La scena nella scena

Mancava questo itinerario fotografico di Maggi attraverso il quale individuare l’opera urbana di Trubbiani, la sua presenza spirituale e artistica, la sua vocazione a dare storia e senso agli elementi che l’hanno colpito e di cui era inevitabile fissare la memoria, da San Cosma e Damiano al Duomo, dal sipario delle Muse alla cosiddetta Piazza Pertini.
La presenza forte e inconfondibile di Trubbiani è anche il legame civile tra questo scultore e la città dove, decenni fa, decise di lavorare e vivere.

Lo sguardo prensile di Maggi, attraverso il bianco e nero, acquista più drammaticità e unicità nella forma, tanto che il “teatro” di quell’universo, globalmente e singolarmente, acquista una forza drammatica così intensa che l’opera complessiva si fa scena nella scena, abitando le sette stazioni di questo breve viaggio che costituisce una sorta di “memoriale”, nella città, che accresce il patrimonio di Ancona, sebbene vi sia un grado di indifferenza talmente tenace da dare scoramento.
In quelle fessure di luce Maggi s’è inserito, cogliendone tutta la durezza e la morbidità.
Le sette scansioni in cui si articola la presenza metallica sono proprio i capitoli in cui si snoda l’itinerario, il percorso, il tragitto.

Un indirizzo che accompagna moltissime opere di questo artista è quello della lingua latina che probabilmente origina dalle terre di nascita di Trubbiani, da quella Helvia Recina, in quel luogo chiamato Villa Potenza dov’era l’officina del padre fabbro-ferraio.
Arcaicità del moderno e modernità dell’arcaico: le due sponde attraverso le quali ha operato da sempre, dai Progenitores alla Mater amabilis, per esempio.

 

Maggi definisce il catalogo per immagini e parole, lo puntualizza, lo segna con la fotografia, ne fa, paradossalmente, un modo per comprendere il lavoro complesso di una delle presenze più solitarie e acuminate del secondo Novecento che Ancona aspettava  senza saperlo e che questa mostra conferma.

 

Francesco Scarabicchi

 

dal 21 ottobre al 10 dicembre 2017

Magazzino Tabacchi –  Mole Vanvitelliana (Ancona)
Martedì – sabato: 17.30 – 20.00
Domenica: 10.00 – 12.00, 17.30 – 20.00
chiuso il lunedì

Showroom Contemporaneo
Lunedì 16.00 – 20.00
Martedì – sabato: 9.00 – 12.30, 16.00 – 20.00
Domenica: 17.30 – 19.30

Per Valeriano Trubbiani

Gli anni dei giorni, Valeriano, vanno,
della gentile vita, ad ardere nel fuoco,
nell’eterna fucina che non spegne
fiamma di brace e sogno.
Così le forme che abitano il tempo,
luce del buio più infinito e chiuso,
se appena lascia uno spiraglio al vento
che quel chiarore invita
a illuminare l’aria d’ogni nome.

Gli anni dei giorni, Valeriano, vanno,
ma un po’ si attarda la domanda persa,
quel chiedere ostinato in riva al senso,
l’interrogare che non ha mai fine,
il bussare alla porta che non s’apre,
l’insistere tenace, arreso niente
che guida i passi verso abisso e sponda.

Per cosa questa fede che non smette,
il bagliore che guida nella notte,
il lume tremolante di fiammella?
Per chi, se attorno è vuoto e bianco,
ovale di cornice senza volto?
Per l’unico destino che ci tiene
legati ad una sola dedizione.

 

Francesco Scarabicchi