
La sposa
La limonata offerta dalla vergara era fresca e ben zuccherata. Diverse donne la attorniavano, tutte interessate a conoscerla, ad osservare il suo vestito, i suoi gesti. Nel grande camino ardeva il fuoco sotto un tegame su cui stava cuocendo la cena. Dei bambini che a malapena camminavano, giocavano in un angolo con un cane. L’animale sopportava le innocenti molestie. Poco distante una vecchia cardava la lana senza degnare di uno sguardo la nuova arrivata. La lana ai suoi piedi era sparpagliata su dei teli. Le mani ossute dalle lunghe dita allargavano i bioccoli con sveltezza, districando e snodando fino a rendere morbido e leggero ciò che prima era ruvido e fitto. In abito nero, i cappelli raccolti in una crocchia argentea, il viso smunto, sedeva su una sedia impagliata poco distante dal camino e dai bambini.
La limonata fu servita su dei bicchieri rigati con un piccolo basamento in vetro colorato giallo oro. Erano leggeri. Agnese posò le sue labbra sul bordo sottile. Immaginava che quello fosse stato un dono di matrimonio ricevuto da una delle donne che la attorniavano. Le contadine, vestite con gli abiti della festa, ricoprirono la giovane donna di ogni attenzione, le loro chiacchiere inizialmente ossequienti e poi, via via, sempre più libere e scherzose raccontavano di un matrimonio che sarebbe stato celebrato subito dopo Pasqua, dell’eccitazione della sposa lì presente e del suo corredo, fatto tra l’altro di lenzuola, tovaglie, camicie da notte, materassi, cuscini, il canterano, lo specchio ed un paio d’abiti in cotone per le feste. Tutto il corredo sarebbe stato trasportato il giorno prima del matrimonio, secondo la tradizione, in corteo con grande fasto dalle sue amiche e compagne fino alla casa del futuro marito. Ognuna di quelle giovani donne avrebbe portato sulla testa, in una specie di processione, una parte dei beni della sposa, i cassetti del canterano sarebbero stati trasportati uno alla volta, per far bella mostra di sé. Quel corredo, accuratamente sistemato, sarebbe stato esaminato ed invidiato dalle contadine più anziane. La futura sposa, tra risate timide, mostrò ad Agnese il lenzuolo che avrebbe utilizzato la prima notte di nozze: in fine cotone con ricami ad intaglio ed a punto pieno e scritto, piccole margherite bianche ondeggiavano tra foglie e vuoti incorniciati da sottili cordoncini. La giovane ostentò gli orecchini e la collana di perle, piccole ed irregolari, ma vere, regalatele dal fidanzato come d’usanza.
Dopo tanta festa un lieve imbarazzo scese nella stanza, poi fra sorrisi mal celati, la vergara portò una grande scatola bianca che Agnese aveva visto scaricare dalla carrozza. Era il dono per le nozze del padrone, il conte Edoardo Altieri: un abito da sposa in seta lilla. Agnese si domandò quando e chi avesse comprato quell’abito. Era evidente la gioia della futura sposa che appoggiava davanti al busto l’abito e con esso si girava attorno, felice facendo sollevare la gonna. Un abito di seta non lo aveva mai indossato. Il giorno delle nozze avrebbe, con disagio, anche infilato scarpe, calze e guanti bianchi. Agnese, davanti a tanta felicità, ricordava il timore e la tristezza dei giorni precedenti il suo matrimonio con uno sconosciuto. Un sorriso malinconico si dipinse sul bel volto.

Graziella Magrini, laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Macerata, scrittrice, poetessa, studiosa di storia contemporanea, segue con grande interesse la crescita del mondo femminile approfondendo tradizioni locali coniugate con le evoluzioni normative.
Nel 2005 è stata tra le vincitrici di un concorso letterario indetto dalla Provincia di Ancona e ha avuto come riconoscimento la pubblicazione della sua opera in un’antologia di poetesse dal titolo Versi di luna (casa editrice Il lavoro Editoriale).
‘Le rondini volano alte nel cielo libere’ pubblicato dalla casa editrice Italic – Pequod di Ancona, – novemnre 2011 – è il suo primo romanzo.
Il 4 maggio 2012 è stata premiata con la benemerenza civica del Comune di Ancona per aver portato con il suo libro lustro e notorietà alla città dorica.
Dal 2012 insieme con altre due scrittrici, Laura Moll e Nadia Diotallevi, ha fondato il gruppo denominato ‘Quello che donne non dicono’ che si prefigge di sensibilizzare le donne sulle problematiche femminili nella società odierna retaggio culturale del passato. A tale scopo la scrittrice, in conferenze solitamente organizzate da associazioni o enti pubblici, propone una panoramica sulle condizioni di vita delle donne, sia nobili che contadine, nelle Marche di inizio ‘800, paragonando il passato con il presente.
Le rondini volano alte nel cielo libere, Italic Pequod
E’ l’alba del 23 febbraio 1832, quando il conte Edoardo Altieri ascolta incredulo sua moglie Agnese Brigante Colonna predire con esattezza l’imminente sbarco francese nella città di Ancona, un’azione decisa da complicati giochi di potere e perciò impossibile da prevedere. Una breve occupazione militare che basta a innescare la spirale della violenza fra i membri della Giovane Italia e i Sanfedisti, fedelissimi del Papa. Da questo momento, i disordini e i fatti di sangue si susseguono di pari passo con la proliferazione delle idee giacobine, che culmina con l’uccisione di un aristocratico reazionario e con la finale caccia all’uomo per l’identificazione dei colpevoli. Sullo sfondo dell’Italia sconvolta dai moti risorgimentali si svolge l’intrigante vicenda di Edoardo Altieri, esponente di spicco del partito papalino e di sua moglie, la bellissima e misteriosa contessa Agnese. L’irresistibile magnetismo della donna non è privo di accenti mistici e si fa allegoria dell’eterno ritorno della Storia nella figura di Agnese, lettrice curiosa ed attenta che ricompone, ai nostri giorni, i tasselli della vicenda passata.
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