Sappiamo ancora parlare ( e ascoltare )?

«Ci stiamo abituando a stare con una persona e contemporaneamente a essere da un’altra parte. Ormai ci aspettiamo più dalla tecnologia che dagli altri, non sappiamo più conversare, essere pazienti, ascoltare rispettando i tempi del nostro interlocutore. Stiamo perdendo la profondità».
Queste sono le parole della psicologa e ricercatrice al Massachusetts Institute of Technology, Sherry Turkle che ormai da 15 anni studia l’impatto psicologico delle tecnologie sulle nostre relazioni interpersonali, passando purtroppo dall’entusiasmo allo sconforto.
Questo concetto viene meglio chiarificato leggendo l’intervista del capo mondiale del design di Nokia Marko Ahtisaari, sul nuovo numero di Wider America dove racconta di una coppia al ristorante il giorno di San Valentino:
«Erano assorbiti dal touch screen del proprio smartphone anziché l’uno dall’altra. Il continuo evolversi dei telefonini, con schermi sempre più grandi e innumerevoli contenuti, catturano completamente la nostra attenzione isolandoci da ciò che ci circonda e facendoci vivere un’esperienza mobile completamente “immersiva”. Per me, invece, è importante che le persone si guardino negli occhi sempre, non perdano un solo istante di socialità. Qualcosa va migliorato».

La parola parlata sta diventando sempre più sconosciuta: è frammentata, interrotta, depotenziata. Questa, che ci piaccia o no, è la realtà di oggi come spiega Daniele La Barbera presidente della Società italiana di psicotecnologie e clinica dei nuovi media
Quando comunichiamo in una chat il nostro assetto emotivo cambia rispetto all’ordinario. Internet, social network e cellulari sono diventati dei facilitatori emozionali, ci fanno dire cose che a voce, di persona, non diremmo mai. Ma le emozioni così non si consolidano. Ecco allora la dispersione relazionale e l’incapacità di vivere rapporti profondi e stabili»,
Queste dichiarazioni devono essere per noi spunto di riflessione su come “sia cambiato il nostro modo di essere presenti e assenti ogni giorno” come dichiara il docente Federico Tonioni, responsabile dell’ambulatorio per le dipedenze da internet.
Sicuramente oggi abbiamo la possibilità di essere in contatto con persone lontane, e questo è sicuramente uno dei lati positivi della nuova comunicazione, ma forse dobbiamo cercare di non dimenticare di coltivare nel miglior modo possibile i rapporti con chi abbiamo vicino.

Tutto ciò sta accadendo anche perchè, è importante notare il fatto, non poco rilevante, di come la tecnologia sia passata da una impostazione statica, legata al personal computer, delimitata quindi in uno spazio fisico e in un orario, ad uno scenario mobile, avvenuto grazie l’invenzione degli smartphone, che non pongono più nessun limite.
Una volta per salvaguardare la coppia si raccomandava di non mettere la tivù in camera da letto. Adesso gli esperti ci suggeriscono di spegnere il telefonino. Speriamo che basti.

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