“Lo capisce anche un bambino”
Le emozioni
cui cerchi ancora di dare un nome
sono questa poesia;
ritornata da un altrove;
e un ricordo di un pomeriggio tiepido;
il nome di quella vecchia zia.Le cose che non tornano
e che non tornavano già allora
col loro farsi di fretta sulla porta
e salutare e scappare via.E le paure
che per paura se ne stanno dietro
ad altre più sciocche paure
solo più lente a dileguarsi
ora che l’occhio bussa soltanto
senza entrare nella camera
di luce spenta di chi sei tu.E lo capisce anche un bambino
che quello è il risultato.
Non poteva essere altro che quello.Non ho mai voluto uscire dal mistero
per morire alle conte di cometa
di chi sta sotto a questo giro.O vaneggiare tra false cornucopie
e schietti punteggi coi fagioli…
Ho sempre creduto, prima di ogni istruzione
che è la prima cosa che vedi…
…Quello è il risultato.Dopo tutto il presente non è altro
che una forma rivelata di passato
che tu non conoscevi più, ancora.Bisogna credere
per avere a che fare
seriamente
col tempo: lo capisce anche un bambino.
Tratto da “Una disordinata bellezza”
Gabriele Via è un poeta, filosofo, performer e fotografo. Ricerca l’essere, col fare: drammatico, pratico e poetico. Cammina: due volte dalla Francia a Capo Finisterre
lungo il cammino di Santiago. Studia filosofia, teologia, natura e umanità.
Cucina, suona, plasma l’argilla e apprende i nomi delle cose.
“Nella scrittura di Gabriele accade la magia.
Magia di non comprendere appieno le parole ma le parole com-prendono
il lettore e forniscono una sorta di chiave per l’interpretazione veloce.
Occorre velocità perché le sue parole gonfie di storie, teologia, poesia
e quotidianità, sono troppo veloci e piene.
Parole direttive, audaci, esplosive, anzi implosive.
Nel suo narrare la vita con occhi fanciulli, c’è sempre una visione nuova
delle cose, una visione nuda, vera.”
Annamaria Picazio
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