Una breve visita alla cattedrale

Estratto da nostro lunedì
numero 2 – nuova serie

Paolo Volponi e Urbino

 Sulla strada di acciottolati la piazzetta quadrata dell’Episcopio rompe la continuità dei palazzi alti di Urbino. Lungo il percorso, la luce del sole diretta sulle case crea dei profiliindefiniti della città nelle giornate di caldo.Attraversando via Vittorio Veneto si possono vedere piccoleviuzze che conservano intatto ancora il loro fascino discreto.Appena si alzano in alto gli occhi in cerca del cielo, all’improvviso compaiono tegole antiche, travi di legno, stucchi di gesso, lampadari accesi e grondaie di una volta. Urbino si delinea nello spazio con le sue masse quadrate e rettangolari di edifici antichi ed i suoi elementi plastici e coloristici che lasciano luogo, dopo pochi metri, alla bellezza della cattedrale. Una balaustra di pietra bianca con i piccoli blocchetti rompe la mirabile scena del cielo azzurro sul duomo. Una nuvola spumosa si ferma sopra la testa di San Crescentino e crea una nuova forma plastica articolata nelle linee di fuga sulla facciata dell’edificio. A qualche turista non è estranea la suggestione dello stile di Valadier che domina quasi tutta la piazza. E il Duomo (1789-1801) in effetti è un edificio veramente moderno per la città. Lo sguardo dell’osservatore si perde tra le forme, l’irregolarità della pendenza della cattedrale, lo stile neorinascimentale ed alcuni scorci verso il Palazzo Ducale. L’arrivo di un gruppo di persone da piazza Duca Federico interrompe la scena.Essendo la facciata di una straordinaria bellezza, l’occhio ora riesce a vedere più chiaramente la maestosità del tempio. Dopo l’interruzione ci si riesce a concentrare di più sui particolari dell’edificio sacro come la gradinata (1859) antistante alla casa di Dio e i tre portoni di ingresso in legno che l’occhio mette a fuoco. Oltrepassata una delle porte d’ingresso si avverte una sensazione di silenzio. Solo il rumore dei passi che attraversano la navata centrale interrompe la quiete. Rapidamente si arriva in fondo all’abside. Oggi turisti e visitatori, assorbiti dall’estetica della chiesa, non pensano alla presenza della spiritualità cristiana che continua ancora a vivere nella preghiera di molti credenti tra le mura dell’edificio. Il nucleo centrale della basilica è articolato da lesene e colonne che creano dei moduli ben scanditi che tendono a liberare la forma da ogni peso e impedimento fisico e sembra essere prodotto da un analogo processo di liberazione dello spirito umano dai vincoli della materia. Tuttavia il visitatore deve saper distinguere all’uopo quanto sia effettivamente frutto di un sentimento di elevazione spirituale e quanto di una forma di esaltazione estetica. Tale movimento della struttura architettonica fa nascere l’idea al visitatore di rimanere di più all’interno per osservare i grandi capolavori degli artisti che lavorano nella città ducale. Il richiamo alla solenne spazialità dell’architettura antica plasma l’interno del duomo nel ritmo neoclassico privo di pesantezza. Mettersi sotto la cupola per qualche istante provoca una sensazione di libertà e movimento. Il freddo della chiesa rende qualsiasi sensazione più intensa: la profondità dell’interno, il colonnato alto e la cupola, così grande, accrescono la sensazione di smarrimento, una volta arrivati al centro del lucernaio. Le pale d’altare hanno un certo fascino; creano delle ombre in contrasto con il bianco del santuario. Non rassicurano; piuttosto inquietano perché sono avvolte dal buio ed i soggetti non si riescono a leggere. Ad ogni cappella ci si deve spostare per osservare l’immagine raffigurata da uno dei tanti pittori celebri che lavorarono ad Urbino. Ma se non si è impazienti, come accade per molti di noi, allora è tutto diverso. È necessario attendere che le cappelle siano illuminate per essere davvero ammirate nel loro splendore. Le opere pittoriche nella basilica sono una vera e propria scoperta. Vanno da sé la meraviglia e lo stupore che possono creare in qualsiasi persona “La traslazione della Santa Casa di Loreto” di Claudio Ridolfi, il “Martirio di S. Sebastiano” di Federico Barocci, l’“Annunciazione” di Raffaello Motta e l’“Assunta” di Carlo Maratta. Sia nella scenografia che nel ritmo dei colonnati si trova una qualcerta indeterminata sensibilità diffusa in quasi tutta la città. Si sa che Urbino è una città romantica per le suggestioni di Barocci: il pittore faceva schizzi e disegnava anche per le vie del centro quando voleva ricreare il mondo naturale nei suoi quadri. Nella lunga prospettiva bramantesca della navata, spinti in avanti da una luce tremolante, si arriva alla Cappella del SS Sacramento, dove rivive una delle glorie del Ducato nella“Ultima cena” (1590-1599) di Federico Fiore Barocci, ricca di effusione e di sentimenti. Tali emozioni sono sentite da quasi tutti gli osservatori alla sola vista del colore. La vivacità delle cromie e l’effetto teatrale colpiscono l’immaginazione di molti, anche di esperti di opere d’arte. L’ultimo colpo d’occhio va alla grande galleria dove spicca la “Madonna Assunta” di C. Unterberger cui è dedicata la cattedrale. La pala è il fondale piatto della basilica che accompagna per quasi tutta la visita coloro che vogliono entrare a far parte della vita della città di Urbino.

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedÏ.it

info
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it