“solo e senza stella in un mare infinito”

Dalle lettera al Giordani del 20 Novembre del 1820 da Recanati

nostro lunedì  num. 1 nuova serie leopardi. il pensatore pericoloso

 

L’orologio della vita anzitempo si è fermato
senza un nesso plausibile tra arte e morte
se non che è nato moralmente vecchio, un malato
fatto salvo dalla luce della lirica
che trascende il secolo

Solo in famiglia solo tra zotici solo chiedendo conforto
all’amico, un genio adolescente si brucia nei pensieri:
la rimembranza disegna una campagna meno triste e dura
dunque ogni forma di natura senza quella è
meno che nulla

In viaggio, dal fondo di un tiro a due d’affitto
dopo anni di clausura la prima volta che s’invola
accosta le tende, ignora il mosso paesaggio che va di trotto
poi, quando è lontano, fa ritorno al luogo che più sprezza:
la sua morta Marca

E sempre quella vita solitaria, torre o siepe
dove l’anima si perde ma meno lieti colli
meno spaziosi i campi, quasi nessun rimedio
ad una pena antica-l’immagine natale
è il luogo dell’esilio

Quanti vagheggiamenti! a compenso di emicranie
insonni attacchi d’asma stitichezze
e il mal d’occhi e le cattive digestioni
(quei sorbetti!) e il sudiciume… un quadro
pressoché completo

Trascurato nel vestire (dentro un abito talare
l’infermità si noterebbe meno) non una donna
che avesse “ il coraggio di amarlo”, in più quel padre
dipendenza vincolante mai però tinta di passione
per il modello

Una natura incline al lamento,
cosi sublime che da due secoli sovrasta
per l’eccellenza del dettato, come se tutto
fosse stato detto da chi aveva come unico svago
gli studi più matti

Se tutto è già tracciato allora tutto
nuovamente deve essere ripensato
in un modo più consono all’epoca
che tenga anche conto della nuova miseria
dell’uomo

Gli fu negato il premio letterario (e sì che il Manzoni
col romanzo era fuori concorso): una Accademia
cruscante coronò l’opera di un purista che per mole
sovrasta le Operette giudicate “ non degne”
di dirsi Morali

Ma la felicità nel tempo del comporre! a quali
vette “ tra allegrezze massime nei tempi delle angosce”!
l’amore per le favole pei suoi Canti più belli;
contro la noia del vivere il vivere nel sonno
sognando in tenerezza!

Giovane casto, è questa la finestra di Nerina?
vi parlavate a segni; quando Monaldo se ne accorse
ti confinò sul lato corte. Ho percorso quelle stanze
i caminetti come allora spenti il boudoir la sedia zoppa
di te bambino

Dalle pareti pendono i ritratti, Donna Adelaide
che madre dura, un carattere. I manoscritti sottovetro
fasci di lettere legate con lo spago, la quiete è rotta
dal battere dell’ore: è il mondo degli oggetti
lo roderanno i topi

Bastava che si ribellasse… e se l’avesse voluta
questa sua non libertà? Avverso al proprio corpo
inetto al contatto consumava una sembianza
d’amore nella mente, incespicava in ogni minievento
quotidiano

Sale e sale di libri allineati, li avrai letti tutti
meno quelli di devozione; la sorpresa è il tuo tavolinetto
a mala pena contiene un foglio il candeliere e un calamaio
di cotto: qui hai scritto di giorno di notte fino a
l’imbecillità degli occhi

Vita! Deluso amore, artificiosa macchina
miracolosa opera della natura, anche benefica
potrai condurre mai alla felicità? Tra tante
la metafisica domanda di un adolescente
fanciullo sino alla morte, suo ultimo rifugio
aleggia per le stanze

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