Tratto da nostro lunedì – l’amorosa spina
poesia 2005
Nicola Muschitiello
Baudelaire
martedì 31 agosto 2005
Tre citazioni, intanto, perfettamente appropriate. La prima: “Come in quei prodigi d’ottica che ingannano i sensi, egli si avvicina a noi a mano che il tempo sembra distaccarlo, e la sua figura farsi più evanescente. Il mondo cambia, è molto mutato serto dagli anni in cui Baudelaire visse e scrisse, ma ci accorgiamo che la nostra epoca feroce è divenuta sempre più “baudelairiana”. E’ del nostro Giovanni Macchia (1957). E’asserto verificabile, e avveratesi sempre di più (epoca feroce!). La seconda: “Posso quindi affermare che, se fra i nostri poeti ci sono poeti più grandi, più forti e più dotati di Baudelaire, no ce n’è nessuno più importante di lui”. E’ di Paul Valéry (1929), l’intellettuale più intelligente della sua generazione, insieme con Marcel Schwob. E infine la terza (e più importante): “Nessuno ha mai ricevuto una simile scienza dell’uomo, insieme con una tale capacità di muoversi nel divino. Baudelaire è il luogo delle corrispondenze fra il Cielo e la Terra, il legame spasmodico fra ciò che passa e ciò che resta”. E’ di Jean Royère (1927), purtroppo dimenticato, e vero fedele dell’amore di Baudelaire. Quanto a me, in cuor mio lo chiamo “Chermes” Baudelaire (incantamenti, carmina, formule magiche, l’albatros più bello dell’aria: beau de l’air), umanissimo, celeste, straziato e straziante, femmineo e virile, profetico, eterno più che moderno, onestamente di psichico, homo duplex e centuplo, e unico, “acqua multiforme”, pietoso e feroce, e lucido “come una bella coscienza”, e fratello, e forse anche primo amico (Platone), anelito di purezza, simbolo di dignità per ogni letterato degno di questo nome, grido e preghiera, e “lingua muta”, e caro caro intercessore e avvocato per ogni anima amante e invocante (suo padre, Edgar Poe e Mariette “la servante au grand coeur” erano i suoi). Ho tradotto e pubblicato di lui, finora, i Petits poèmes en prose e Mon coeur mis à nu, due opere apparentemente postume, di una bellezza finalmente profonda, di una verità ovvia e difficile, bagliori di pensiero e di musica, ben sapendo che Les fleurs du mal sono la Genesi di una Bibbia moderna che risuona in eterno e che nessuno ha continuato. Semplice canone fissato prima dell’Apocalisse.
Nicola Muschitiello
LA MONETA FALSA
Mentre ci allontanavamo dalla rivendita dei tabacchi, il mio amico suddivise accuratamente il suo denaro; nella tasca sinistra del panciotto, fece scivolare delle monetine d’oro; nella destra, delle monetine d’argento; nella tasca dei calzoni, una quantità di soldoni, e infine, nella destra, una moneta d’argento da due franchi, che aveva in particolar modo esaminato. “Singolare e minuziosa partizione!” dissi fra me stesso.
Facemmo un incontro: un povero che ci tese il berretto tremando. – Non conosco nulla di più inquietante dell’eloquenza muta di quegli occhi supplicanti, che contengono, per l’uomo sensibile che sa leggervi dentro, tanta umiltà e tanti rimproveri a un tempo. Egli vi ritrova qualcosa di simile a quella profondità di sentimento complicato, negli occhi lacrimanti dei cani sferzati. L’oblazione del mio amico fu molto più considerevole della mia, e gli dissi: “Avete ragione; dopo il piacere d’essere stupito, di più grande c’è solo quello di provocare una sorpresa.” “Era la moneta falsa”, mi rispose tranquillamente, come per giustificarsi della sua prodigalità.
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