L’AGO NEL PAGLIAIO

L’artista sudtirolese Sven Sachsalber è stato protagonista di una insolita performance artistica lo scorso novembre al Palais de Tokio, la famosa galleria d’arte contemporanea di Parigi: la ricerca di un ago in un pagliaio.Sven aveva due giorni di tempo per dare vita a quello che è un modo di dire diffuso in tutte le lingue, ma è riuscito a trovare l’ago nel pagliaio in 18 ore circa. Un’esperienza comunque faticosa, dato che chiaramente non aveva possibibilità di ricorrere né ad aiuti né a strumenti.Il metodo utilizzato comunque sembra piuttosto intelligente: Sven prendeva una manciata di paglia, piegava il tutto un paio di volte e poi lo tastava ulteriormente, in modo che se ci fosse stato l’ago lo avrebbe sicuramente sentito.Sven non è nuovo a performance insolite, che sono anzi il centro della sua arte: in passato aveva passato 24 ore in una stanza con una mucca, spezzato a mani nude tutti i rami di un albero, e anche mangiato un fungo velenoso.
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Spighe di Vento

Poesie di Claudia Arena

Prima parte – TERRA

Terra

questa storpia inquietudine
ammalata e nera
cancro del mio destino
genesi di piccole metastasi

medito il buio pensiero
in questo calore imperfetto

*

quante ore tolte al giorno
banali e indifferenti
passate senza risposte
in una rumorosa abitudine

*

ho resti di vita
dentro borse troppo piccole
ho pezzi di cuore
e nervi di anima
ricordi spiegazzati
avvolti in cellophane di pelle

Spighe di vento

 

Come abbiamo fatto per altri giovani poeti emergenti, inseriamo le poesie di un’altra autrice: Claudia Arena.
Tratte dal libro Spighe di Vento, edito nel 2009 dalla casa editrice Evoè, le poesie che andremo a proporvi sono divise in quattro sillogi ispirate ai quattro elementi: Terra, Acqua, Aria e Fuoco.
Ogni silloge è aperta da un disegno, una musa ispirata dall’elemento che rappresenta, disegnata dalla stessa autrice.

Claudia Arena nasce ad Ancona il 5 Gennaio del 1980 ed è sempre stata attratta dalla scrittura e dalla lettura, in breve dall’Arte della Parola. Alcune sue poesie sono state pubblicate nel libro “Poeti in lingua e in dialetto” del 2007, nella rivista Orizzonti dell’anno 2007 a seguito della partecipazione al concorso “Dedicato a..poesie per ricordare”, nella rivista Orizzonti del 2008 a seguito della partecipazione al concorso “Verrà il mattino e avrà un tuo verso” e nell’antologia “VIII Premio Nazionale di Poesia Parole Sparse” nell’anno 2008.

Contatti:
E-mail: arenaclaudia5@gmail.com

Info
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Lo sguardo di Massimo

La creatività nel quotidiano di Massimo Dolcini
Fotografie ceramiche disegni

a cura di Ludovico Pratesi
Pesaro, Centro Arti Visive Pescheria
18 luglio – 4 ottobre 2015

LO SGUARDO DI MASSIMO invito

Sabato 18 luglio alle ore 18.30 si inaugura presso il Centro Arti Visive Pescheria, Lo sguardo di Massimo, una mostra dedicata alla figura di Massimo Dolcini (1945-2005), curata da Ludovico Pratesi, che intende analizzare i diversi aspetti della personalità di Dolcini, grafico tra i principali innovatori della comunicazione sociale e culturale italiana, nota come “grafica di pubblica utilità”, tra gli anni Settanta e Ottanta. La mostra è promossa dal Comune di Pesaro/Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo, in collaborazione con i Comuni di Urbania, Urbino, Fano, l’Accademia di Belle Arti di Urbino e l’Istituto Tecnico Commerciale “Donato Bramante” di Pesaro.

Grafico, comunicatore, designer ma anche pittore, collezionista, ceramista, insegnante, viaggiatore, cuoco e appassionato di cucina: per la prima volta la personalità complessa e labirintica di Dolcini viene presentata a 360 gradi, mettendo in luce aspetti sconosciuti o poco noti, attraverso una mostra suddivisa in due parti all’interno degli spazi della Pescheria, che alterna momenti spettacolari e di impatto visivo con situazioni più intime e riflessive. Più di trecento opere tra fotografie dipinti, acquarelli, ceramiche e manifesti documentano il Dolcini privato e più segreto. La mostra comincia nel Loggiato, dove l’allestimento si articola in tre moduli geometrici (che riprendono i segni grafici caratteristici di Dolcini) con una struttura a croce, che intendono rievocare la “x”, logo degli studi professionali del grafico mantenuto nel corso del tempo. Ogni modulo è dedicato ad un aspetto della personalità di Dolcini, per ricostruire il suo sguardo rivolto al mondo e al suo tempo. Frammenti di vita pubblica e privata, accompagnati da una timeline a parete che ricostruisce i momenti salienti della vita di Dolcini, con riferimenti al suo lavoro, alle sue passioni, alle forme della sua creatività nel quotidiano.

Lo spazio della vita
Il percorso espositivo si apre con un dipinto legato all’attività di pittore, praticata nella sua prima giovinezza e poi abbandonata. Un’immagine surreale e fantastica mai esposta al pubblico, che indica già la qualità del suo sguardo, originale e caleidoscopico fin dall’adolescenza. Una passione che ritorna in età adulta attraverso una serie di acquarelli esposti in mostra. Il primo modulo, dedicato alla fotografia ‘d’autore’, riunisce una serie di immagini personali inedite legate alla vita quotidiana e professionale di Dolcini: ritratti e autoritratti, paesaggi e luoghi, amici e allievi colti con un occhio soggettivo e originale. Il secondo propone documenti fotografici – ugualmente inediti – realizzati per finalità legate alla sua attività comunicazione che tuttavia offrono uno sguardo partecipe e talvolta amabilmente ironico sui personaggi, le iniziative, la vita pubblica della comunità pesarese degli anni ’70.

 Il reportage sulla Persia ritrovato
Di grande interesse e di alta qualità fotografica è la serie di stampe a colori da diapositive 6×6 scattate in un viaggio della metà degli anni ’70 con il grafico Michele Provinciali. Si era trattato di un lavoro commissionato a Dolcini dallo stesso Provinciali con la finalità di ricavarne un volume a cura di Provinciali e Spotorno editori, a seguito del precedente volume – Iran. L’alba della civiltà – uscito per gli stessi tipi nel  1972. Il soggetto della ricerca erano i bazar e gli spazi di vendita  delle varie tiopologie di artigianato ancora praticate in Iran.
Il volume non fu realizzato, ma resta questo splendido patrimonio di immagini inedite di cui si offre nella mostra una nutrita selezione.  

Tra i due moduli, un elemento circolare riguarda invece la dimensione del Dolcini collezionista di ceramica popolare e ceramista lui stesso: due aspetti che testimoniano il suo interesse per l’oggetto d’uso artigianale e la sua possibile contiguità con il design, documentati da una selezione di ceramiche della sua raccolta privata ed una campionatura di quelle da lui realizzate.

Lo spazio del lavoro
Alle pareti della chiesa del Suffragio si dispiega una selezione della produzione grafica di Massimo Dolcini: un corpus di manifesti murali – circa 70 – che documentano la sua attività per i committenti più diversi – istituzioni, enti, imprese attivi nella città, oltre al Comune di Pesaro, per il quale ha lavorato a partire dagli anni Settanta. Lo spazio del Suffragio ospiterà incontri, tavole rotonde e attività pubbliche legate alla figura di Massimo Dolcini, per l’intera durata della mostra (toglierei l’intera frase, la info è ripetuta sotto nelle “attività collaterali).

Il giornale della mostra
Un giornale di mostra conterrà testi e immagini che approfondiranno la figura e l’opera di Dolcini. La pubblicazione sarà offerta gratuitamente ai visitatori.

Le attività collaterali
È previsto un programma di attività collaterali, sia all’interno della mostra che nella città di Pesaro, per l’intera durata dell’evento, dedicate ai diversi aspetti della personalità di Massimo Dolcini.

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La mostra è realizzata con materiali prestati da privati e la collaborazione di CDPG Aiap – Centro di Documentazione sul Progetto Grafico, di AIAP-Associazione italiana design della comunicazione visiva, dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e dell’Istituto Tecnico Commerciale “Donato Bramant”e di Pesaro.

Note biografiche
Massimo Dolcini era nato a Pesaro il 3 luglio 1945. Ha iniziato la professione di grafico nel 1969, anno in cui si è diplomato al Corso Superiore di Arte Grafica di Urbino, dove è stato allievo di Albe Steiner e di Michele Provinciali. Due maestri che hanno saputo insegnargli il meglio delle loro esperienze e della loro visione del mondo. Dal 1969 al 1984 ha insegnato a periodi alterni nella città urbinate, Fotografia e Grafica presso l’ISIA (1969-74) e Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti (1974-84). Nel 1971 ha avviato con il Comune di Pesaro un rapporto di consulenza che ha costituito, per quel periodo, un caso unico in ambito internazionale di progettazione dell’immagine di una amministrazione locale. Sin dagli inizi il lavoro di Dolcini e dello studio Fuorischema si è infatti caratterizzato per la specializzazione nella grafica di pubblica utilità (la denominazione è di Albe Steiner), fornendo prestazioni ad enti locali, partiti politici, organizzazioni sociali e culturali. Nel 1981 Fuorischema, affiancato per un breve periodo da M&M, ha iniziato ad acquisire come clienti aziende private, con consulenze d’immagine di natura complessa. L’operatività di Dolcini e dei suoi collaboratori si è aperta ad un campo professionale più allargato e a nuovi strumenti, mutuati dalle agenzie di comunicazione, iniziando un percorso che ha portato, nel 1992, alla nascita di Dolcini associati srl. Dolcini e le sue strutture hanno partecipato a numerose e prestigiose mostre di grafica in Italia e nel mondo e i loro lavori nel campo della comunicazione pubblica e d’impresa sono presenti in raccolte museali, cataloghi e riviste specializzate, nazionali ed internazionali.

LO SGUARDO DI MASSIMO
La creatività nel quotidiano di Massimo Dolcini / Fotografie ceramiche disegni
Centro Arti Visive Pescheria, corso XI settembre 184, Pesaro
18 luglio – 4 ottobre 2015
Inaugurazione sabato 18 luglio h 18.30 > Ingresso libero con card Pesaro Cult
h 17.30 – 22.30, chiuso lunedì / 1- 31 agosto > h 17.30 – 22.30, tutti i giorni
Ingresso libero con card Pesaro Cult
INFO T 0721 387541 pesaro@sistemamuseo.it
www.pesarocultura.it / www.pesaromusei.it
UFFICIO STAMPA Alessandra Zanchi M 328 2128748
info@presszanchi.com / press.zanchi@gmail.com / www.presszanchi.com

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XV

la luna attinge dalla voce
dei comignoli
la vita che stenta
dentro le gabbie:
quello che l’azzurro
raccoglie…è l’alito
della convivenza
impasticcata
per obbedire al sonno …
a volte il silenzio
è imcomprensibile
come un genocidio
che offre i corpi
alle scintille
di un inferno
tra magma e preistoria…

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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SGUARDI

Singolare e plurale, città si orienta verso un’Ancona obliqua e civile, còlta là dov’era e dove sembra non essere mentre il presente parla. nostro lunedì ribadisce la sua vocazione ad offrire un’insolita pronuncia delle cose, un fraseggio del tempo che eviti i “luoghi comuni” aprendosi con il Pericle Fazzini del Monumento alla Resistenza sul Monte Pulito che guarda alla Cattedrale – con i versi di Sandro Penna sulle braci degli anni Venti -, al Campo degli Ebrei – con la poesia di Ermanno Krumm -, al mare e al porto – con le prose di Dino Garrone del ’31 e quella tenera e ferita di Valeriano Trubbiani. Prosegue con la dimenticata meteora Lattanzi – che si eclissò in corsa – e il viaggio in Pinacoteca. Poi il resto, da Erba a Napoli, da New York a Milano, da Roma a Recanati, da Macerata a Bologna, da Falconara all’atlante di Valerio Adami. Immagini e voci.

Francesco Scarabicchi

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SCOLPIRE IN PIAZZA

Scolpire in piazza dal 20 al 26 luglio 2015  a Sant’Ippolito, PU.

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Fin dal XIV secolo Sant’Ippolito è riconosciuto come il “Paese degli Scalpellini” in virtù del talento artistico e dell’abilità artigianale dei suoi lavoratori di pietra arenaria.
Il paese è un museo a cielo aperto che lungo le vie, sulle facciate delle case, nelle chiese offre la magia delle opere in pietra create dai suoi scalpellini.
Scolpire in Piazza è un evento organizzato a Sant’Ippolito che va oltre l’idea di del simposio di scultura: una residenza artistica per scultori che realizzano opere in pietra arenaria, ideate espressamente per progetti di riqualificazione urbana ed ambientale nei piccoli Comuni e nelle areee naturalistiche della Regione Marche.
In più mostre, incontri, laboratori, spettacoli, enogastronomia in una cornice unica.
Tutti gli anni alla fine di luglio.

www.gliscalpellini.org
scolpireinpiazza@gmail.com
comune.santippolito@provincia.ps.it
Via Raffaello 104
tel. 0721 728144 – fax 0721 728148
www.comune.santippolito.pu.it

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UN MUSEO DA FAVOLA

UN MUSEO DA FAVOLA

Fino al 29/7/2015 

1 Locandina Unmuseodafavola (1)

Gran finale per le “Notti al Museo 2015” del MANM: la sera del 29 luglio l’ultimo imperdibile appuntamento, dedicato in particolare ai più piccoli. “Un Museo da favola” è infatti il titolo dell’evento durante il quale i bambini potranno immergersi nelle favole di duemila anni fa.
L’autore scelto è il celebre scrittore latino Fedro che, attraverso la voce degli animali protagonisti dei suoi racconti, è in grado, ancora oggi, di divertire e far riflettere conquistando un pubblico di tutte le età.Sulla terrazza di Palazzo Ferretti delle lettrici in abiti romani leggeranno le favole di Fedro ai giovani partecipanti per poi guidarli nella Sezione ellenistico-romana del MANM alla scoperta degli oggetti necessari alla scrittura degli antichi e di un personaggio molto particolare…Si tornerà poi sulla terrazza per il laboratorio con la scelta di uno dei personaggi protagonisti delle favole (volpe, topo, leone ecc,) e la loro successiva libera interpretazione da parte dei bambini stessi.Per adulti, genitori o accompagnatori, è prevista una visita guidata gratuita alle collezioni del MANMLaboratorio e visita didattica per bambini dai 6 ai 10 anni; numero massimo di partecipanti 40 con prenotazione obbligatoria entro le 19.30 del 28 luglio direttamente al Museo Archeologico Nazionale delle Marche (via Ferretti 6, Ancona) o telefonicamente allo 071/202602.Il laboratorio e la visita didattica per i bambini saranno gratuiti.Ingresso al museo secondo legge.

Orario: 21.30 – 24.00
Info: tel. 071 202602

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TED: questo non è un orsetto irriverente.

Secondo quanto definito dall’enciclopedia, creata dagli utenti,  Wikipedia, TED è:
TED (Technology Entertainment Design) è una conferenza che si tiene ogni anno a Vancouver, Columbia Britannica e, recentemente, ogni due anni in altre città del mondo. La sua missione è riassunta nella formula “ideas worth spreading” (idee che val la pena siano diffuse). Le migliori conferenze sono state pubblicate gratuitamente sul sito web del TED. Le lezioni abbracciano una vasta gamma di argomenti che comprendono scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altro”.
E’ stato creato questo sito che raccoglie tutte queste conferenze che hanno delle particolarità. Non durano più di una ventina di minuti o poco più, il che nel mondo odierno dominato dalla velocità e anche da una scarsa propensione all’attenzione, purtroppo, non è poca cosa. Inoltre il fatto che i relatori siano in grado di ironizzare e rendere l’ascolto divertente è interessante.
Tutti possono far parte di TED anche personaggi del calibro di Bill Clinton o Bill Gates.
Un aspetto che potrebbe essere negativo è che il sito è tutto in inglese e di conseguenza anche le videoconferenze. Tuttavia sul web si trova già un archivio di oltre 200 video già tradotti.
Tra i vari ve ne proponiamo uno, di Sherry Turkle che studia i nuovi metodi di comunicazione e di come questi possano influenzare positivamente, ma anche il più delle volte e sempre più spesso, negativamente la nostra vita.

[youtube_sc url=”https://www.youtube.com/watch?v=JveH4rqDkiw”]

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CON IL SANGUE AGLI OCCHI

ANTONIO MANCINI
Un boss della banda della Magliana si racconta con Sandro Ruotolo
Con la partecipazione di LUCA VIOLINI
Regia di BEPPE ARENA

23 luglio 2015
Viterbo / Piazza San Lorenzo h 21.00
TUSCIA OPERAFESTIVAL

0 locandina 1200x768

Ingresso libero
www.tusciaoperafestival.com

Ai lettori
“Ho conosciuto Antonio Mancini per lavoro. Ero andata a chiedergli
un’intervista per «Chi l’ha visto?». Mi aspettavo semplicemente
un ex killer e invece ho trovato un uomo pieno di
contraddizioni, con una vita terribile alle spalle e un presente
tormentato dai ricordi. E nonostante fosse restio a concedermi
l’intervista, gentile, con me, che continuavo a torturarlo con le
mie domande.
Abbiamo parlato per ore, io cercavo di saperne di più sulla
banda della Magliana e sul ruolo che l’organizzazione criminale
poteva aver avuto nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma
Antonio Mancini mi raccontava anche del suo presente, dei
portatori di handicap, o dolenti, come li chiama lui, dei quali si
sta occupando. E mischiando i due argomenti a un certo punto
mi ha detto: «Ogni volta che ne abbraccio uno mi sembra che
una delle gocce di sangue che ho versato torni indietro, e questo
mi dà un po’ di sollievo».
Poi mi ha precisato che molti hanno scritto e detto della
banda della Magliana, ma erano quelli che ne stavano fuori,
e che lui, da dentro, avrebbe potuto spiegare quello che era
successo in quegli anni. Così ha cominciato a raccontarmi la
sua storia, e io a scriverla. Abbiamo iniziato un percorso fatto
di parole, di ricordi, e anche di litigi. È per me una storia di
sangue e di incomprensibili omicidi. Una storia di criminali,
ma non solo. È anche molto di più, è parte integrante di tanti
misteri italiani.
Forse la struttura di questo libro ricorderà quella del romanzo,
ma purtroppo questa è la verità raccontata da Mancini;
questa è la sua storia, questi sono i fatti che ha vissuto o che gli
hanno riferito i compagni di malavita. Devo però precisare che
molti dei protagonisti di questo libro non sono stati ritenuti
responsabili dei reati gravissimi di cui parla Mancini, tanto che
le prime inchieste giudiziarie sugli uomini della banda si sono
concluse con molte assoluzioni.
La prima grande inchiesta, che inizia nel 1985, finisce l’8
febbraio 1986, quando il Tribunale di Roma manda assolti
quasi tutti gli imputati. La giustizia non riconosce neppure l’esistenza
della banda della Magliana. Il secondo grande processo
arriva dopo le dichiarazioni fiume di Fulvio Lucioli, detto er
sorcio. Il 23 giugno 1986 la Corte d’Assise di Roma condanna
una trentina di esponenti, il 27 giugno 1987 la Corte d’Appello
conferma, ma il 14 giugno 1988 la Prima sezione penale della
Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Corrado Carnevale,
annulla processo e condanne, bacchettando i giudici di
primo e secondo grado per aver creduto senza approfondimenti
a un «delatore». Nel frattempo ci sono state le confessioni di
Claudio Sicilia, nel marzo dell’87. La procura della Repubblica^
decide l’arresto di decine di persone. Passano due settimane, e il^
Tribunale del Riesame annulla tutti i provvedimenti e revoca i
mandati di cattura. Solo alla metà degli anni Novanta si avranno
severe condanne, ma per alcuni protagonisti, già morti, i
fatti e le vicende criminose che Mancini e altri pentiti attribuiranno
loro non hanno formato oggetto di processi penali, così
che c’è chi è deceduto da incensurato.
In particolare per quanto riguarda Enrico De Pedis, detto
Renatino, non vi è una sola sentenza che lo abbia condannato
per sequestro di persona, omicidio o altro. Prima della sua
morte era stato assolto da tutti i reati ascrittigli con sentenze
passate in giudicato.
Io ho ascoltato Antonio Mancini e letto le sue deposizioni
davanti alla Corte, e c’è un suo interrogatorio che per me è
il motivo di inizio e di conclusione di questo libro: «Vorrei
aggiungere, rivolgendomi alla Corte, che ha contribuito a far
maturare il mio proposito di collaborare con la giustizia il senso
di disgusto, vorrei dire di nausea, che ha suscitato in me il
rendermi conto che io, come altri partecipanti della banda della
Magliana, siamo stati usati, strumentalizzati per fini di bassa
politica che nulla avevano a che fare né con i nostri interessi
né con i nostri obiettivi. Non voglio sostenere di essere stato
un santo, ma vi è un limite a tutto, anche alla delinquenza.
Ho pagato per le mie colpe e sono pronto a pagare ancora se
necessario, ma intendo scindere la mia responsabilità morale da
quella di altre persone che, pur se non hanno mai materialmente
azionato un grilletto, ritengo che siano moralmente peggiori
di me e dei miei amici».
Antonio ora dice di essere un altro.
E ve lo dovete immaginare nel suo piccolo monolocale,
mentre mi racconta, fumando una sigaretta, e chiedendomi di
alzare la voce, perché è un po’ sordo: «per le pistolettate», come
mi ha spiegato con la sua solita ironia.”

Da libro di
Federica Sciarelli
con Antonio Mancini
“Con il sangue agli occhi
Un boss della banda
della Magliana si racconta”
Proprietà letteraria riservata

 Schermata 2015-07-21 a 18.18.24

 

© 2007 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-08271-6
Prima edizione Rizzoli 2007
Prima edizione BUR Best luglio 2015

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CON IL SANGUE AGLI OCCHI

ANTONIO MANCINI
Un boss della banda della Magliana si racconta con Sandro Ruotolo
Con la partecipazione di LUCA VIOLINI
Regia di BEPPE ARENA

23 luglio 2015
Viterbo / Piazza San Lorenzo h 21.00
TUSCIA OPERAFESTIVAL

0 locandina 1200x768

Ingresso libero
www.tusciaoperafestival.com

Ai lettori
“Ho conosciuto Antonio Mancini per lavoro. Ero andata a chiedergli
un’intervista per «Chi l’ha visto?». Mi aspettavo semplicemente
un ex killer e invece ho trovato un uomo pieno di
contraddizioni, con una vita terribile alle spalle e un presente
tormentato dai ricordi. E nonostante fosse restio a concedermi
l’intervista, gentile, con me, che continuavo a torturarlo con le
mie domande.
Abbiamo parlato per ore, io cercavo di saperne di più sulla
banda della Magliana e sul ruolo che l’organizzazione criminale
poteva aver avuto nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma
Antonio Mancini mi raccontava anche del suo presente, dei
portatori di handicap, o dolenti, come li chiama lui, dei quali si
sta occupando. E mischiando i due argomenti a un certo punto
mi ha detto: «Ogni volta che ne abbraccio uno mi sembra che
una delle gocce di sangue che ho versato torni indietro, e questo
mi dà un po’ di sollievo».
Poi mi ha precisato che molti hanno scritto e detto della
banda della Magliana, ma erano quelli che ne stavano fuori,
e che lui, da dentro, avrebbe potuto spiegare quello che era
successo in quegli anni. Così ha cominciato a raccontarmi la
sua storia, e io a scriverla. Abbiamo iniziato un percorso fatto
di parole, di ricordi, e anche di litigi. È per me una storia di
sangue e di incomprensibili omicidi. Una storia di criminali,
ma non solo. È anche molto di più, è parte integrante di tanti
misteri italiani.
Forse la struttura di questo libro ricorderà quella del romanzo,
ma purtroppo questa è la verità raccontata da Mancini;
questa è la sua storia, questi sono i fatti che ha vissuto o che gli
hanno riferito i compagni di malavita. Devo però precisare che
molti dei protagonisti di questo libro non sono stati ritenuti
responsabili dei reati gravissimi di cui parla Mancini, tanto che
le prime inchieste giudiziarie sugli uomini della banda si sono
concluse con molte assoluzioni.
La prima grande inchiesta, che inizia nel 1985, finisce l’8
febbraio 1986, quando il Tribunale di Roma manda assolti
quasi tutti gli imputati. La giustizia non riconosce neppure l’esistenza
della banda della Magliana. Il secondo grande processo
arriva dopo le dichiarazioni fiume di Fulvio Lucioli, detto er
sorcio. Il 23 giugno 1986 la Corte d’Assise di Roma condanna
una trentina di esponenti, il 27 giugno 1987 la Corte d’Appello
conferma, ma il 14 giugno 1988 la Prima sezione penale della
Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Corrado Carnevale,
annulla processo e condanne, bacchettando i giudici di
primo e secondo grado per aver creduto senza approfondimenti
a un «delatore». Nel frattempo ci sono state le confessioni di
Claudio Sicilia, nel marzo dell’87. La procura della Repubblica^
decide l’arresto di decine di persone. Passano due settimane, e il^
Tribunale del Riesame annulla tutti i provvedimenti e revoca i
mandati di cattura. Solo alla metà degli anni Novanta si avranno
severe condanne, ma per alcuni protagonisti, già morti, i
fatti e le vicende criminose che Mancini e altri pentiti attribuiranno
loro non hanno formato oggetto di processi penali, così
che c’è chi è deceduto da incensurato.
In particolare per quanto riguarda Enrico De Pedis, detto
Renatino, non vi è una sola sentenza che lo abbia condannato
per sequestro di persona, omicidio o altro. Prima della sua
morte era stato assolto da tutti i reati ascrittigli con sentenze
passate in giudicato.
Io ho ascoltato Antonio Mancini e letto le sue deposizioni
davanti alla Corte, e c’è un suo interrogatorio che per me è
il motivo di inizio e di conclusione di questo libro: «Vorrei
aggiungere, rivolgendomi alla Corte, che ha contribuito a far
maturare il mio proposito di collaborare con la giustizia il senso
di disgusto, vorrei dire di nausea, che ha suscitato in me il
rendermi conto che io, come altri partecipanti della banda della
Magliana, siamo stati usati, strumentalizzati per fini di bassa
politica che nulla avevano a che fare né con i nostri interessi
né con i nostri obiettivi. Non voglio sostenere di essere stato
un santo, ma vi è un limite a tutto, anche alla delinquenza.
Ho pagato per le mie colpe e sono pronto a pagare ancora se
necessario, ma intendo scindere la mia responsabilità morale da
quella di altre persone che, pur se non hanno mai materialmente
azionato un grilletto, ritengo che siano moralmente peggiori
di me e dei miei amici».
Antonio ora dice di essere un altro.
E ve lo dovete immaginare nel suo piccolo monolocale,
mentre mi racconta, fumando una sigaretta, e chiedendomi di
alzare la voce, perché è un po’ sordo: «per le pistolettate», come
mi ha spiegato con la sua solita ironia.”

Da libro di
Federica Sciarelli
con Antonio Mancini
“Con il sangue agli occhi
Un boss della banda
della Magliana si racconta”
Proprietà letteraria riservata

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© 2007 RCS Libri S.p.A., Milano
ISBN 978-88-17-08271-6
Prima edizione Rizzoli 2007
Prima edizione BUR Best luglio 2015

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