Sui gradini del mondo

Un’epigrafe.

Guarda la notte che non si dirada
sui gradini del mondo, tu che siedi
dove più forte è il vento di ogni strada:
questo il presente della storia, il lutto
reso ai dove del niente, la contrada
di passi che si perdono, il delitto
nel silenzio dei nomi quando avara
è la virtù del sogno che condanna
gli uomini al loro nulla, a una memoria
di volti senza voce, a un’ombra bianca;
altro non chiedi, nella luce che tocca
la morte che non vedi e che ti affianca,
se la pietà, nel freddo, non ti parla,
se vivere è soltanto quel che
devi.”

Francesco Scarabicchi,
da Il cancello, peQuod, 2001

Secondo appuntamento con Paolo Marasca

 

Come già annunciato la settimana scorsa, anche per questo martedì abbiamo deciso di dare spazio allo scrittore anconetano Paolo Marasca, del quale pubblichiamo un nuovo brano, tratto dal suo secondo romanzo, in uscita a breve.

Di sera il cieco non farebbe caso al buio ma all’aria piuttosto, che si raffredda in pochi istanti scorrendo sulla roccia e penetrando nelle grotte. Si alza il vento, e il caldo del giorno resiste un po’ più a lungo solo sull’asfalto del sentiero principale. Il cieco sentirebbe l’aria sulle guance e tra le dita, le piante ondeggiare, il fremito del mare. Nelle narici ancora lavanda, smorzata dagli odori umidi e serali dei fiori, dei tronchi spellati dal vento, delle cucine afose di ristoranti in riva al mare. E scendendo l’acida puzza dei molluschi alle prese con le mareggiate.

Certo il cieco farebbe fatica ad orientarsi, la sera. Una volta nella piccola piazza verrebbe distratto dalle pinete, dagli aghi accumulati in terra e dalle pigne che gli rotolerebbero via dai piedi un po’ imbranati. Si appoggerebbe stanco allora alla staccionata sistemata da Lucio, e forse gli arriverebbe lo starnazzare delle anatre.

Ma non starnazzano sempre. Di sera quasi mai.

Ci vorrebbe Anna dei down, di nuovo accanto a lui. Continua a leggere

Sbarco ad Ancona

 

città

nostro lunedì n.5 - città

Sandro Penna

Dalla nube di polvere di carbone
mi saluta un sorriso tutto bianco.
Ma l’angelo di legno della barca
guarda gli orinatoi tristi e odorosi
improvvisati agli angoli – rivali
o amici cari ai cocomeri rossi.
Amici miei gli orinatoi… Ma io
non tendo forse al monte dove trovo
– lontano il mare e l’odore perverso –
l’adolescente odoroso di fichi?

 

scarica il pdf del brano cliccando su questo link
Sbarco ad Ancona

Il Museo del Biroccio

Per questa settimana, a trattare la sezione Sabato al museo ci sarà Marzia Luchetti, una cara amica di Lirici Greci comunicazione.

Museo del Biroccio

Il Museo del Biroccio marchigiano, costituito nel 1967 da Glauco Luchetti Gentiloni al piano terreno dello storico Palazzo Beltrami-Luchetti a Filottrano (Ancona), è sorto con il preciso scopo di raccogliere un numero di esemplari sufficienti a poter evidenziare le caratteristiche del carro agricolo marchigiano e le differenze strutturali e pittoriche che esistono da zona a zona.

Per ogni area, identificabile approssimativamente con le attuali provincie, è presentato un esemplare di carro con allegata una descrizione che permette di individuare le differenti soluzioni tecniche adottate e numerose tavole, dal 1951 al 1988, smontate e disposte sulle pareti.

Fotografie, disegni, oggetti d’arredamento e attrezzi vari completano questo quadro della cultura marchigiana che, pur non essendo molto conosciuto, rivela interessanti aspetti di abilità artigianale ed arte popolare.

Un ringraziamento particolare alla responsabile del Museo del Biroccio, Marzia Luchetti.

 

Museo del Biroccio
Via Beltrami, 2  Filottrano (AN)

Si effettuano visite didattiche rivolte sia ad adulti che alle scuole, differenziandole in base alle diverse fasce d’età.

Su prenotazione: 071-2072828 // 348-5226262


La febbre e il chiaro giorno

Tutto il tempo del tempo non è niente,
età che si dissolvono, declini,
luci che vanno dov’è sempre sera,
anime abbandonate dalle cose,
sedili da levante, tende, vele,
libri tradotti in polvere, missive
e tu che non ritorni e non dai avvisi,
non replichi quel verso, non consigli,
non agiti nell’aria il fiore rosso,
non scendi più dai treni, non concili
la febbre e il chiaro giorno,
il destino di un piatto che s’infrange
e il piccolo deserto di una sedia.

Francesco Scarabicchi,
da
Il cancello, peQuod, 2001

Primo appuntamento con Paolo Marasca

 

Aspettando l’uscita del suo secondo romanzo, ambientato ai piedi e nello stomaco del monte Conero, abbiamo deciso di dedicare alcune puntate del nostro appuntamento del martedì Volti e luoghi a Paolo Marasca, scrittore anconetano.

Di seguito pubblichiamo un brano tratto proprio dal suo secondo romanzo:

– La natura ti ringrazia, – ripeteva Fausto all’alba – tu raccogli la merda che la gente sparge in giro e lei ringrazia.

Sarà, dicevo io, ma non riuscivo a immaginare come la natura potesse sentirci, da sotto tutta quella merda. Era come massaggiare qualcuno mentre indossa un piumino.

A quell’ora facevamo il giro della spiaggia: tra i sassi lisci e tondi raccoglievamo cicche, lattine di birra e tovaglioli, costumi lisi e bottiglie di aranciata. Pezzi di pizza mangiucchiata. Occhiali. Dalla parte del mare, invece, alghe umide e bambole sventrate, tronchi da spezzettare e corde enormi provenienti da chissà che porto dei Balcani. Meduse. Attrezzi arrugginiti. Prima di portare il nostro raccolto di resti alla cava sedevamo sulla battigia uno accanto all’altro, togliendoci le scarpe antinfortunio che Enrico ci obbligava ad indossare. Fausto rollava una canna ed io chiudevo gli occhi, pensando che forse da ciechi si sarebbe sentito meglio il ringraziamento della natura. Sempre che ci fosse.

– Che fai preghi? – mi sfotteva. Continua a leggere

Carcere demolito

Scataglini

nostro lunedì n.4 - Scataglini


1
Come colpi d’aceta
sprofóndane tre mure
framezo ortighe scure
de sopra la breceta;

‘na fascia de cemento
d’indove el filspinato
se driza intorcinato
ie fa da sbaramento

e ‘n cancelo de legno
con lucheto e catena
(el verdeto e la pena
che se delma a congegno).

Co’ la demolizió
esta chioga quadrata
sortì come schiodata
da ‘na maledizió

de sbare e schiavardà,
d’aria fissa e de ronde,
de ore fate imonde
da la catività.

O raza de Caì,
adigatora al chiuso,
vedevi alzando el muso
le sòle ai secondì.

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Il Polo Museale di San Francesco


Polo Museale di San Francesco - Plastico della Valle dell'Aso

Nel piccolo paese di Monterubbiano, al termine della val d’Aso si può godere di un’esperienza museale davvero unica.

Il convento francescano del XII secolo, fondato dai Beati Lucido e Matteo ritornati a Monterubbiano dopo la morte di San Francesco, è divenuto infatti una struttura polivalente che comprende un Auditorium, un Museo Storico-Archeologico, una biblioteca, una sala espositiva, un centro di educazione ambientale ed un orto botanico.

E’ un museo in cui si viene coinvolti totalmente, sia gli adulti che i bambini o i ragazzi: le soluzioni adottate nella progettazione espositiva catturano l’attenzione di tutte le tipologie di visitatori. Si possono aprire cassetti per scoprire i manufatti archeologici, toccare delle perfette riproduzioni di antichi vasi, giocare a scoprire l’oggetto misterioso che si può esplorare solo con le mani senza vederlo, oppure seguire le impronte disegnate sul pavimento e le vetrofanie sulle finestre, che indicano il punto esatto dove poter guardare il paesaggio vedendo (con gli occhi dell’immaginazione) gli antichi villaggi piceni o gli insediamenti romani.

Un gioco da bambini? Secondo noi si divertono di più gli adulti, che finalmente fanno al museo ciò che non hanno mai fatto! Continua a leggere