Paolo Volponi e Urbino

In occasione dell’uscita  nostro lunedì – numero 2
Paolo Volponi
e Urbino / 23 maggio Ridotto Teatro Sanzio – sala del maniscalco

Paolo Volponi e Urbino

Primavera del 2010, una giornata trascorsa bighellonando per le colline dell’interno pesarese, meta principale Frontone e il suo castello, e poi Acqualagna, Urbania, e sulla strada del ritorno come puoi non soffermarti per gettare uno sguardo sulla gemma di Urbino, lo splendido Palazzo Ducale…Poi, come spesso capita, archiviate le immagini tra le migliaia che intasano la memoria del pc, te ne dimentichi in attesa che qualcuno ti dia un buon motivo di riprenderle.
E quel qualcuno è arrivato, Francesca e Francesco stanno preparando una uscita di “nostro lunedì” dedicato ad Urbino… e così cerchi nell’archivio e ti escono alcune “immagini-cartolina”, con i bei colori caldi del tramonto urbinate in una giornata di sole, belline ma come se ne vedono troppe in giro.
Sono un amante del bianconero, e così mi metto al lavoro, converto, contrasto, rinforzo, e ne sono uscite queste immagini, con molta grana, come piacciono a me, ma spero anche a voi.

Sauro Marini

 

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LE PAROLE DELLA FILOSOFIA

Festival del pensiero 2013
“LE PAROLE DELLA FILOSOFIA”

Rassegna ideata e curata da Giancarlo Galeazzi
promossa dal Comune di AnconA
in collaborazione con la Società Filosofica Italiana di Ancona

XVII edizione dedicata a: Linguaggi e Comportamenti

INCONTRI CON I FILOSOFI
Teatro Sperimentale “Lirio Arena”
Via Redipuglia 57 , Ancona

LINGUAGGI > INCONTRARE L’ALTRO

Persuasione
SILVANO PETROSINO

Università Cattolica di Milano
Lunedì 20 maggio 2013 ore 21.00

Silvano Petrosino (Milano 1955) è professore di Filosofia morale e di Filosofia della comunicazione presso l’Università Cattolica di Milano. Collabora con il quotidiano Avvenire. Si è occupato di vari orientamenti della filosofia francese contemporanea, dedicando in particolare studi all’opera di Lévinas e Derrida. Tra i suoi libri ricordiamo: Fondamento ed esasperazione e (con Enrico Garlaschelli) Lo stare dell’uomo: sul senso dell’abitare e sul suo dramma (pubblicati da Marietti nel 1992 e 2012), Capovolgimenti: la casa non è una tana, l’economia non è il business, Visione e desiderio: sull’essenza dell’invidia, e  Soggettività e denaro: logica di un inganno (pubblicati da Jaca Book nel 1992, 2008 e 2012); L’esperienza della parola e Ripensare il quotidiano (pubblicati da Vita e Pensiero nel 2002 e 2012); L’eros della distruzione: seminario sul male (Il Nuovo Melangolo 2010), Lo stupore (Interlinea 2012).

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Filosofia in tv!

Gabriella Papini intervista il filosofo Giancarlo Galeazzi per E’TVMarche, canale 12 del digitale. Negli studi televisivi ad Ancona Baraccola un energico faccia a faccia tra un’accanita giornalista e un audace ma severo professore per raccontare di filosofia oggi.
A cosa serve? Aiuta a vivere meglio? Troppi filosofi nei talk show? Molti libri ma poco letti? L’impronta di Jacques Maritain, i compagni di viaggio, le pubblicazioni e gli eventi (come il Festival “Le parole della filosofia” che compie 10 anni), l’insegnamento e gli allievi, la Società Filosofica italiana di Ancona, la famiglia e gli affetti. Un ritratto a tutto tondo.

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LE FORME DEL VIAGGIO. DOMENICHE INSOLITE NEI MUSEI DELLA PROVINCIA!


 LE FORME DEL VIAGGIO. DOMENICHE INSOLITE NEI MUSEI DELLA PROVINCIA
Dieci appuntamenti ricchi di attività e laboratori per tutta la famiglia

 Le domeniche dal 19 maggio al 30 giugno, un calendario di eventi nei musei della Provincia.

Inizia il 19 maggio un ciclo di appuntamenti ricco di attività per tutta la famiglia. Il filo conduttore dell’iniziativa sarà il tema del viaggio, che grazie ai laboratori verrà esplorato in tutte le sue forme: spaziale, temporale, immaginaria e sensoriale.
Gli eventi si svolgeranno in diversi musei della Provincia: dalla rocca di Mondavio al castello di Gradara, dall’area archeologica di Colombarone al Palazzo Malatestiano di Fano, dal Palazzo Ducale di Pesaro a quello di Urbania, dalla Pescheria agli Orti Giulii e l’osservatorio Valerio di Pesaro, dal Museo del Balì alla Quadreria Cesarini di Fossombrone, fino al borgo di Peglio.
Un’occasione per visitare le attrazioni culturali del territorio e trascorrere una piacevole domenica in famiglia
.
Il progetto “Le forme del Viaggio” si propone un duplice scopo: valorizzare le strutture e le associazioni museali del territorio provinciale e avvicinare il grande pubblico al bene culturale. Attraverso la realizzazione di laboratori di didattica museale, riproposti sotto forma di eventi culturali, la manifestazione punta a far conoscere e approfondire la ricchezza storica, artistica e scientifica della provincia di Pesaro-Urbino.
L’iniziativa è a cura di Museo sarai tu! un progetto di rete didattica museale della Provincia di Pesaro e Urbino, ideato e realizzato per rafforzare l’importante legame tra scuola, territorio e museo. La rete coniuga diverse realtà specializzate nella didattica museale che operano nel territorio.

 Tutti gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito.

 Per informazioni e dettagli controllare il sito www.museosaraitu.it
e la pagina FB/Museo Sarai Tu aggiornata in tempo reale.

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nostro lunedì – al salone internazionale del libro 2013!

É  la creatività il filo conduttore del SALONE INTERNAZIONALE DEL LIBRO di TORINO 2013. Anche quest’anno nostro lunedì conferma la sua presenza presso lo stand della Regione Marche – padiglione 2 di lingotto fiere – j10 – k09 –
A  “Paolo Volponi e Urbino” è dedicato il numero 2 della nuova serie
presentazione venerdì 17 maggio 2013 ore 19.30/20.00
con Francesco Scarabicchi, Fiorenza d’Alessandro e Francesca Di Giorgio

A  Paolo Volponi e Urbino è dedicato il numero 2 della nuova serie qualificando la congiunzione corsiva come ponte di collegamento esistenziale, civile, sociale, storico e artistico che coniuga le forme, i contenuti e gli stili, tra parola e sguardo, tra scrittura e pittura, per restare ad un “amore appassionato ed esclusivo” (Antonio Paolucci) di Volponi che troverà il suo culmine nella doppia donazione, tra il 1991 e il 2003, di diciannove dipinti alla Galleria nazionale delle Marche che ha sede in Palazzo Ducale. Binomio davvero inscindibile quello di uno fra i maggiori scrittori del Novecento e la sua origine. Per indagare e capire i relami e la trama dei legami ci siamo avvalsi di contributi che mettessero in luce proprio la rete tessuta intorno, dentro e fuori le mura ducali, tra la piazza e i confini d’Appennino, le Marche e oltre. Così prosa e verso segnano latitudine e longitudine di un destino d’autore che ha alternato, nei confronti della propria “patria” o “matria”, condivisione e contrasto, contraddizione e distanza, complicità e ribellione, prossimità e distacco, come ogni amore al quale si è concesso tutto perché tutto ha dato e ha tolto. In un contesto di plurali apporti di intelligenza e singolarità, si è anche tentato di allontanarci dai “luoghi comuni” testuali e di immagine per consentire ulteriori esperienze con libri di enorme ampiezza, da L’antica moneta del ’55 a La strada per Roma del ’91. Due passaggi nodali guidano il viaggio: l’intervista a Emanuele Zinato, curatore dell’opera integrale di Volponi per Einaudi, e l’altra, a Volponi, ad opera  del sottoscritto, registrata, in due tempi, nel 1974 e nel 1976, nella casa urbinate di Via degli Orti.

    f.s.

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Paolo Volponi e Urbino

Oggi per voi, tre desktop realizzati con  suggestive immagini, curate da  Giampiero Bianchi, e gentilmente concesso per il numero speciale su “Paolo Volponi e Urbino” della nuova serie del periodico nostro lunedì.

 

 

In occasione dell’uscita  nostro lunedì – numero 2
Paolo Volponi
e Urbino / 23 maggio Ridotto Teatro Sanzio – sala del maniscalco

Paolo Volponi e Urbino

Quella di oggi è una società con pochi desideri e molti bisogni di frequente confusi tra loro. Il bisogno è qualcosa che preme per la sua urgenza e necessità di un appagamento immediato, ed è legato alla velocità e a una precisa mancanza. Spesso, i bisogni sono indotti, dalla pubblicità, o dalle consuetudini che regolano funzioni sociali.
Queste foto nascono dal desiderio, che è la tensione di dare una forma alle cose, alla realtà, così da in-formare, cioè, ricevere forma dal desiderio. (io sono anche quello che desidero) Il desiderio indica l’attesa, l’attesa del bene che siamo noi, come persone, come uomini e donne. Mi hanno raccontato di recente, che una signora, da bambina voleva suonare il pianoforte. Per tanti motivi non riuscirà ad andare a scuola di piano. Poi il lavoro sarà un altro impedimento al suo sogno. All’età di 60 anni compra un pianoforte e va a scuola. Si desidera di non morire, ma è impossibile dire “ho bisogno di non morire”.
L’aggettivo italiano buono, si traduce dal greco “agathòn” che vuol dire “ciò che    merita stima” in questo caso, il paesaggio del Montefeltro, Non si sogna la violenza o il male, altrimenti si dice che è un incubo.
Non si può parlare di desiderio, senza parlare del suo termine di tendenza, il bene. Quindi ciò che è buono, che come sapete per la tradizione socratica. coincide anche con il bello. Consideriamo ora l’etimologia della parola.
Nell’antico latino, “de-siderare” significa osservare  le stelle “sidera=stelle” con attenzione: “la particella “de” ha infatti valore intensivo”. Si allude con ciò a qualcosa di non determinato, che però attrae lo sguardo al di sopra delle cose che sono a disposizione dell’esperienza. Qui abbiamo i cieli come uno degli oggetti del desiderio, il cielo sta al di sopra della terra, in alto, in relazione con essa, non può esistere un paesaggio così come quello che vedete, senza un cielo che ne definisce le zone, ora in luce o in ombra.
In un certo senso non si può parlare di paesaggio senza citare il suo cielo.
Ogni foto è il prodotto di un tempo, spesso piuttosto lungo.
Ogni foto ha dietro una persona invisibile, ma per me presente  come ricordo o affetto, sentimenti che in un certo modo hanno acceso il fare e l’andare.
Quindi il mio desiderio, è anche il desiderio di un’ altro, e forse spero, lo sarà di un’ altro, di un’ altro ancora e così via. Se un tempo lungo ha prodotto queste foto, attraverso l’attesa della luce del mattino o della sera: le stagioni, la conformazione delle nuvole, la qualità della purezza dell’aria o di quel particolare che appartiene alla storia, illuminato in un certo modo. L’attimo dello scatto invece, è una frazione di secondo,  una breve scintilla che ferma un insieme di fortunate coincidenze, è questo brevissimo tempo, che spesso perdiamo, che cerca il dialogo con l’eternità.

Giampiero Bianchi

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LE PAROLE DELLA FILOSOFIA

Festival del pensiero 2013
“LE PAROLE DELLA FILOSOFIA”

Rassegna ideata e curata da Giancarlo Galeazzi
promossa dal Comune di Ancona
in collaborazione con la Società Filosofica Italiana di Ancona

XVII edizione dedicata a: Linguaggi e Comportamenti

A SCUOLA DI FILOSOFIA
con Giancarlo Galeazzi

Aula presso
La Facoltà di Economia e Commercio
Piazzale Martelli,  Ancona
Gentilmente concessa dall’Università Politecnica delle Marche

COMPORTAMENTI > STILI DI VITA

Benevolenza
Mercoledì 15 maggio 2013 ore 17.00

Giancarlo Galeazzi (Ancona 1942) è docente stabile di Filosofia al Polo teologico marchigiano dell’Università Lateranense. E’ presidente della Società filosofica italiana di Ancona. Ha tenuto corsi di epistemologia all’Università di Urbino e per i dottorandi dell’Università Politecnica delle Marche. E’ socio dell’Accademia marchigiana di scienze lettere e arti. E’ stato collaboratore de L’Osservatore Romano. Ha curato i volumi: Scienza e filosofia oggi (Massimo 1978), Filosofia e scienza nella società tecnologica e Gadamer a confronto (Angeli 2006 e 2003). Ha collaborato ai volumi: Filosofia e scienze della natura (Massimo1987), Jacques Maritain e le scienze umane e La contemporaneità filosofica tra analitici e continentali (Angeli 1980 e 1988). E’ autore dei volumi: Personalismo, (Bibliografica1999), Persona, società e educazione in Jacques Maritain  e Jacques Maritain, un filosofo per il nostro tempo (Massimo1978 e1998).

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Le opere di Danilo Santinelli

La ricerca pittorica di Danilo Santinelli

Come le nubi non siamo né uno stato né un oggetto, ma una transizione. Questa fatica e gioia del transitare spero di raccontare.
Questo fatto che da quando nasciamo iniziamo a scomparire mi emoziona tantissimo, siamo qui ora, siamo luce che illumina il buio, siamo energia di passaggio, siamo esplosioni negli occhi, nelle menti, nei cuori degli altri.

Danilo Santinelli è un libero professionista, opera come consulente per l’immagine e la comunicazione, cura progetti grafici per aziende ed etichette discografiche, realizza illustrazioni per il mercato editoriale.
Laureato in Storia dell’Arte presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, specializzazione in D.A.M.S. (Arti Visive) di Bologna. Docente di Illustrazione presso la Scuola Internazionale Comics sede di Jesi.Tiene un seminario sulla Percezione Visiva e la Retorica dell’Immagine presso la Scuola Internazionale Comics sede di Jesi.E’ stato docente presso la cattedra di Cinema Fotografia e Televisione della Facoltà di Economia di Macerata. La sua attività di libero professionista inizia nel 1998 come illustratore per il mercato editoriale: Il Manifesto, Diario della Settimana, Gruppo Hachette Rusconi, Bonanno Editore Edizioni Pequod, Tre Sei Scuola, Helbling Languages, Vanni Editore Gruppo Editoriale Marche, Cleup Editore, ecc.
Dal 2001 si occupa di progetti grafici per il mercato discografico con circa 250 titoli all’attivo, tra i nomi più illustri spiccano: Stefano Bollani, Enrico Rava, Roberto Gatto, Phil Woods, Enrico Pieranunzi, Renato Sellani, Lee Konitz, Chuck Israels, Franco D’andrea, Fabrizio Bosso ecc.
Sempre dal 2001 è attivo come consulente e grafico per la comunicazione aziendale: Rai Trade, Ministero degli Affari Esteri, Banca di Credito dei Farmacisti, Lega del Filo d’Oro, F.lli Guzzini, IMAIE, Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bicentenario della Nascita di Giuseppe Mazzini Alto Patronato del Presidente della Repubblica, MBB Ascensori, Complesso Commerciale Arcobaleno ecc.

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Da porte che non esistono più…

Da “nostro lunedì” numero cinque – Città,
un’articolo sulla città di Recanati

Di Norma Stramucci

Sul crinale di un colle, al centro storico si entra da porte che non esistono più. Anche belle e restaurate, ma che non aprono nulla. Marina, Romana, Nova, Cerasa, S. Domenico S. Filippo sono ormai solo i nomi da pronunciare per dire dove si è parcheggiata l’auto.
Ho l’impressione che questa parte di Recanati, nonostante le porte aperte, sia una stanza chiusa, con le sue pareti, il soffitto, i mobili persino. Un luogo chiuso e sereno. Chiuso il tempo in una mescolanza di storia nella quale convivono i merli ghibellini e una parabolica, le vestigia di un libero comune del XII secolo con i parcometri. E al centro della piazza la statua di Leopardi a testa china, chiuso anche lui su se stesso. Chiusa la statua da un reticolo che impedisce di avvicinarsi, mi vieta di cedere alla tentazione di colorarne di celeste gli occhi abbassati. Li guardo come lui guardava la luna, sempre la stessa. Quella statua è rimasta identica a quando ero bambina e non mi apparteneva l’immagine di un poeta fiero e bellicoso in cui non riconosco quel brutto pezzo di marmo che nessuno ha il diritto di toccare.
Il tempo di tutta la mia vita appartiene tanto a questa stanza chiusa quanto al suo orto-giardino nel quale ci si immerge uscendo dalle porte. Chiuso anch’esso con un recinto fatto di mare e monti, di colline sulle quali sorgono paesi che ci appartengono, poiché fanno  parte del nostro orizzonte. Queste le nostre vere mura, non la cerchia che ci vede passeggiare in ogni stagione e che nessuno più associa al nome di Francesco Sforza.
Nessuno al confine, nessuno dietro all’Adriatico, al Conero e ai Sibillini; tutt’al più, nella vallata, il ricordo dei Piceni e dei Romani che si confonde e si fonde con le industrie; che a loro volta toccano il grano, le barbabietole, gli ulivi.
Come al centro e nei quartieri, nei supermercati e nelle scuole, si mescolano  la vecchietta di Monte Volpino, l’assessore comunale, la donna in carriera con la badante polacca o rumena, il bambino macedone, il venditore del Senegal, la studentessa vietnamita e l’operaio albanese.
Nessuno qui, per rimanerci, arriva da vicino.  Tutti arrivano da quel mare che non ci vede che raramente partire. Tutti felici nel nostro borgo selvaggio.
Tutti tranne lui, che è voluto fuggire da una terra che palesemente amava.  Lui che fa parte di questo mio mondo chiuso, lui che respiro per le strade, col quale devo costantemente fare i conti, dal quale non posso prescindere avendo la presunzione di sentirmi intimamente e formalmente poeta.
Lui che ha abbattuto anche per me qualunque porta. Che mi ha reso possibile un’esistenza  serena in questo microcosmo, avendomi insegnato la via per riuscire a vedere e sentire, oltre qualunque limite, l’infinità dello spazio e del tempo, e condividere un principio di umana fraternità.

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