MAST e David Lynch

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Mast – è una fondazione nata nel 2013 per promuovere i progetti di innovazione sociale e offrire servizi di welfare aziendale a disposizione della comunità e del territorio attraverso un processo di osmosi tra l’impresa e la città.
Si colloca come una nuova cittadella che nasce dalla volontà di trasformare un’area industriale dismessa, in un nuovo complesso di spazi progettati, dalla studio romano Labics, per stimolare nuove relazioni attraverso un percorso in cui i vari servizi vengano fruiti con dinamicità, innovatività e sperimentazione.

Il complesso è suddiviso in varie aree: una Gallery dove è presente una zona didattica esperienziale d’avanguardia, di sperimentazione e gioco, progettata con i principi dell’edutainment. Viene così rappresentata un’astrazione della tecnologia meccanica che narra la tecnologia, l’innovazione e quindi la peculiarità del territorio.
Il percorso espositivo multimediale e di exhibit hands-on, oltre a fare scoprire una realtà e a generare nuova conoscenza tramite la sperimentazione, propone uno spazio dove
il taglio descritto prende la forma di immagini fotografiche che rappresentano il mondo del lavoro. Modalità che consente di conoscere le radici e il cambiamento nello scenario della produzione industriale, dei luoghi di lavoro, dei prodotti delle architetture e di come l’uomo si rapporta con l’ambiente in cui opera.
La Gallery è sede di speciali esposizioni come adesso quella di David Lynch.
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Altre aree del MAST comprendono un’Academy per la formazione tecnica
e manageriale rivolta al territorio, scuole imprese e comunità, che organizza progetti formativi con altre istituzioni e organizzazioni. Promozione e sviluppo orientata
alla tecnologia. Inoltre sono presenti : un auditorium, una caffetteria, una nido,
servizi di ristorazione e wellness.
La vocazione all’arte alla sperimentazione e tecnologia di MAst viene bene rappresentata dalle opere di scultura di Mark di Suvero “Old Grey Beam” che domina
il parco progettato dall’architetto paesaggista Paolo Pejrone e allinterno la Shere
di Olafur Elliasson nell’atrio e la Sfera di Arnaldo Pomodo nell’Academy, il Coffe Table di Donald Judd e la Shine di Anish Kapoor nel Foyer, assumono un chiaro riferimento
di elemento artistico del luogo.

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David  Lynch:  the  factory  Photographs

Il famoso cineasta statunitense, passa dall’occhio della cinepresa
a quello della macchina fotografica e viceversa, da sempre, sperimentando
nuove modalità di rappresentazione. Nei suoi film ci ha ormai abituati a mondi ignoti, turbamenti emotivi e scenari impensabili, il suo messaggio onirico e inatteso viene
così tradotto in fotografia. Questa esposizione all’interno del Mast raccoglie 100 scatti dagli anni ‘80 al Duemila, in due dimensioni principalmente, prediligendo il grande formato 100×150. Rigorosamente tutte in bianco e nero, non patinato,
con un’espressione che in questo modo non viene virata nel suo significato, permette
di esaltarne il grafismo i piani e i soggetti presenti. Oltre agli scatti sono presenti
anche un’ installazione sonora dell’artista e alcuni dei suoi primi cortometraggi.
Gli scenari immortalati delle fotografie rappresentano spazi cupi di un’industria,
la fabbrica principalmente, che è entrata ormai a far parte di una archeologia industriale e crea il paesaggio e lo connota anche da un punto di vista metafisico, come luogo della mente. Parlano del tempo e della decadenza, della decadenza del nostro tempo, di un passato prossimo già presente, di ambienti già diventati monumenti in rovina,
di una gloriosa epoca industriale già conclusa. È come se l’insignificante diventasse immagine e riuscisse a trasmettere tutta una serie di valori dischiusi dell’umanità contemporanea. Colme di memoria e malinconia.
Una mostra veramente suggestiva.

Info:
MAST.GALLERY:
17 settembre – 31 dicembre 2014,
martedì – domenica ore 10.00 – 19.00, 
Bologna


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