Lo spettatore stralunato 1982

Bruno Barilli
(1880-1952)

Ecco la compagnia burrascosa dei pionieri che viaggiano a valanga verso l’Arizona.
Di là, migliaia di buildings crollano in fiumi di polvere lucente per dar luogo a migliaia di grattacieli  che sorgono altissimi fra la nebbia. Fraternità minacciosa di uomini.
Bufera di destini. Volo dello spazio.
Tutto il mondo, i suoi luoghi, passano e si trasformano senza rallentare dinanzi ai
nostri occhi.
Sono più di quarant’anni che questo gioco di luci dura, s’allarga mostruosamente e assorbe l’attenzione dell’umanità intera correndo da un polo all’altro.
È l’arte elettrizzata, la cinematografia, che raggiunge, conquista e pareggia l’una coll’altra, in un batter d’occhio, le masse, le nazioni, le razze. Arte universale, anonima, che non ha bisogno di Dante Alighieri, né di Michelangelo.
O di Wagner. Quarant’anni di sviluppo e di successo, e i nomi non contano proprio niente; non ne è rimasto finora un artista, un capolavoro, un monumento ad personam.
La cinematografia cresce e s’avvantaggia sulle proprie rovine.
Rinasce continuamente dalle proprie ceneri come l’Araba fenice.
Ecco l’arte del genere americano: in scatole, come tutto il resto.
In scatole fotografiche, naturalmente.

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