la nave di gaalad

(quattro epigrafi) 1956-1959
tratto da nostro lunedì numero 4 – prima serie – scataglini

nave1

Non c’è una nave che sembri un giardino

e tende e corde in luogo delle pergole
e l’argano sferraglia sui pontoni
e la sirena, il mare che attanaglia

*

Una lanterna luma
a intervalli sul molo.
È come un uomo solo
che parla e si consuma.
*
Darsena desolata onde caluma
qualche coccale a rugginose bitte,
l’andana dei battelli è nella bruma.
Grida il coccale sulle palafitte.
*
Nel porto quieto d’onde il mattino ritorna.
Tutte le navi al chiuso fumigavano ieri
e le ritrovo tutte nel brusio che frastorna.
Ma tu, esile e bianca, lo rammento, non c’eri.

Residuali sinopie, reperti o lacerti di scrittura, antecedenti indiziati, queste quattro iscrizioni di Franco Scataglini (composte fra il 1956 e il 1959) si consegnano al privilegio della lettura nella rarità della loro trama. Ognuna di esse contiene l’elemento germinale e rivelatore della lingua futura che solo nel 1973 (E per un frutto piace tutto un orto, Ancona, l’Astrogallo)
si darà nella limpida definitezza. Va sottolineato e suggerito che il primo frammento ha,
in sé, la suggestione che accompagna Scataglini dall’origine della sua vocazione e si rela al ciclo dei romanzi cavallereschi bretoni e, più propriamente, alla versificazione in francese antico di Chrétien de Troyes, il maggiore poeta medioevale prima di Dante, attivo
fra il 1160 e il 1190, autore,fra l’altro, del Lancelot e del Perceval o Le conte du Graal. Incastonata nel cuore della poetica che lo contrassegna indelebilmente, anche la scelta
di una particolarissima e inedita lettura del Roman de la Rose (XII secolo) del quale apparvero, prima dell’edizione einaudiana del 1992, alcune anticipazioni
sui “Quaderni medioevaIi” (dicembre 1989).

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