VII

Milena fissa il sole
come se lo stesse invocando
per una scottatura esilarante
vuole essere cenere
sperando che il vento
la soffi fuori…
superata la cinta
pensa…che ci sia
un mondo emozionato ad attenderla
fuggire vorrebbe
o vivere volando
come un’affascinante strega
risucchiata da una vertigine
di diossina…
ma quel diritto di sognare
la opprime già
nei minuti in cui si dà
come una ninfa…funebre
nell’apice di ogni orgasmo.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati
librolena-666x1024

VI

nei tuoi modi cementati
ho visto più volte
la gentilezza
di un baratro.
Alberato come una giungla
di celluloide,
saggio come la voce
dei citofoni
durante una eclissi
agli sguardi della parola
come un villaggio
che precipita in un porto
appena capace
di galleggiare grazie
allo scheletro convulsivo
dei suoi detrattori.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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V

la voce di Ciro
ha il carisma dei flaconi di tavor
che rivende dopo averli
sottratti all’infermeria
per comprarsi un po’ di vino
intenso come la vocazione
al suicidio che aleggia
nei suoi neuroni affaticati…
Dieci anni aveva
quando è stato abbandonato qui
per la sua diversità di “frocio”
doveva essere una punizione
la sua permanenza…poi è diventata
assenza…così gli hanno strappato la vita
dandola in pasto alle tenebre delle
sbarre…
se solo si potesse
prenotare un angolo di paradiso
lui lo meriterebbe…
-ho solo imparato a convivere – dice –
con l’urlo degli altri…tacendo
quando vengo stuprato dalla loro demenza –
Ciro è un paranoico e basta…
è l’unico che respira oltre le mura
guardando negli occhi
la paura della gente inquieta
almeno quanto un sognatore
affamato di colori.

 

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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III – Lena

Intina da almeno cinquant’anni
vive intrappolata
nella coscienza di una bambina.
Tutto il giorno
vaga tra i padiglioni
abbracciando una bambola
come se fosse l’unica erede
della sua estraneità…
la domenica pranza con noi
esile come una creatura innocente
si ciba d’incanto…
parola dopo parola
diventa sempre più libera
di abitare il suo poema apatico
ma pieno di bambole e silenzi
che pettinano l’ira impavida
dei suoi coinquilini…
la sua follia ha una logica
che la proietta nella libertà:
ha scelto di non essere donna
per contenere l’odore infernale degli uomini.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

librolena

Fernando Lena è nato a Comiso (RG) nel 1969 dove vive e lavora.
Diplomatosi all’Istituto d’arte ha fatto per alcuni anni l’orafo.
La poesia è stata sempre una dominante nel suo cammino esistenziale abbastanza tortuoso ,in vari periodi di silenzio editoriale ha pubblicato due libri fondamentali
e qualche silloge, il più recente a parte quello edito dalla Archilibri dal titolo
Nel Rigore Di Una Memoria Infetta“, è un poemetto edito Nei Quaderni Dell’Ussero
(Puntoacapo editrice) “La Quiete dei Respiri Fondati” è presente in alcuni blog
ed è stato finalista in premi (Tivoli Europa Giovani, Astrolabio, Vola alta la parola, Torre Dell’Orologio ecc..)

info@nostrolunedi.it
www.nostrolunedi.it

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info@liricigreci.it
www.liricigreci.it

V – Lena

la voce di Ciro
ha il carisma dei flaconi di tavor
che rivende dopo averli
sottratti all’infermeria
per comprarsi un po’ di vino
intenso come la vocazione
al suicidio che aleggia
nei suoi neuroni affaticati…
Dieci anni aveva
quando è stato abbandonato qui
per la sua diversità di “frocio”
doveva essere una punizione
la sa permanenza… poi è diventata
assenza… così gli hanno strappato la vita
dandola in pasto alle tenebre delle sbarre…
se solo si potesse
prenotare un angolo di paradiso
lui lo meriterebbe…
– ho solo imparato a convivere – dice –
con l’urlo degli altri… tacendo
quando vengo stuprato dalla loro demenza –
Ciro è un paranoico e basta…
è l’unico che respira oltre le mura
guardando negli occhi 
la paura della gente inquieta
almeno quanto un sognatore affamato di colori.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

librolena

Fernando Lena è nato a Comiso (RG) nel 1969 dove vive e lavora.
Diplomatosi all’Istituto d’arte ha fatto per alcuni anni l’orafo.
La poesia è stata sempre una dominante nel suo cammino esistenziale abbastanza tortuoso ,in vari periodi di silenzio editoriale ha pubblicato due libri fondamentali
e qualche silloge, il più recente a parte quello edito dalla Archilibri dal titolo
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IV – Lena

ogni camera
è un trionfo di piscio.
Dalla calce sale
la putrefazione
di quei sentimenti
sedati per sempre:
centimetro dopo centimetro
il pensiero è stato sterilizzato…
e forse ora
dalla banalità del male
germoglieranno soltanto
spine senza profumo,
rose vellutate di pietà.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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II – Lena

quanti dei nostri nomi
per saziare l’urlo della libertà…
così vi vedo: già morti
mentre lungo i viali
andate in cerca
di uno sguardo
fedele al mostro che vi divora…
“spesso ci provo
a rovistare
nel vostro dolore
ma non trovo un senso
a parte un inferno
scottante come un lager”
è troppo gelido il verbo
anche per un crocifisso.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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I – Lena

siete il nulla
sotto il sole apatico
di questa trincea.
Chiusi come bestie
ogni giorni
ascoltate i passi
per capire dov’è
l’inizio dell’abisso…
a volte è una certezza
essere domati dalla follia
o solo un incubo
che vi abbraccia
con camice interdette
stritolandovi di silenzio.

Fernando Lena
da “La quiete dei respiri fondati

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Manicomio di Aversa – Lena

Sono le 22 di una sera d’ottobre un po’ gelida.
Davanti a me queste mura altissime
inquietano allegramente poiché la vera prigione
è il caos che mi setaccia dentro.
Leggo scritto Manicomio per giunta criminale
forse mi merito un luogo come questo chissà,
in cinque anni d’oblio ho smesso di credere
in ogni bellezza. Aversa sembra una città estroversa
un po’ però avvitata nei suoi vicoli
poi erge questo villaggio della follia
come un cuore che batte
nonostante la strage del silenzio.
Il padiglione 5 per un anno
diventerà il luogo della mia rinascita?
è difficile pensarlo
quando vieni circondato da corpi
vivisezionati dall’elettroshock,
da qui già si sente
l’odore estremo dell’emarginazione,
le mie vene lo conoscono
come conoscono l’alito dei cadaveri
ma del tutto seppelliti dall’indifferenza civile….

Fernando Lena

Nota dell’Autore
Questo sonetto nasce dalla mia permanenza in un reparto del manicomio criminale
di Aversa. Anni fa a una nota comunità di recupero per tossicodipendenti era stato concesso uno di quegli edifici per la riabilitazione. Cosi nel lontano 1991-92 sono stato ospite assieme ad altri quindici ragazzi di quell’inferno mite che ancora oggi non so
se detestare o ricordare con nostalgia. È stato un incontro tra menti disilluse: le nostre bruciate da un’utopia totalmente sanguigna creata attraverso un codice virale che
ci avrebbe portato verso tragedie come l’HIV o AIDS fino all’urlo cardiaco di un overdose; le loro colpite da un male incomprensibile ma chimicamente manipolate dai psicofarmaci. Conviverci a generato in me uno sguardo poetico e crudele il quale a distanza di vent’anni mi ha spinto a riimmergermi in quel buio con la setssa rabbia che mi aveva concesso
già un motivo in più per credere alla libertà.

librolena

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