Inediti

.., è una primizia la castagna accanto al cielo sale sulle foglie dei miraggi gialli e cade novellina obliqua bisbigliando l’officina triste.., erano sparse nella culla le violette amoremio diseguali alla tenerezza hanno bussato nei granelli delle cose sottovoce ( vorrei vederli i pezzetti seminati sul letto delle ostie bucate.., vorrei una fragola per preghiera nel dosso piccolo-vuoto del vento favorito ) quando nessuna terra impoverita fiorisce nei rami rotabili di gioia se un compleanno si è traforato sulle dita di schiuma deliziosa.., negli affanni le maniche gocciolanti al sapore di marsiglia succhiate di fame serrata nelle bucce. Il cuore è una noce nei cespugli quando vigila il suo nido nel midollo.

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Eppure mi piace pensarti quando custodisci le distanze sull’orlo dell’erba dove ci siamo incontrati.., il mio giardino ci guarda come due avversari ma non vuole usare le cesoie, dove la vita perde pezzi. ( Verrà la pioggia sulle briciole sussurrate di audacia.., ascolterà l’urlo del seme e le sue nuove radici.., )

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Volevo nascere fiore con le foglie del mattino a colazione arrotolate sulla lingua delle dolci parole con la casa concepita tutta preferita nell’ostia del mondo a bagnomaria e inzuppato un fazzoletto naìf all’angolo freddo del mistero mescolato volevo scoprire una targhetta con odor di cose buone strabuzzate nel continuo della vita impazzite a bocca piena di pioggia a pezzettini e cioccolato (ho avuto una felicità sussurrata di virtù e peccato sbadigliato un fiume di attesa e amen nel tempo in cui mi figuro interferente dove parlano le pietre e le radici sono ossa vive di coscienza atomi di presenza inCoerenza da supplicare nel modem virtuale e viverci come un’idea nata.
Ed ho sentito fame per sentito dire dove un gioco certamente un ruolo a cento passi attorcigliati si è arrancato nel fondo plesso con un pò di pane affezionato varie ipotesi di burro un metallo arricciato nella gola faticosa un meccanismo bruciacchiato rauco cantato a bassa voce ) nessuno sa che Autunno sbriciola in un ramo ed e’ contento.

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“La poesia ha sempre una chiave di lettura personale, connessa al vivissimo bisogno di scorgere una straripante Libertà emotiva intesa a comprendersi nel gioco della vita. Quello che scrivo non ha nulla di attinente con la poesia, non ha il garbo del suono e della metrica, o il punto nodale partecipe al significato dei versi. Potrei solo dire che scrivo sogni di una vita tutti attaccati.., oppure navigo nella danza delle giunture temporali quando le parole bussano alla porta della mia mente per fare un pò di casino incasinato. Respiro parole quando incontro un bambino per strada, e mi sorride con le sue meravigliose gengive, quando faccio una carezza a Rosetta, la vecchina che abita nei pressi di casa mia.., ieri ho salutato una piccola Ape che non trovava più la strada di casa, offrendogli qualche granello di zucchero.., tutte le sere parlo allo spicchio di luna e gli chiedo un giro dondolante tra le stelle sempre quelle, per inventarne qualcuna nuova vestita di brillantina color viola-del-pensier.” (Zagara Corfini)

copia-di-zagara

Zagara Corfini è nata il 18 Agosto 1967 ad Ariano Irpino -Av, dove tuttora vive. Ha frequentato il liceo Artistico scegliendo il ramo di Grafica Pubblicità e Fotografia. Nel 1988 ha conseguito la Laurea breve presso l’ IPSIA di Roma nello specifico di Interior Designer.., Attualmente svolge il lavoro di arredatrice.

 

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