Aspettando l’uscita del suo secondo romanzo, ambientato ai piedi e nello stomaco del monte Conero, abbiamo deciso di dedicare alcune puntate del nostro appuntamento del martedì Volti e luoghi a Paolo Marasca, scrittore anconetano.
Di seguito pubblichiamo un brano tratto proprio dal suo secondo romanzo:
– La natura ti ringrazia, – ripeteva Fausto all’alba – tu raccogli la merda che la gente sparge in giro e lei ringrazia.
Sarà, dicevo io, ma non riuscivo a immaginare come la natura potesse sentirci, da sotto tutta quella merda. Era come massaggiare qualcuno mentre indossa un piumino.
A quell’ora facevamo il giro della spiaggia: tra i sassi lisci e tondi raccoglievamo cicche, lattine di birra e tovaglioli, costumi lisi e bottiglie di aranciata. Pezzi di pizza mangiucchiata. Occhiali. Dalla parte del mare, invece, alghe umide e bambole sventrate, tronchi da spezzettare e corde enormi provenienti da chissà che porto dei Balcani. Meduse. Attrezzi arrugginiti. Prima di portare il nostro raccolto di resti alla cava sedevamo sulla battigia uno accanto all’altro, togliendoci le scarpe antinfortunio che Enrico ci obbligava ad indossare. Fausto rollava una canna ed io chiudevo gli occhi, pensando che forse da ciechi si sarebbe sentito meglio il ringraziamento della natura. Sempre che ci fosse.
– Che fai preghi? – mi sfotteva.
Un cieco vedrebbe per prima la lavanda, distesa di profumo sulle scapole del monte. Se c’è vento ondeggia, e l’odore si sparge ovunque, sino alle colline arate ed alle vigne. Se l’aria è ferma, non si sente nulla fino all’ultima curva prima del sentiero che va al mare, poi all’improvviso è come un incidente: un frontale tra la lavanda e le narici. Un cieco inesperto, uno accecato da poco, ne resterebbe mutilato. La lavanda appartiene a una sola persona, una signora che vive nella grande casa colonica sul colle che domina quei campi. La incrocio spesso lungo la strada, circondata dai cani randagi che accoglie nella stalla. Tre volte alla settimana andiamo da lei e le portiamo via i rifiuti. Pochi. Io, andavo a scuola con suo figlio.
Oltre il campo e la casa della lavanda prosegue il monte che, basso e peloso, immerge in mare le braccia di falesia. Non sembra proprio un monte, ma d’altronde il mare in cui si tuffa questo orango non sembra proprio un mare: le sue onde fanno quasi tenerezza e dalla strada solo un cieco dai sensi molto acuti le riconoscerebbe.
Aprivo gli occhi e Fausto era lì, intento a sfinire la sua canna sino al filtro ricavato da un box di sigarette dure. Nella luce del mattino giù alla baia, persino lui sembrava bello.
Paolo Marasca è nato ad Ancona nel 1967. Ha studiato Lettere Moderne con indirizzo storico-artistico alla Statale di Milano e si è laureato con una tesi su Valeriano Trubbiani. Dopo qualche vicissitudine, un’occupazione universitaria e un film come sceneggiatore (Precauzione momentanea del regista Alessandro Lentati, 1994, scelto per rappresentare il panorama cinematografico italiano al Festival di Annecy) è tornato ad Ancona nel 1995, e qui tuttora vive. Dal 1995 al 2005 ha fondato e gestito il circolo Thermos, che con concerti, teatro, esposizioni e altro è stato un punto di riferimento per i giovani della provincia. Lasciato il Thermos lavora presso il gruppo Amatori e dedica tutto il tempo che può alla scrittura. Ha pubblicato il suo primo romanzo, La qualità della vita (Italic-Pequod) nel 2010. Sul sito letterario http://www.ultimasigaretta.com è in corso un suo romanzo d’appendice online, Il cuore nei polpacci.
Il suo secondo romanzo è in attesa di uscire.