Un nuova mostra si apre oggi a Forlì. Il complesso di San Domenico ci ha abituato,
ormai da anni, a esposizioni di notevole spessore con letture sempre innovative
e approfondite su varie tematiche dell’arte. Quest’anno a farla da padrone sarà
“Liberty. Uno stile per l’Italia Moderna” che dopo la precedente e sorprendente esposizione del 2013, dedicata al Novecento e l’arte tra le due guerra, ci propone
un’altra riflessione su un periodo fondamentale per la storia della modernità.

Il Liberty si presenta come un periodo fervente e innovativo che apre a notevoli manifestazioni visibili in ogni aspetto produttivo. Denominatori comuni sono bene evidenti in tutti i paesi europei, e non solo, a partire dalle differenti terminologie per presentare lo stesso concetto:
il Liberty, viene denominato Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca
e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni, e ha visto tra Otto e Novecento un’ampia diffusione a livello internazionale di un nuovo stile con tratti comuni in differenti paesi.
Nell’Italia da poco unificata, questo movimento, volto a superare le ancora troppo presenti identità regionali, si fa interprete dell’aspirazione al raggiungimento di un linguaggio artistico nazionale comune e adeguato a rappresentare il progresso e la modernità.
Sogno di una bellezza che fosse in grado di interpretare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico, venne celebrato dalle grandi Esposizioni, che tra fine ‘800
e fino all’inizio della prima guerra mondiale si sono susseguite in tutta Italia.
L’antico splendore culturale del passato veniva riattualizzato secondo la sensibilità del periodo definita dall’Estetismo e dall’eredità dei Preraffaelliti inglesi. Specificità di uno stile
che attraverso i capolavori esposti rivelano contenuti e messaggi comuni, è così possibile stabilire delle sezioni dedicate al mito, all’allegoria, al paesaggio declinato tra tensioni simboliste e una ricerca dell’assoluto.
Tra gli artisti principali: Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti, Baccarini, senza tralasciare artisti stranieri come Klinger, Klimt, von Stuck, Beardsley, Khnopff, Burne-Jones.
Inoltre questo periodo storico diventa importantissimo per l’accostamento dell’arte maggiore, intesa come pittura e scultura, con le arti minori, cioè grafica, artigianato del mobile, illustrazione e arti applicate in generale. Fondamentali saranno le relazioni tra l’arte pittorica,
la letteratura, il teatro e la musica dove emergerà come protagonista indiscussa e fonte d’ispirazione per ogni espressione la donna, figura allo stesso tempo fragile, superba
e carnale, immagine del piacere e della libertà.
Il Liberty si presenta quindi come un’arte totale, stagione dell’ottimismo trionfante
con incondizionata fiducia nel progresso e che va sotto il nome universale di Belle Époque.
Si avrà una battuta d’arresto devastante con l’inizio della Grande Guerra.
Si ricorda che oltre alla sede della mostra nel Complesso di San Domenico sarà possibile visitare altri luoghi correlati a Forlì e nei dintorni.

Informazioni:
http://www.mostrefondazioneforli.it/

articolo a cura di Francesca Luslini

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