Il tempo della fine – Gabriele Via

Il tempo della fine

Raramente troveremo la stupidità degli antichi
piuttosto è invece frequente comprendere
che quel certo dato non lo riuscivamo a capire
alla comprensione ci impediva la mancanza
di qualche altro dato; la mala interpretazione
di un segno, l’inavvertenza circa un nesso…
Non sempre la storia ha un manuale delle istruzioni.
e da Talete ad oggi pomeriggio all’ora del tè
la vera sfida contro l’ignoto sta là.

Dunque mi sono ritrovato a pensare
che forse i giorni non hanno numero
e il nostro numerarli
entro ogni atto della nostra vita
trascurando invece il loro più preciso significato
ci ha condotti alla rovina.

Fissiamo i giorni rigidi su una griglia euclidea
e poi vogliamo farci star dentro la vita
ogni momento della nostra vita.

Eppure il grano fu mietuto con una luna
una volta e addirittura con un’altra, secondo
che l’inverno sia andato in un modo o nell’altro.

Se pure la natura stessa ci mostri
una sua ragionevolezza
e un buon senso tanto esteso,
noi siamo stati capaci di studiare mille cose
ma non ci siamo accorti che ogni cosa
l’abbiamo fatta cadere dentro la nostra griglia
e in quella griglia, poco a poco,
lucertole, farfalle, terreni e noi stessi,
noi tutti, ieri oggi e domani,
ci stiamo bruciando tutta la vita.

La misura del tempo è un rito
è un sacro rito che deve aprirci al mistero
della vita
noi l’abbiamo invece trasformata
nel mestiere della morte
a cui tutto inconsciamente siamo chiamati
a piegare: la ragione, la schiena
e il senso complessivo di tutte le cose.

Tratto da Una disordinata bellezza

foto Gabo per libro

Gabriele Via è un poeta, filosofo, performer e fotografo. Ricerca l’essere, col fare: drammatico, pratico e poetico. Cammina: due volte dalla Francia a Capo Finisterre
lungo il cammino di Santiago. Studia filosofia, teologia, natura e umanità.
Cucina, suona, plasma l’argilla e apprende i nomi delle cose.

 

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