In forma di parole

 

nostro lunedì n.7 - pensare

 

Colloquio con Gianni Scalia, Bologna, maggio 2006

“La filosofia ha la sua origine dall’amore e solo da questo. Il suo nome lo attesta “Philosophia”: amore della saggezza.

Come si deve intendere? L’accezione più ricorrente – bisogna ricercare la saggezza che non si possiede ancora – non conclude che a una banalità, un turismo. Ma essa di fatto ne maschera un’altra più radicale: la filosofia si definisce come “amore della saggezza” perché deve di fatto cominciare per amore, prima di pretendere di sapere.

Per giungere a comprendere, bisogna prima desiderare, detto altrimenti, stupirsi di non comprendere (e questo stupore anche offre un inizio alla saggezza), o ancora, soffrire di non comprendere, oppure, temere di non comprendere (e questo timore, ancora, apre alla saggezza). Continua a leggere

Carcere demolito

Scataglini

nostro lunedì n.4 - Scataglini


1
Come colpi d’aceta
sprofóndane tre mure
framezo ortighe scure
de sopra la breceta;

‘na fascia de cemento
d’indove el filspinato
se driza intorcinato
ie fa da sbaramento

e ‘n cancelo de legno
con lucheto e catena
(el verdeto e la pena
che se delma a congegno).

Co’ la demolizió
esta chioga quadrata
sortì come schiodata
da ‘na maledizió

de sbare e schiavardà,
d’aria fissa e de ronde,
de ore fate imonde
da la catività.

O raza de Caì,
adigatora al chiuso,
vedevi alzando el muso
le sòle ai secondì.

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Un’altra musica, un’altra Italia

 

forme

nostro lunedì n.2 - forme

Colloquio con Gastone Pietrucci

Quando e come nasce “La Macina”?

“La Macina” nasce nell’agosto ’68 perché ho avuto la fortuna, a Spoleto, mentre preparavo il mio esame di stato, di assistere allo spettacolo “Bella ciao” di Roberto Leydi e Filippo Crivelli, al Teatro Caio Melisso, durante il “Festival dei Due Mondi”. Fu per me una folgorazione giovanile. Conoscevo della musica e della canzone tutto quello che passava la radio di quei tempi: improvvisamente ho visto e sentito che c’erano un’altra musica e un’altra Italia che cantava, per parafrasare le note di regia dello stesso Crivelli, e da lì ho avuto la voglia imitativa di riproporre quelle cose perché, nella mia ingenua ignoranza di allora, ritenevo che la musica popolare fosse solo quella che avevo conosciuto a Spoleto, particolarmente lombarda e piemontese, attraverso Giovanna Marini, Caterina Bueno, Sandra Mantovani, solo per ricordarne alcuni. Per diversi anni ho frequentato il repertorio di quel disco. Poi, naturalmente, come comprendi bene, ho avuto bisogno di staccarmi da quel lavoro capendo che la musica popolare era presente in tutte le regioni grazie anche alla tesi universitaria che ho preparato sulla letteratura tradizionale e orale marchigiana e spoletina, partendo appunto dalla ricerca di tradizione e di oralità della mia terra e da lì non mi sono fermato più.

E la ricerca? Continua a leggere