Morteza Zahedi, homo ludens

Morteza Zahedi is a unique creator, a creator who travels between apparently opposing universes, and whose surprising discourse on the firm foundations of solid and extensive training in the visual arts.
Just as every human being is made up of different “I” , Morteza is a compound of multiple heteronyms within the confines of a single one; the one who signs his name, who hides behind his face and rolls out an impressive array of voices, with a no less impressive variety of resources. Travelling through Morteza’s work is like travelling through an exotic garden full of shapes, colours and sensations, reminding us faintly of the remote territories of childhood and at the same time surprising us at every step with unknown and evocative stimuli. For a while now, I have been in awe of the work of this prolific and versatile creator, and all this time he has never stopped surprising me. Behind every work there is a different landscape, a new way of seeing and perceiving the world around us.
In this new display of his talent, Morteza shines a light on our senses, using the energy of the clash of two opposing worlds, with a provocative and thoughtful attitude in his use of the raw material of fun: “toys”.

In this series of material transformations based on the objects which give meaning and shape to “play”, Morteza places us on the field of battle between two philosophical concepts often associated with the world of art, a confrontation of tensions between the Apollonian and the Dionysian, between two opposing ways of seeing life.
Morteza shows us the rhetorical struggle between Apollo and Dionysus.
Apollo, god of youth, beauty and the arts, against Dionysus, god of wine and harvests, feasting and excess, drunkenness, music and passion.  Apollo, who for Nietzsche is also the god of light, clarity and harmony, representing balance, temperance and form, against Dionysus, the god of confusion, deformity, chaos and the instincts. Through “play” – the builder of the stories of the “toy” to be played with – Morteza proposes finding meaning in the meaninglessness of existence, confronting two opposing views of the universe through art, irony and biting wit.  He embodies the eternal struggle between a perception of reality full of light and beauty, and the other side of the coin: an instinctive, irrational and biological perception which takes its shape from the manifestation of corporeality.

In the midst of this polarised tension, Morteza acts as an arbiter, decreeing the rules of the game and establishing the truism of all competition, that in a duel, one can win or lose. In this confrontation, the artist does not take a side, letting the combatants display their weapons and show themselves with the vulnerability of nakedness, because it is in this space where the different strategies are played out, and we can see each of the participants, Apollo and Dionysus, as they really are.
Morteza, without making value judgements, uses the plasticity of hand to hand combat, of the beauty of confrontation, the seduction of conflict, to show the hidden face of both combatants and uncover their virtues and flaws.  There are no good guys and bad guys, no winners and losers; what we find is a complex and multifarious universe of attitudes and perceptions which is shown in the expressive tension of each piece, in each assemblage, in each of these new toys which no longer serve the game for which they were created, and now serve interpretation and analysis.
Thus, the toy becomes the mediating element of the discourse, and the reflective amplifier of the message. It is quite an achievement to give expressiveness and a critical character to something as bland as a toy.

Toys, those supposedly inoffensive objects which are made for entertainment, but which go beyond that innocent purpose to weave a mesh of utilitarian servitude underlying the foundations of the consumer society, and which shamelessly show how the high mass of capitalism is supported on the key values of success, power, competitiveness and individualism, in many cases consolidating the extreme values of the reigning neoliberealism of western societies.
These toys, which are almost all “teaching materials for the ideology of do­mination, encouraging aggression, force, individualism and fear,” as Patricia Ehlrich affirms, are used by Morteza, after stripping them of their utilitarian content and conserving their full symbolic value, to show the weaknesses of their arguments.
Morteza makes use of metamorphosis, transmutation, mutilation, assemblage and the arbitrary reconstruction of parts to subvert the communicative nature of the toys, making apparent their contradictory doctrines. And if, like Italo Calvino, we can conceive play as “the great driver of culture”, or as Hans-George Gadamer defined it, “the way of being of the work of art itself”, we can enjoy the interpretative channel opened by each of the pieces in this exhibition, and enjoy the grotesque and deformed journey of reality through the mirrors and reflections offered us by Morteza.

Art, play and culture, all in one. Art, play and culture brought to us thanks to the concise and skilful interpretation of the hands and mind of Morteza Zahedi.
Let’s play!

Isidro Ferrer

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il grande amico

Massimo Raffaeli con Giorgio Filippini

Da nostro lunedì num. 1 nuova serie
Leopardi. Il pensatore pericoloso

Un grande amico non si sceglie, in lui ci si imbatte quasi sempre per caso. Recluso nella magione avìta di Recanati, il diciottenne Giacomo non immagina infatti che una delle celebrità cisalpine cui ha osato inviare la versione del II libro dell’Eneide gli risponda a stretto giro e nel tono che di solito non usa fra un maestro e l’allievo ma semmai tra due pari, nonostante siano dispari d’età. Giacomo lo sente, da subito, quale un doppio rovesciato di Monaldo, non tanto nell’affetto, che suo padre non gli ha fatto mai mancare, quanto nell’apertura delle idee e nel fervore di chi si schiera a viso aperto, e per iscritto, contro l’universo carcerario della Restaurazione che suo padre viceversa considera legittimo e persino naturale. Fatto sta che il giovinetto, del suo interlocutore primordiale, avrà sempre una “cara e buona immagine paterna”, suscitando gelosia e continui sospetti di plagio in Monaldo. Giacomo e il suo amico si vedranno in realtà poche volte (la prima proprio a Recanati nel ‘18, quando l’ospite esige di scendere in un’umile locanda) serbando il rapporto nel viavai epistolare che all’inizio è foltissimo poi più cadenzato e infine, nell’epilogo napoletano di Giacomo, pressoché latitante. Quello che dovrebbe essere il maestro si dimostra più costante epistolografo del presunto allievo, il quale, tuttavia, continuerà a serbarlo entro di sé e nel proprio orizzonte ideale alla stregua di una stella fissa.
Non potrà dimenticare, Giacomo, che in lui giovinetto, nel biancore accecante degli endecasillabi come nella compostezza della sua prosa attica, colui ha veduto l’utopia, anzi l’incarnazione fisica, del perfetto scrittore italiano. Per questo Giacomo si sente sostenuto, incoraggiato, additato al mondo come il combinato disposto di eleganza linguistico-stilistica e altezza intellettuale. Per parte sua, nato a Piacenza il capodanno del 1774, Pietro Giordani intuisce nell’adolescente nobiluomo la chance che gli è stata preclusa. Giordani è un battistrada come può esserlo un autore che sia umile fino all’autospoliazione, un uomo tanto generoso, al cospetto di un simile prodigio, da ignorare l’invidia e i complessi di un Salieri. All’altezza del 1817, Giordani ha già un nome cospicuo ma la sua stessa e proverbiale fecondità di scrittura gli vieta, nel senso comune, il possesso di un’immagine stabile.

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La Carità del reale

Voci dal Novecento nelle Marche

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URBANIA Teatro Bramante
domenica 18 novembre ore 18

adattamento teatrale e regia
Antonio Mingarelli

attori
Lino Musella
Stella Piccioni
Corrado Persichini
Massimiliano Pennesi

biglietto cortesia euro 5,00
sarà distribuita gratuitamente la pubblicazione
realizzata appositamente per il progetto

Teatro Bramante
info 0722 317929
info 366 6305500

le biglietterie apriranno un’ora prima dello spettacolo

AMAT
346 0956050
www.nuovascenamarche.it

concept grafico/comunicazione

LIRICI GRECI
info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

In scena


Urbania Teatro Bramante ore 18.00

Note di regia

Sono cinque i frammenti narrativi che costituiscono l’ossatura di questo spettacolo, cinque “istantanee” che dobbiamo al talento di autori il cui nome è forse sconosciuto ai più  ma la cui forza espressiva è innegabile, anche a distanza di decenni: il Luciano Anselmi di “Niente sulla piazza”, il  Fabio Tombari di “Tutta Frasaglia”, Giulio Grimaldi e il suo  brano tratto da “Maria Risorta”, Dino Garrone e il suo “Macello” e infine  Bruno Fonzi e “I pianti della liberazione”.
Cinque perle incastonate in un racconto teatrale che prova a tracciare un’unica grande linea di narrazione, quella del tempo, o meglio quella della memoria del tempo perduto. In ognuno di questi frammenti, così diversi tra loro per stile e contenuti, riconosciamo in  filigrana un lampante, fatale “cuore” comune: l’inevitabilità della memoria, l’incandescente fiamma (mai doma nell’uomo) del ricordo che diventa immaginazione, creazione letteraria.
Al centro della narrazione di ognuno di questi brani, l’humanitas, principio che accomuna nobilitandoli personaggi diversissimi tra loro per classe sociale e moralità, il macellaio e il soldato, il fabbro e il sindaco di paese, in una sorta di Spoon River marchigiana. Il regno dei morti è chiamato in causa, riportato alla vita del racconto teatrale e prima ancora della letteratura, da quello dei vivi, che da sempre l’Altro scruta, invoca, incontra.
Abbiamo immaginato una famiglia, abbiamo pensato la sua storia raccontata come in un album fotografico emotivo, in cui le immagini si alternano non per coerenza logica ma per impressioni e sovrimpressioni sonore e visive (come accade di fatto quando ricordiamo e quando sogniamo e i due mondi non sono in fondo l’uno la continuazione fantasmatica dell’altro?). Abbiamo ipotizzato uno sfondo, quello della guerra, che esplicitamente o meno ritorna in tutti i racconti come spettro la cui presenza è al contempo testimonianza di morte e motivo di vitalità, di unione. Abbiamo trovato una voce, la voce della poesia a illuminare la nostra storia. Sono i versi (scelti dalla mano esperta e sensibile di Francesco Scarabicchi) di Scipione, Massimo Ferretti, Franco Matacotta, Luigi di Ruscio. Schegge, bagliori, illuminazioni nel grande, misterioso paesaggio di rovine del tempo e della morte.

Antonio Mingarelli


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In scena

Grottammare Teatro delle Energie ore 21.00

Note di regia

Sono cinque i frammenti narrativi che costituiscono l’ossatura di questo spettacolo, cinque “istantanee” che dobbiamo al talento di autori il cui nome è forse sconosciuto ai più  ma la cui forza espressiva è innegabile, anche a distanza di decenni: il Luciano Anselmi di “Niente sulla piazza”, il  Fabio Tombari di “Tutta Frasaglia”, Giulio Grimaldi e il suo  brano tratto da “Maria Risorta”, Dino Garrone e il suo “Macello” e infine  Bruno Fonzi e “I pianti della liberazione”.
Cinque perle incastonate in un racconto teatrale che prova a tracciare un’unica grande linea di narrazione, quella del tempo, o meglio quella della memoria del tempo perduto.
In ognuno di questi frammenti, così diversi tra loro per stile e contenuti, riconosciamo in  filigrana un lampante, fatale “cuore” comune: l’inevitabilità della memoria, l’incandescente fiamma (mai doma nell’uomo) del ricordo che diventa immaginazione, creazione letteraria.
Al centro della narrazione di ognuno di questi brani, l’humanitas, principio che accomuna nobilitandoli personaggi diversissimi tra loro per classe sociale e moralità, il macellaio e il soldato, il fabbro e il sindaco di paese, in una sorta di Spoon River marchigiana. Il regno dei morti è chiamato in causa, riportato alla vita del racconto teatrale e prima ancora della letteratura, da quello dei vivi, che da sempre l’Altro scruta, invoca, incontra.
Abbiamo immaginato una famiglia, abbiamo pensato la sua storia raccontata come in un album fotografico emotivo, in cui le immagini si alternano non per coerenza logica ma per impressioni e sovrimpressioni sonore e visive (come accade di fatto quando ricordiamo e quando sogniamo e i due mondi non sono in fondo l’uno la continuazione fantasmatica dell’altro?). Abbiamo ipotizzato uno sfondo, quello della guerra, che esplicitamente o meno ritorna in tutti i racconti come spettro la cui presenza è al contempo testimonianza di morte e motivo di vitalità, di unione. Abbiamo trovato una voce, la voce della poesia a illuminare la nostra storia. Sono i versi (scelti dalla mano esperta e sensibile di Francesco Scarabicchi) di Scipione, Massimo Ferretti, Franco Matacotta, Luigi di Ruscio. Schegge, bagliori, illuminazioni nel grande, misterioso paesaggio di rovine del tempo e della morte.

Antonio Mingarelli


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VOCI DAL NOVECENTO NELLE MARCHE

 Adolfo De Carolis

Alfieri Attilio

SPETTACOLI

GROTTAMMARE Teatro delle Energie
venerdì 16 novembre ore 21

URBANIA
Teatro Bramante
domenica 18 novembre ore 18

adattamento teatrale e regia
Antonio Mingarelli

attori
Lino Musella
Stella Piccioni
Corrado Persichini
Massimiliano Pennesi

biglietto cortesia euro 5,00
sarà distribuita gratuitamente la pubblicazione
realizzata appositamente per il progetto

Teatro delle Energie
info 346 3778838
Teatro Bramante

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le biglietterie apriranno un’ora prima dello spettacolo

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VOCI DAL NOVECENTO NELLE MARCHE

Walter Piacesi

Alfiero Attilio

SPETTACOLI

GROTTAMMARE Teatro delle Energie
venerdì 16 novembre ore 21

URBANIA
Teatro Bramante
domenica 18 novembre ore 18

adattamento teatrale e regia
Antonio Mingarelli

attori
Lino Musella
Stella Piccioni
Corrado Persichini
Massimiliano Pennesi

biglietto cortesia euro 5,00
sarà distribuita gratuitamente la pubblicazione
realizzata appositamente per il progetto

Teatro delle Energie
info 346 3778838
Teatro Bramante

info 0722 317929
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le biglietterie apriranno un’ora prima dello spettacolo

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LIRICI GRECI
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LA CARITÀ DEL REALE – voci dal novecento nelle Marche

COMUNICATO STAMPA

Il Novecento letterario e artistico delle Marche è stato una fucina di esperienze singolari: personalità di spessore hanno animato alcune tra le più belle pagine di prosa e poesia mai scritte del panorama nazionale. La carità del reale – progetto promosso da Regione Marche, Amat e Comuni di Grottammare e Urbania ed ideato da Francesco Scarabicchi – si propone di ripercorrere il sentiero delle figure marchigiane fondamentali del secolo scorso “non conosciute come meriterebbero, tra verismo e intensità lirica, tra concretezza e natura, tra impeto e passione” come sottolinea Scarabicchi stesso.

Articolato su due binari che viaggiano paralleli – testo e scena -, La carità del reale – dove la parola “carità” sta ad evocare il suo significato originario di “dono” – è innanzitutto un volume (introdotto da Massimo Raffaeli e graficamente curato e impaginato da Francesca Di Giorgio di Lirici Greci) che raccoglie alcuni scritti di prosa e poesia selezionati da Scarabicchi e un piccolo catalogo dell’arte del XX secolo marchigiano. La seconda parte del progetto prevede che le parole di questi autori si facciano carne sulla scena: il giovane e talentuoso regista Antonio Mingarelli ne fa un adattamento teatrale che sarà presentato al Teatro delle Energie di Grottammare il 16 novembre e al Teatro Bramante di Urbania il 18 novembre. Nelle due serate queste voci, che si sono espresse nei decenni, saranno restituite “in un’unica grande linea di narrazione, quella della memoria del tempo perduto” come espresso nelle note di regia.

La carità del reale ridà voce agli scrittori marchigiani, voce che, come sosteneva l’intellettuale Carlo Bo negli Anni ’70, “si è innestata nel grande coro del discorso comune e in qualche caso lo ha preceduto, lo ha inventato, sollecitando visioni e suggestioni del tutto nuove.” “Attraverso la voce in versi e in prosa di alcuni dei classici della tradizione – scrive Francesco Scarabicchi nella premessa al volume – si percorre il sentiero – oggi più visibile man mano che la distanza storica si accentua – che segna la presenza di figure fondamentali eppure toccate più dalla luce dell’ombra che dalla trasparenza, non possedute come un patrimonio dell’umanesimo delle “province” e del secolo scorso. Proprio per valutarne l’essenzialità – prosegue il poeta – la caratura della voce, le visioni, la tenuta e la eventuale attualità della loro opera, si è voluto azzardare scegliendo la via della scena, offrendo la parola nuda, tra versi e prosa, per verificarne la concretezza, la resistenza al tempo, ora che una distanza siderale separa noi dai poeti Acruto Vitali, Scipione, Franco Matacotta, Paolo Volponi, Luigi Di Ruscio, Franco Scataglini, Massimo Ferretti, dai narratori Giulio Grimaldi, Bruno Barilli, Mario Puccini, Fabio Tombari, Dino Garrone, Bruno Fonzi, Luciano Anselmi”.

Nelle due serate di spettacolo le parole dei protagonisti del ‘900 marchigiano – scelte dalla mano esperta e sensibile di Francesco Scarabicchi – prendono vita attraverso l’interpretazione degli attori Lino Musella, Stella Piccioni, Corrado Persichini e Massimiliano Pennesi. Parole che saranno restituite “in un’unica grande linea di narrazione, quella della memoria del tempo perduto” come espresso nelle note di Antonio Mingarelli. Sono cinque i frammenti narrativi che costituiscono l’ossatura di questo spettacolo; nonostante siano differenti tra loro per stile e contenuti, vi si può riconoscere proprio “l’inevitabilità della memoria, l’incandescente fiamma (mai doma nell’uomo) del ricordo che diventa immaginazione, creazione letteraria. Al centro di ognuno di questi racconti, l’humanitas, principio che accomuna nobilitandoli personaggi diversissimi tra loro per classe sociale e moralità, il macellaio e il soldato, il fabbro e il sindaco di paese, in una sorta di Spoon River marchigiana” afferma il regista.

Per l’evento è stato realizzato un video di motion-graphic a cura di Francesco Badalini con musiche composte da Guido Ghetti. Il bookshop presente nei foyer dei teatri è stato progettato appositamente dal designer Cristian Merisio in collaborazione con l’azienda “Paper and fold – Galassi. Arredamento in cartone piegato”. Al pubblico sarà distribuito gratuitamente il volume realizzato appositamente per il progetto.

Le biglietterie dei teatri (biglietto di cortesia 5 euro) apriranno un’ora prima dello spettacolo. Per informazioni: Teatro delle Energie tel. 346 3778838; Teatro Bramante tel. 0722 317929 e 366 6305500; Amat tel 346 0956050, www.amatmarche.net. Inizio spettacoli: Grottammare ore 21, Urbania ore 18.


biglietto cortesia euro 5,00
sarà distribuita gratuitamente la pubblicazione
realizzata appositamente per il progetto

Teatro delle Energie
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Teatro Bramante

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ESSENZIALI

Gino Bonichi

“Le voci dal Novecento non sono solo quelle dei poeti e dei narratori, bensì  appartengono anche ai pittori, agli scultori, agli incisori, ai ceramisti, ai fotografi. La messe di nomi e di opere è fitta e irrora tutto il XX secolo; “essenziali”, hanno attraversato i decenni con una strenua fedeltà alle proprie aspirazioni e evocazioni perseguendo risultati che non gridano, che non nutrono il clamore dell’esibizione, bensì contrassegnano la tenuta e la coerenza di una volontà tenace a confermare il sentiero scelto. De Carolis, Pannaggi, Bucci, Fazzini, Mannucci, Mariotti, Cagli, Crocenzi, Bruscaglia, De Vita: sono solo alcuni nomi accesi per segnalare la qualità assoluta degli “apporti”, degli esiti.”

Francesco Scarabicchi


Luciano De Vita

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