Il museo diffuso urbano di Ancona

 

Museo Diffuso Urbano di Ancona

apertura museo urbano diffuso:

 Colui che da Venezia percorresse con un piroscafo l’Adriatico di notte, al primo chiarore del mattino, salito sulla tolda, vedrebbe disegnarsi sull’oriente d’argento con una velatura bigia un promontorio, che sembra un enorme cetaceo arenato. Quello è il promontorio di Ancona. Crescendo il giorno, si distingue la città come assisa alle falde del monte Conero che pare farle da spalliera. L’illusione non cessa che quando si è pressoché in porto. Allora il monte non si vede più, quasi fosse rientrato in se stesso, e la città assorge pere i suoi colli, nello sfavillio d’atomi d’oro e d’argento che col sole salgono verso la volta del cielo. Della città si sente subito un effetto vaghissimo. Adagiata mollemente su triplice collina, si rispecchia tutta nel bacino delle verdi sue acque. Sulle case che si affollano per l’erta del colle Guasco, la cattedrale domina con la fronte serena. Dal San Cataldo coronato di verdi giardini specola il Faro. Nell’aspro Astagno s’allarga e guata la cittadella. Alcuni principali monumenti che subito dal mare si scorgono, sono le date che tradiscono la canuta sua età. Sette secoli prima della fondazione di Roma, e quindici avanti l’era volgare, alcuni Siculi barbari ed alcuni indigeni gettavano su queste spiagge i rudimenti della storia anconitana. Più tardi gli umbri ed i greci vi prendevano stabile dimora, ed i siracusani cacciati dalla tirannide di Dionigi, quattro secoli avanti Cristo, salutavano qui l’epifania d’una nuova città.

Le cento città d’Italia, Milano, 1889, Domenica 25 Agosto