Morteza, come un esploratore

Da quando ho conosciuto i suoi lavori mi è sempre piaciuto pensare a Morteza Zahedi come ad un esploratore, con un cappello da esploratore, un vestito da esploratore, una lente d’ingrandimento da esploratore e un pennello da artista. Non mi è mai capitato di entrare nello studio di Morteza Zahedi, ma non fatico ad immaginarmelo: pieno zeppo di carte, colori e oggetti spesso insignificanti se non addirittura, solo all’apparenza, banali.
Scatole di pagine strappate da quaderni ingialliti, carte per confezionare regali ricevuti anni prima e tanti ritagli recuperati da vecchi giornali e riviste stando attenti a tenere solo lo spazio bianco tra un articolo ed una foto, tra una lettera ed un’altra, insomma: lo spazio vuoto di una pagina.

Immagino Morteza tuffarsi con una maschera in questo spazio vuoto e riportarne fuori un mondo nuovo e strampalato per mostrarlo anche a noi comuni mortali, noiosamente attratti dai punti della carta dove c’è stampato qualcosa.
Attraverso questo telescopio puntato verso la carta invece che verso le stelle possiamo finalmente vedere chiaramente cosa si nasconde tra le righe di un testo: troviamo curiosi animaletti vagare attraverso strani paesaggi alieni, scopriamo che le macchie hanno lunghe gambe e braccia pelose e che ogni piccolo scarabocchio ha una sua personalità.

A chiunque abbia dipinto un po’, artisti o dilettanti, studenti od hobbisti, è capitato di dover ripulire un piatto o una tavola dove erano stati stesi e mescolati i colori per poter dipingere. Questa volta Morteza rivolge il suo telescopio per mostrarci proprio questo mondo: sulla tavolozza dove noi vediamo solo colori amorfi ci indica un mondo inesplorato e abitato.

Ancora di più: ogni tavolozza è una finestra su un mondo nuovo, dove, assieme ai diversi colori, vigono regole logiche e fisiche differenti e dove abitano diverse forme di vita.
Ci sono mondi incantevoli dove i colori pastello vanno per la maggiore, pianeti scossi dalla furia dei vulcani e altri aridi e desertici dominati da tonalità cupe; su certi c’è più vita, su altri invece si intravede solo qualcuno in lontananza.
Probabilmente da lontano stanno guardando noi che li osserviamo straniti e curiosi attraverso queste finestre sotto la vigile guida di Morteza.

Pietro Corraini

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