Lettera al poeta

Tratto da nostro lunedì n° 2 – nuova serie 2013
isabella balena 4

Urbino, 15 giugno 1985.

Caro Ercole,
qualsiasi descrizione di Urbino, anche la più obiettiva e catastale, può valere tutt’al più un’ora, o due, il battito di un malumore o lo slancio di una smania.
Urbino non ci appartiene eppure non ci scaccia né ci sfugge. Io faccio una grande fatica a far finta di vivere serenamente in Urbino, come ogni altro buon urbinate.
Qui non c’è idillio, né rifugio, né quiete, né silenzio, né società.
Qui non si gusta alcuna confortevole bellezza ed è per questo che gli urbinati (quelli non proprio buoni, la maggioranza, residente o no) la tramutano in presunzione e consumo, dote e parcheggio. Per continuare a voler bene e a vivere in Urbino occorre arrivare a congiungersi, oltre i fili e la rete di qualsiasi descrizione e relazione, con le immagini vaganti, astrali o artistiche, della città; sfidare ogni volta la vertigine dell’aquila di pietra sopra l’abisso della punta dei torricini. E qui si potrebbe dare inizio a tanti riferimenti con l’aquilone, gli aquiloni, i venti, i torrioni, i piccioni, i colli, i paesaggi, i passeri, i passaggi, etc.etc…

Il tuo Paolo Volponi
da “Lettera al poeta – Ercole Bellucci” Urbino, 15 giugno 1985 

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