Le rondini volano alte nel cielo libere – Graziella Magrini

Carcere

In carcere la sera prima dell’esecuzione

Il soldato aprì la porta con le lunghe chiavi. Un cigolio. I due uomini incappucciati sollevarono lo sguardo all’ingresso, nella prigione, della giovane contadina. Quella era un’infrazione delle regole. Quella visita avrebbe turbato ulteriormente il condannato. Mariano sedeva immobile sulla panca, la schiena curva, lo sguardo basso, le mani congiunte. Sua moglie era entrata nella cella, aveva riconosciuto i suoi passi, il suo profumo. Gli incappucciati uscirono dalla stanza lasciandoli soli.
“Ho consumato il mio ultimo pasto. Era buono, ho scelto io cosa volevo mangiare: un bel brodetto di pesce, come quello che mi cucini, ma il tuo è più buono. Dentro c’erano anche le passere, gli scorfani, le gallinelle, le seppie ed i granchi come piace a me. Mi sono unto tutta la camicia, per domani me ne daranno un’altra pulita”.
Lucetta guardava il suo sposo silenziosa. Durante il tragitto dalla sua casa alla prigione, aveva fatto tanti discorsi nella mente, ma ora le parole erano fuggite via, l’avevano abbandonata in quella cella chiusa con le sbarre. Frasi sconnesse.
“All’ultimo potrebbe arrivare la grazia, ci sono ancora cinque ore. Li ho aiutati Lucetta, ho fatto i nomi, ho tradito i miei compagni, ho raccontato come è andata. Non ho riferito del conte Altieri e di sua moglie.
Ho fatto come mi ha comandato il Sanfedista. All’ultimo avranno pietà”.
Gli occhi della donna brillavano alla flebile luce della candela.
“Quei due uomini che sono usciti sono della Compagnia della Buona Morte. Mi hanno detto che da due giorni in città c’è gran fermento per l’esecuzione. È vero?”
A Lucetta tremarono le labbra. Doveva essere forte, era venuta a dire addio a suo marito, non doveva piangere.
“Sì”.
Il dolore non si racconta. Stordita fissava Mariano che le sedeva davanti. Uniti nel sacro vincolo del matrimonio fino a che morte non ci separi. La morte non sarebbe riuscita a separarla dal suo sposo.
“I bambini stanno bene?”
“A Francesco è spuntato il primo dente e Luigi ha iniziato ad andare a scuola dai gesuiti. Gli ho comperato un vestito nuovo e delle scarpe per il primo giorno”.
Mariano non avrebbe visto crescere i suoi figli.
“I soldi del Marini li hai ancora con te?”
“Nessuno è venuto a chiedermeli”.
Strano uomo il conte Altieri, non aveva cercato il denaro, anche se sapeva che c’era. L’aria umida della cella scuoteva le membra. Mariano avrebbe portato con sé l’immagine di quegli occhi grandi come more mature che avevano sorriso felici alle sue carezze, ai suoi baci. Mariano aveva paura di morire. La fiamma della candela aveva oscillato quando l’uomo si era sollevato dalla panca ed aveva abbracciato la moglie.
“Il mio tempo sta per finire, Lucetta. La grazia non arriverà”.
La stringeva forte, le trecce gli accarezzavano il viso, la sua pelle morbida, giovane, il suo corpo caldo di cui non avrebbe più goduto, il suo amore. Avrebbe voluto tenerla stretta a sé all’infinito, fino alla fine dei tempi, immobile, senza paure, senza sofferenza. Il tempo passava inesorabile. La sua colpa andava espiata. Quanti pensieri non le aveva detto, quanti consigli che le aveva dato, non aveva ascoltato. La sua era una donna saggia, forte, che per marito non meritava un uomo come lui. Il tempo avrebbe guarito il gran dolore che in quel momento la sua donna portava nel cuore.
Il tempo sana tutte le ferite.
“Abbi cura dei nostri figli. Prega per la mia anima. E adesso vattene da questo luogo di supplizio e non venire all’esecuzione.
Non voglio. Tu ed i nostri figli non dovrete vedermi morire”.
Lucetta guardò per l’ultima volta il volto del marito, se lo impresse nella mente, non l’avrebbe mai dimenticato. Mariano sciolse l’abbraccio e si sedette nuovamente sulla panca, la schiena inarcata, le mani congiunte in preghiera, gli occhi bassi a guardare il terreno. Non c’erano più parole da dire. Lucetta, immobile, fissò ancora per un istante suo marito, poi chiese di uscire al militare che era di guardia fuori della porta. Doveva tornare a casa, i suoi figli l’aspettavano, ora avevano solo lei. Le ore, quella mattina, sarebbero trascorse lentamente, ogni minuto avrebbe ferito il suo cuore.

 Graziella-Magrini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Graziella Magrini, laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Macerata, scrittrice, poetessa, studiosa di storia contemporanea, segue con grande interesse la crescita del mondo femminile approfondendo tradizioni locali coniugate con le evoluzioni normative.
Nel 2005 è stata tra le vincitrici di un concorso letterario indetto dalla Provincia di Ancona e ha avuto come riconoscimento la pubblicazione della sua opera in un’antologia di poetesse dal titolo Versi di luna (casa editrice Il lavoro Editoriale).
‘Le rondini volano alte nel cielo libere’ pubblicato dalla casa editrice Italic – Pequod di Ancona, – novemnre 2011 – è il suo primo romanzo.
Il 4 maggio 2012 è stata premiata con la benemerenza civica del Comune di Ancona per aver portato con il suo libro lustro e notorietà alla città dorica.
Dal 2012 insieme con altre due scrittrici, Laura Moll e Nadia Diotallevi, ha fondato il gruppo denominato ‘Quello che donne non dicono’ che si prefigge di sensibilizzare le donne sulle problematiche femminili nella società odierna retaggio culturale del passato. A tale scopo la scrittrice, in conferenze solitamente organizzate da associazioni o enti pubblici, propone una panoramica sulle condizioni di vita delle donne, sia nobili che contadine, nelle Marche di inizio ‘800, paragonando il passato con il presente.

Le rondini volano alte nel cielo libereItalic Pequod
E’ l’alba del 23 febbraio 1832, quando il conte Edoardo Altieri ascolta incredulo sua moglie Agnese Brigante Colonna predire con esattezza l’imminente sbarco francese nella città di Ancona, un’azione decisa da complicati giochi di potere e perciò impossibile da prevedere. Una breve occupazione militare che basta a innescare la spirale della violenza fra i membri della Giovane Italia e i Sanfedisti, fedelissimi del Papa. Da questo momento, i disordini e i fatti di sangue si susseguono di pari passo con la proliferazione delle idee giacobine, che culmina con l’uccisione di un aristocratico reazionario e con la finale caccia all’uomo per l’identificazione dei colpevoli. Sullo sfondo dell’Italia sconvolta dai moti risorgimentali si svolge l’intrigante vicenda di Edoardo Altieri, esponente di spicco del partito papalino e di sua moglie, la bellissima e misteriosa contessa Agnese. L’irresistibile magnetismo della donna non è privo di accenti mistici e si fa allegoria dell’eterno ritorno della Storia nella figura di Agnese, lettrice curiosa ed attenta che ricompone, ai nostri giorni, i tasselli della vicenda passata.

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