Gli occhiali

 

Ora tutto è compiuto
al muro bianco
di piazzetta Sant’Anna
e basta poco
per condurti alla soglia.

Limpida nella luce,
ascolta ciò che resta:
lo scialle e quegli occhiali
accanto alla specchiera,

 i tuoi che ora non sanno
per quali occhi guardare.

Francesco Scarabicchi,
da
Il cancello, peQuod, 2001

Parco del Cardeto

Parco del Cardeto - Sentiero

Parco del Cardeto - Fiori

Una splendida e preziosa riserva di verde a pochi passi dal centro storico e a picco sul mare, il parco del Cardeto rappresenta una delle tante bellezze di questa città che vale la pena riscoprire.

Luogo nascosto e poco conosciuto dai turisti, ma anche da molti anconetani, è il più vasto parco urbano di Ancona, che con i suoi 35 ettari occupa le sommità dei colli Cappuccini e Cardeto.

E’ impagabile l’emozione che si prova percorrendo il parco, dove oltre ai luoghi di valore storico e a un ambiente naturale incantevole, potrete ammirare le bellezze della città e della costa da numerosi punti panoramici strategici che vi lasceranno senza fiato!


Roberta e Chiara

per Lirici Greci comunicazione

Lo scintillio

 

 

libri

nostro lunedì n.3 - libri

Umberto Fiori

Se penso ai libri che hanno influenzato la mia vita, la mia storia, il primo che mi viene in mente è un volumetto di poche pagine, un’edizione per ragazzi della Divina Commedia con le illustrazioni di Doré, che un amico di famiglia mi regalò per il mio decimo compleanno (1959). Quel regalo fu il primo contatto diretto (non scolastico, voglio dire) con la poesia, e mi inorgoglì come un’investitura.

Imparavo a memoria terzine e terzine, contemplavo per ore Caronte scarmigliato sulla sua piroga, Minosse con la corona in testa, la coda avvinghiata ai muscolacci da lottatore. Di lì a poco (avevo dodici anni) qualcun altro mi regalò gli “Ossi di seppia” e “Le occasioni” di Montale, nell’edizione dello “Specchio” Mondadori, che allora (primi anni ’60) era – anche graficamente – splendida. Tutto mi piaceva in quei libri: i vasti bianchi della pagina, lo spazio tra il titolo e il testo, i caratteri. Montale me l’aveva già fatto conoscere la mia insegnante di lettere delle scuole medie (una donna eccezionale che oltre a Omero e Catullo, Carducci e Pascoli, ci faceva leggere i poeti contemporanei, italiani e stranieri), ma per la prima volta lo avevo lì, per intero, tutto mio. Dei versi, ovviamente, capivo quel poco che può capire un ragazzino di quell’età: non c’erano note a soccorrermi, e nulla sapevo di Annetta-Arletta, di Boutroux e compagnia. A sedurmi – in quel corpo a corpo col testo – era la corrispondenza tra la materia austera e sensuale delle parole degli “Ossi” (il mio Montale preferito, ancora oggi) e il paesaggio del Levante ligure, nel quale ero cresciuto. In quelle pagine sentivo la presenza delle cose più familiari (agavi, scogli, greti, muretti, isole, mare) vibrare e farsi più vera in una lingua che era la mia lingua, ma come lievitata, radiante. Il suono e il ritmo di quella rappresentazione, di quella ri-presentazione del mondo, mi hanno formato da capo a piedi. Se ho un po’ di orecchio, è di lì che viene. Continua a leggere

Il Museo del Brigantaggio di Cellere

 

Museo del Brigantaggio - Galleria di personaggi

Il Museo del Brigantaggio, nel piccolo paese di Cellere, fa parte del Sistema museale del Lago di Bolsena.

Il museo è il risultato di un’intelligente opera di ristrutturazione di un vecchio mattatoio, trasformato in uno stimolante spazio multimediale in cui la storia si evolve e si attualizza grazie alle nuove tecnologie.
Il piano terra rappresenta le ragioni storiche e le fonti documentarie coeve al brigantaggio, in una scenografia che ripropone simbolicamente il bosco (la tradizione) e il treno (la modernità delusa). Una foresta in cui addentrarsi ascoltando suoni, manipolando pareti, cassetti, spiragli, botole, osservando filmati.

Il secondo piano rende conto dell’immaginario che ha mantenuto vivo fino ad oggi il personaggio Tiburzi. Le storie, le vicende e gli esiti della vita del famoso brigante cellerese restituite attraverso una serie di installazioni multimediali.
Di particolare suggestione è la taverna del brigante, spazio dedicato all’immagine del brigante nei suoi usi contemporanei: dalla narrazione leggendaria al marchio di fabbrica.

Dott.ssa Lucia Cataldo

 

Museo del Brigantaggio (Ex mattatoio)
Via Marconi, 20
01010 Cellere (VT)
Dal lunedì al venerdì: tel. 0761-451791 int. 5; 339-5716275
Sabato e domenica: tel. 0761-451556

info@museobrigantaggiocellere.it
www.museobrigantaggiocellere.it

orario di apertura:

1 gennaio – 31 dicembre: da ven a dom 10.00-13.00 // 15.00-19.00

Dal museum theatre al digital storytelling. Nuove forme della comunicazione museale fra teatro, multimedialità e narrazione.
Il nuovo libro di Lucia Cataldo, che tratta tutti gli aspetti legati al termine ‘teatro al museo’.
Chi è interessato, può acquistare il libro qui


Un giorno

Oh quanto pesa un giorno
di miserie e lividi,
l’anima che si strama,
le parole cadute
senza amore, l’ombra
che ho salutato
solo con l’abitudine
e questa sera grigia
in cui la vita
si fa così vicina
ed io non ne so niente.

Francesco Scarabicchi,
da
Il cancello, peQuod, 2001

 

Un’altra musica, un’altra Italia

 

forme

nostro lunedì n.2 - forme

Colloquio con Gastone Pietrucci

Quando e come nasce “La Macina”?

“La Macina” nasce nell’agosto ’68 perché ho avuto la fortuna, a Spoleto, mentre preparavo il mio esame di stato, di assistere allo spettacolo “Bella ciao” di Roberto Leydi e Filippo Crivelli, al Teatro Caio Melisso, durante il “Festival dei Due Mondi”. Fu per me una folgorazione giovanile. Conoscevo della musica e della canzone tutto quello che passava la radio di quei tempi: improvvisamente ho visto e sentito che c’erano un’altra musica e un’altra Italia che cantava, per parafrasare le note di regia dello stesso Crivelli, e da lì ho avuto la voglia imitativa di riproporre quelle cose perché, nella mia ingenua ignoranza di allora, ritenevo che la musica popolare fosse solo quella che avevo conosciuto a Spoleto, particolarmente lombarda e piemontese, attraverso Giovanna Marini, Caterina Bueno, Sandra Mantovani, solo per ricordarne alcuni. Per diversi anni ho frequentato il repertorio di quel disco. Poi, naturalmente, come comprendi bene, ho avuto bisogno di staccarmi da quel lavoro capendo che la musica popolare era presente in tutte le regioni grazie anche alla tesi universitaria che ho preparato sulla letteratura tradizionale e orale marchigiana e spoletina, partendo appunto dalla ricerca di tradizione e di oralità della mia terra e da lì non mi sono fermato più.

E la ricerca? Continua a leggere

Museo della preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese

 

Cortile della Rocca Farnese

Il Museo della preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese si trova nella parte più alta di Valentano, ospitato nella monumentale Rocca Farnese sapientemente restaurata, nel cuore del centro storico.

Il museo è collocato all’interno della Rocca Farnese e si sviluppa in due diverse sezioni principali. La sezione della Preistoria espone i reperti dell’Alto Lazio risalenti al periodo che va dal Paleolitico inferiore (più di 500.000 anni fa) alla prima età del Ferro (IX-VII sec. a.C.).

L’altra sezione è riservata al Medioevo e al periodo rinascimentale e riguarda lo sviluppo di Valentano e del suo territorio dall’Alto Medioevo (VII sec.) fino all’età contemporanea; in particolare viene presa in considerazione la storia della famiglia Farnese dal 1300 al 1600.

A tale proposito risulta molto interessante la ricchissima raccolta di ceramiche, con pregevoli maioliche, rinvenute nei butti del castello, tra cui segnaliamo il corredo matrimoniale di Pier Luigi Farnese e Gerolama Orsini (1519). Continua a leggere

Armeria

 

Parlavi di non so quale amore,
un altro prima di me
ed io seguivo, con gli occhi,
un’armeria ormai chiusa,
anch’essa, come noi, appoggiata
ad una stessa notte,
e dei fucili in fila
nella rastrelliera,
l’ombra immobile e fredda.

Volevo fossi un’altra
–  pensando alla tua bocca
come a un bacio –
ma non l’ho detto, cara,
ho solo sussurrato:
« Riapriranno la caccia ».

 

Francesco scarabicchi,
da
Il cancello, peQuod, 2001

 

Cinema d’essai

 

scene

nostro lunedì n.1 - scene

Massimo Raffaeli

Il cinema non era un cinema ma uno dei teatri ottocenteschi tipici delle Marche: platea da cento posti (sedie scomode, cigolanti) e file di palchi color panna, con la bordatura di velluto crèmisi, un gran lampadario rococò. La guerra l’aveva distrutto e la facciata era stata ricostruita in marmo fascista, come una stazione ferroviaria o il palazzo delle poste, alla Piacentini. Chiaravalle l’aveva utilizzato, nel tempo, per le compagnie di giro, i veglioni, i comizi, le premiazioni della Befana e i raduni delle associazioni benemerite. Era un cinema da seconde visioni e d’estate diventava glaciale, l’aria sapeva di rinchiuso e del tanfo delle sigarette. Ci andavano gli scapoli e i ragazzi del paese, dopo il biliardo e le carte. La domenica, molta gente di campagna e delle frazioni. Molti entravano a spettacolo iniziato, il cinema era un divertimento, uno svago, e nient’altro.

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Museo territoriale del lago di Bolsena

Trono delle Pantere

Il Museo territoriale del lago di Bolsena, presenta la documentazione geologica, archeologica, naturalistica e demoetnoantropologica proveniente dal territorio di Bolsena, indirizzando al tempo stesso i visitatori verso gli altri poli museali del territorio, raccolti nel Sistema museale del lago di Bolsena.

Nella sezione geologica sono esposti diversi campioni di rocce locali, prodotte dalla lunga attività del Complesso Vulsino, tra le quali si segnala una grande bomba vulcanica.

L’età dei metalli è testimoniata da reperti dell’età del bronzo e del ferro, in gran parte provenienti da insediamenti sommersi dal progressivo innalzamento di livello del lago di Bolsena e attualmente dispersi sui fondali lacustri. I corredi funerari e le terrecotte architettoniche attestano la presenza nella zona della civiltà etrusca e romana e sono testimonianza dell’importanza avuta tra il III sec.a.C. e il IV sec.d.C. dalla città di Volsinii, antenata dell’odierna Bolsena.

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