunge alla seconda edizione. Quest’anno,
con la direzione artistica di Fabio Migliorati per l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Arezzo, si è deciso di impostare una formula di sicuro successo: prestigiosa arte contemporanea  a confronto con quella del Cimabue,
di Piero della Francesca e di Giorgio Vasari.

La manifestazione si snoda lungo un percorso di quattro chilometri nel centro della città
tra storia ed eventi, con una mission comune: demusealizzare l’arte e scoprire
un modo diretto di vivere con essa.
Infatti, Icastica significa “arte di rappresentare la realtà”. Icàstico è un aggettivo,
dal greco εἰκαστικός “rappresentativo”, derivazione di εἰκάζω “rappresentare”,
che vuol dire rappresentazione efficace, incisiva e sintetica.

L’edizione 2014 s’incentra sul tema della rinascita, seguendo il criterio della crisi positiva. “Restart” è il titolo, per un progetto che va dall’archeologia, con calchi umani
da Ercolano, mummie egizie, urne e ombre etrusche, reperti della Firenze del 1966,
fino al multiforme linguaggio dell’attualità, nel quale vi figurano i lavori
di Rashad AlakbarovBarry X Ball, Per Barclay, Robert Barta, Carlo Bernardini, Daniel Canogar, Yves Dana, Wim Delvoye, Tim Ellis, Paolo Grassino,
Antony Gormley, Damien Hirst, Julie Legrand, Javier Marin, Andrei Molodkin, Richard Nonas, Michelangelo Pistoletto, Pedro Cabrita Reis, Andres Serrano, Studio AFA, Pascale Marthine Tayou, Michal Trpak, Tatjana ValsangCostas Varotsos, Fabio Viale, Brigitte Zieger e la coraggiosa novità di Promenade,
walk in progress dei giovanissimi artisti aretini Valentino Carrai,
Luca Mauceri Carlo Trucchi.

Il programma consta anche di eventi di architettura, musica, poesia e talk:
dall’Orchestra Operaia fenomeno musicale dell’anno alla compiuta conoscenza dell’arte contemporanea di Angela Vettese. In programma anche un concorso di poesia
tra i più interessanti autori d’Italia e uno di design. Infine, ci sarà spazio per il teatro
e la danza all’Anfiteatro Romano: con il grande Dario Fo, il fascino del pensiero tragico secondo Emanuele Severino e i due fratelli Philippe e Christophe Daverio
in un inedito duo. Inoltre, sarà presente una delle più interessanti compagnie
di danza contemporanea italiana: l’Ater Balletto.

3.-ICASTICA_KaarinaKaikkonen-796x1200

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non vi resta altro che visitare il programma di Icastica.

 

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it